lunedì 14 settembre 2020

Prosegue l'attuazione del piano di Licio Gelli

 


Che ci piaccia o meno il piano della P2 di Licio Gelli con la riduzione del numero dei parlamentari continuerà ad essere attuato dalle forze politiche della repubblica italiana. Sono molti i punti già attuati in maniera trasversale vari governi che si sono succeduti dalla caduta della prima repubblica (ammesso che il passaggio dalla prima alla seconda repubblica sia mai avvenuto).

Abolizione articolo 18: Fatto dal Pd di Renzi

Limitazione del peso dei sindacati: fatto da tutti i governi del centro destra e centro sinistra indistintamente

Riduzione dei Partiti di massa a reti di club: oggi questa trasformazione, iniziata con Forza Italia di Berlusconi, ha coinvolto tutti i partiti che ormai ruotano intorno ad un leader carismatico

Controllo politico della televisione: fatto con la Rai spartita, Mediaset controllata da Berlusconi, la7 ondivaga ma con le ultime uscite di Mentana non più obiettiva

Sopressione delle Province: fatta a metà ma forse ancora in maniera peggiore della reale soppressione in quanto continuano ad esistere ma i suoi organi non sono più eletti dai cittadini.

Mancano ancora pochi punti e con il referendum del 20-21 si tenta di portare a compimento quello della riduzione dei parlamentari e quindi di un'ulteriore contrazione della democrazia e del potere del parlamento. Che si vada in questo senso, nonostante le "rassicurazioni" di tutti i partiti per la prima volta uniti sotto l'unica bandiera di questa riforma, lo dimostra anche la bozza di legge elettorale approvata in Commissione che arriverà in aula dopo il referendum. Abolizione delle preferenze, liste bloccate, sbarramento al 5% e diritto di tribuna (altro meccanismo che consente ai partiti che non superano lo sbarramento ma che raggiungono certi limiti di mandare in parlamento qualcuno a loro piacimento). In sostanza quella legge elettorale "promessa" che dovrebbe in qualche modo controbilanciare la riduzione del numero dei parlamentari (anche se i veri contrappesi di questa ennesima scellerata riforma sono ben altri) tradisce già icn partenza le promesse verbali soprattutto del Movimento 5 Stelle. Si diminuisce la rappresentanza dei cittadini e si continua a togliere loro il sacrosanto diritto di scegliere i propri rappresentanti. Il tutto in nome di un risparmio sui costi della politica, come se la democrazia si misurasse in termini di costi. Le incongruenze comunque rimangono anche se ci si limita a parlare di costi. Coloro che sbandierano il vessillo del risparmio, principalmente il M5S, hanno poi un ministro, Di Maio, che sta spendendo più di ogni suo altro precedessore alla Farnesina per uno staff che prevede anche un fotografo personale. arsi e prendere doni (quelli che sono). Mi sono rasserenato e ho capito che la strada intrapresa è un pò diversa ma guidata da amicizia, affetto, confidenze, sentimento e attrazione  o poi troverà ancora sfogo. Sempre il M5S ha costretto il Presidente del Consiglio a "mantenere" alla comunicazione un personaggio come Casalino che guadagna più dello stesso Giuseppe Conte. Sempre Di Maio, preoccupato per il crescente consenso del NO, sta in questi ultimi giorni sforzandosi di lanciare il messaggio sul taglio degli stipendi che sarà proposto dopo il referendum stesso. Insomma i dubbi su questa riforma e sulla sua utilità sono molti e non bastano le uniche  motivazioni legate alla minore spesa soprattutto poi se addotte da chi non si pone limiti a spendere in altri ambiti sempre della stessa spesa pubblica. 


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