mercoledì 18 dicembre 2019

Toccherà ancora ai cittadini salvare la democrazia


L'ennesimo tentativo di modificare la Costituzione in versione antidemocratica dovrà anche questa volta passare attraverso il referendum costituzionale. Dopo i tentativi di Berlusconi prima e di Renzi poi di tagliare la democrazia, è arrivato il Movimento 5 Stelle che in nome del solito populismo in versione risparmio di spesa, ha varato, con la complicità di tutto il parlamento, il taglio del numero dei parlamentari sia in Senato che alla Camera. Di Maio e soci però, anche in questa occasione, hanno festeggiato prima del tempo. Dopo la sceneggiata dell'ottobre scorso nel giorno dell'approvazione definitiva della riforma messa in atto davanti a Montecitorio, ecco che oggi arriva la notizia che la riforma dovrà passare al vaglio del referendum popolare. Insomma dopo l'abolizione della povertà, la risoluzione della questione dell'Ilva, il buon Di Maio per ora mette a segno un altro flop. La tanto decantata riduzione dei parlamentari in realtà è una mera operazione di drastica rappresentanza democratica del parlamento in quanto si tratta di una riforma che riduce esclusivamente il numero di senatori e deputati senza essere accompagnata da una rivisitazione delle funzioni del parlamento. Anzi proprio questa rivisitazione avrebbe dovuto guidare la eventuale riduzione dei rappresentanti dei cittadini. Fatta in questo modo invece il tutto si riduce ad un dimezzamento di parlamentari che si tramuta in una drastica diminuzione di rappresentanza con una significativa percentuale di cittadini che non avranno rappresentanti nelle istituzioni. Per esempio si potevano portare le autonomie territoriali nel cuore del sistema di governo, rivedendo la struttura del Parlamento e adeguandone la composizione. Avere quindi per esempio una camera della autonomie a composizione ridotta ed una Camera dei deputati inalterata come rappresentanza del corpo elettorale. Per la questione del risparmio sarebbe stato sufficiente semplicemente ridurre lo stipendio del parlamentare senza nemmeno toccare la Costituzione. Si è scelta invece la strada di ridurre il numero dei rappresentanti dei cittadini in parlamento per occuparsi successivamente di legge elettorale ed eventuale correttivi per mitigare gli scompensi nel sistema parlamentare italiano conseguenti a questa riduzione. Ma in Italia sappiamo benissimo come vanno a finire questi impegni presi a posteriori. Insomma si tratta dell'ennesimo tentativo di riformare una Costituzione che in realtà andrebbe benissimo così come è ed il problema caso mai sarebbe piuttosto la sua completa attuazione piuttosto che la sua riforma in uno o più punti. Ma la classe politica di questa stagione politica, che prosegue da oltre 25 anni, si mostra ad ogni occasione inadeguata a qualsiasi riforma tesa a rendere più moderno ed efficiente un paese che ormai si distanzia sempre più dalle democrazie più evolute e moderne. Il rischio è che questa volta, sotto la spinta populista, la riforma possa superare il referendum in quanto quasi tutte le forze politiche sono favorevoli. Ed allora sarà davvero un primo passo pericoloso all'abbattimento della democrazia parlamentare che tanto sta sullo stomaco ai 5 stelle ed al suo fondatore.

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