martedì 28 dicembre 2010

Spenti i riflettori sulla protesta studentesca ... siamo piombati indietro di oltre mezzo secolo

Il 2010 si sta concludendo amaramente dopo le speranze che si erano riposte nelle manifestazioni studentesche. Il governo Berlusconi si è salvato dalla sfiducia grazie ad un manipolo di parlamentari che tradendo il mandato elettorale sono passati da una parte all'altra (e qui comprendo anche quelli che hanno migrato da destra a sinistra), la riforma capestro dell'università è passata chiudendo le porte del futuro ai giovani ai quali già rimaneva un semplice spiraglio, dal mondo del lavoro arriva l'attacco senza precedenti ai diritti dei lavoratori portato a conclusione dalla Fiat con la complicità dei sindacati ad esclusione della CGIL, in ultimo la notizia di oggi che per mascherare la crisi economica che attanaglia il paese si modificheranno alcuni indicatori come per esempio il PIL in modo da dare una visione meno drammatica della crisi e possibilmente diversa dalla realtà. La rivolta degli studenti sembrava aprire una nuova stagione nella quale finalmente i cittadini ed i lavoratori iniziavano ad alzare la testa per mostrare il loro dissenso non solo al governo ed alla maggioranza di centro destra, ma a tutta la politica italiana che mai come in questi ultimi mesi è stata così lontana dal paese reale. Ma gli studenti per dare incisività alla loro azione avrebbero avuto bisogno di un sostegno vigoroso dal mondo del lavoro che a sua volta avrebbe trovato negli studenti stessi un forte alleato per dare maggior peso alla protesta. Gli studenti lo hanno capito, i lavoratori no o meglio i sindacati no. Gli studenti infatti forti delle loro manifestazioni di piazza hanno chiesto a gran voce uno sciopero generale al mondo del lavoro, i sindacati per voce della Camusso (quante speranze al momento del suo insediamento ... speranze bruciate nel giro di pochi giorni) hanno spento sul nascere l'entusiasmo degli studenti negado lo sciopero generale in quanto, per bocca della Camusso stessa, non ci sarebbero le condizioni. La risposta del capitalismo è stata immediata cogliendo questo momento di debolezza dei lavoratori ed è arrivato puntuale come un orologio il contrattacco ed il ricatto di Marchionni con l'accordo al di fuori dei contratti nazionali per la Fiat di Mirafiori. Un accordo che cancella i più elementari diritti dei lavoratori sotto il ricatto della chiusura di Mirafiori, una trappola mortale nella quale sono caduti Cisl e Uil e dalla quale per il momento è rimasta fuori solo la CGIL. Ma se non ci sono ora le condizioni per uno sciopero generale, quando mai ci saranno ? Con l'uscita della Fiat da confindustria, la Fiat non sarà più obbligata a riconoscere il contratto nazionale di Federmeccanica e quindi potrà anche abolire le relazioni sindacali che prevedono per esempio il diritto dei lavoratori di eleggere i propri rappresentanti. Insomma un bel balzo indietro di oltre 50 anni, ma no le condizioni per uno sciopero generale non ci sono. Il governo cavalca subito questo accordo capestro prima appoggiandolo incondizionatamente per bocca del presidente del consiglio, poi dando vita ad un'operazione di lavaggio del cervello dei cittadini con il messaggio del ministro Sacconi che accolla sui genitori le responsabilità della disoccupazione giovanile. Insomma un'atmosfera molto simile a quella dell'ottobre del 1925 quando il fascismo sancì un accordo con Confindustria che aboliva le commissioni interne. Una similitudine avvalorata dalla tiepida risposta del Partito Democratico che auspica un dibattitto in parlamento .... una specie di suicidio politico considerato che il parlamento è in mano ai nuovi fascisti che si sono raccolti all'ombra di Berlusconi. La risposta a questo attacco autoritario può venire solo dalla piazza e questo sarebbe il momento più adatto considerato il disagio e la protesta del mondo studentesco, se si lascia cadere questa opportunità non ce ne saranno altre.

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