domenica 24 settembre 2017

Il paese delle ... buffonarie


Era il 14 ottobre del 2007 ed il neo nato Partito Democratico si inventò, brutta copia mutuata dagli Stati Uniti, le primarie per individuare il segretario del partito che sarebbe poi stato anche il "presunto" candidato alla presidenza del consiglio o candidato premier come venne inopportunamente chiamato da quel momento in poi. Naturalmente niente a che vedere con quello che accadeva e accade negli Stati Uniti dove le primarie sono utilizzate dal Partito Repubblicano e dal Partito Democratico per individuare i rispettivi candidati alla presidenza che parteciperanno poi alla competizione per l'elezione diretta del Presidente degli Stati Uniti. Il Pd presentò quell'evento come un eccezionale momento di democrazia come se in precedenza il segretario del partito (prima PCI poi DS) fosse individuato con metodi antidemocratici. Anzi quasi sicuramente c'era pèiù democrazia e certamente più confronto e dibattito prima di quel fatidico 14 ottobre 2007 quando il segretario veniva scelto dal consgresso nazionale dopo i congressi provinciali e regionali che si svolgevano in tutta Italia. Con le primarie invece si va si a un voto ma senza un confronto vero e proprio far i militanti e i candidati. Che dire poi della scelta del candidato presidente del consiglio quando nel nostro paese non esiste l'elezione diretta di quella carica istituzionale ? E infatti Veltroni non arrivò mai alla presidenza in quanto sconfitto alle elezioni, ma nemmeno Bersani nel 2013 dopo essere diventato segretario del partito e quindi candidato "premier" arrivò mai alla presidenza del consiglio nonostante la vittoria alle eleizoni politiche. Poi arrivò Renzi e le primarie si trasformarono inequivocabilmente in una farsa in quanto il Matteo di Firenze, per assicurarsi la vittoria, fece cambiare le regole e da quel momento alle primarie del Pd può andare a votare chiunque sia disposto a versare 2 euro. Una democrazia a pagamento dove il segretario di una formazione politica non viene scelto fra gli attivisti del partito, come sarebbe giusto, ma da chiunque indipindentemente da razza, religione e soprattutto fede politica. Io fossi stato un iscritto al Pd mi sarei incavolato a bestia. E infatti anche l'affezione degli italiani a questo strumento pseudodemocratico è andata via via scemando, passando dai 3.554.169 votanti del 2007 ai 1.838.938 del 2017, un calo di quasi il 50% in soli 10 anni.
Poi sono arrivati quelli del Movimento 5 Stelle, quella dell'uno vale uno, della democrazia diretta, del "conta il programma e non le persone", quelli che nonostante tutti i loro buoni propositi sono caduti anche loro nella farsa delle primarie. Quelli che, utilizzando questo metodo, portano in parlamento persone che hanno ottenuto 10 click o giù di lì. Loro però fanno, giustamente, votare solo gli iscritti e quindi, essendo qualche migliaio, i voti sono quelli che sono. Il problema sta nel fatto che in questo modo hanno mandato al Senato ed alla Camera di tutto di più: credenti delle scie chimiche, dell'esistenza delle sirene, fruttariani, e chi più ne ha più ne metta. Fino alla scorsa settimana dove la farsa è andata in scena per la nomina del famigerato "candidato premier". Un votazione inutile in quanto il candidato era praticmente unico: Luigi Di Maio. Per fare avere una parvenza di "democraticità" Grillo e Casaleggio hanno precettato altri 7 candidati prefettamente sconosciuti e probabilmente ignari del tutto della competizione. Risultato: Di Maio vince con oltre l'80% dei voti, ma la buffonata sta, oltre che nella candidature, nella partecipazione. Dei 140.000 aventi diritto al voto, i votanti sono stati 37.442, quindi nemmeno il 27% con oltre il 73% di astensione. Praticamente Luigi Di Maio non rappresenta nemmeno il Movimento 5 Stelle
Di fronte a queste dimostrazioni di "alta democrazia" viene voglia di dire ... aridateci i vecchi partiti.

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