mercoledì 11 novembre 2015

La democrazia malata dell'Italia

Uno degli aspetti che in questi ultimi anni mina continuamente la democrazia del nostro paese è il cambiamento di ruolo dei vari partiti che agiscono nella panorama politico italiano. La vera e necessaria riforma costituzionale che servirebbe in questo periodo storico per salvare la democrazia sarebbe quella che impedisce ad un parlamentare di passare, in corso di legislatura, da una formazione politica ad un'altra senza colpo ferire fino ad arrivare a dare vita a partiti all'interno del parlamento senza essere passati dalle elezioni. Questo comportamento è anche frutto della legge elettorale che nelle ultime legislatura ha abolito le preferenze dando vita ad un parlamento di nominato, una stortura democratica che la nuova elettorale non cancellerà ma piuttosto amplificherà. In una democrazia sana un partito politico, che fa parte delle fondamenta della democrazia stessa, dovrebbe nascere dal popolo, dai cittadini e non certo all'interno del parlamento o per volontà di uno o più singoli, ma soprattutto dovrebbe siedere in parlamento in virtù di un voto ottenuto nel momento più alto della democrazia, costituito appunto dalle elezioni. Oggi gli unici partiti presenti in parlamento nati secondo questo semplice ma essenziale percorso sono due: la Lega e il M5S. Tutti gli altri sono frutto non di una volontà popolare quanto piuttosto o di una scelta imposta da un singolo o al più di poche persone oppure, peggio ancora, di una scissione avvenuta all'interno di una formazione politica. Quest'ultima soluzione è poi la più deleteria in quanto si consente a politici eletti in quanto presenti nella lista di un partito, cambiare bandiera o per posizionarsi sotto un'altra bandiera oppure dare vita ad una nuova bandiera e quindi posizionandosi sotto programmi diversi da quelli per i quali sono stati eletti. Questa ultima legislatura rappresenta la fiera di questo malcostume politico e si va da un governo per il quale nessuno nel paese ha dato il proprio voto (sia il Pd che il Pdl nella campagna elettorale del 2013 dichiaravano mai con il proprio avversario), alla nascita di formazioni come NCD o a gruppi misti con dentro di tutto di più, a cambi di maglia clamorosi, fino alla nascita della Cosa "presunta" rossa di questi giorni. Il tutto in barba agli elettori con un parlamento che approva leggi e provvedimenti che non stavano in nessun programma elettorale. La nostra Costituzione prevede che il parlamentare abbia la libertà di voto e non debba che rispondere al proprio elettorale liberandolo dalla disciplina di partito e cosentendo i cambi di casacca. Ma questa norma ha senso se il parlamentare stesso è eletto dal cittadino e non nominato dai segretari di partito, nel momento in cui il parlamentare rispond direttamente al partito che lo ha inserito nelle proprie liste elettorali, non ha più senso consentire questa "libertà" di azione e nel momento in cui decide di uscire da quel partito dovrebbe allo stesso tempo dimettersi dal parlamento stesso. Ecco questa sarebbe la vera ed unica riforma che consentirebbe di riportare il paese ad un livello accettabile di democrazia e di ridare al popolo quel potere che lentamente ed inesorabilmente gli è stato progressivamente tolto.

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