sabato 2 dicembre 2023

La nuova marcia su Roma: attacco alla magistratura, autonomia differenziata, riforma costituzionale

 


Quando ad Ottobre del 2022 si insediò il governo Meloni, qualcuno avanzò la preoccupazione di un ritorno al fascismo mentre altri "benpensanti" si dissociarono da queste voci sottolineando che i tempi era diversi e che il sistema democratico italiano sarebbe stato in grado di affrontare questi rischi. Oggi ad oltre un anno dell'insediamento del governo di destra di Meloni e company si può senz'altro affermare che quel rischio si sta rilevando concreto e preoccupante. Certo non si vedranno di nuovo marciare le camice nere per le strade della capitale, ma le riforme che il governo si sta apprestando a portare in Parlamento costituiscono un attacco concreto alla democrazia e all'assetto della nostra Repubblica parlamentare. 

Le due riforme che tenteranno di scardinare l'assetto della nostra Costituzione sono l'autonomia differenziata e il premierato. L'autonomia differenziata ha l'obiettivo di scardinare lo Stato Centrale delegando materie come l'istruzione, la sicurezza e i trasporti alle Regioni. Aggiungendo a queste materie la sanità già di competenza regionale con i disastri che si sono potuti toccare con mano nel periodo della pandemia, in pratica si smembrerà lo Stato affossando le regioni del Sud a favore di quelle del Nord. In pratica si porterà a termine il disegno leghista che, nel nome di un federalismo scellerato, di fatto smembrerà la Repubblica italiana in due o tre stati affossando definitivamente il paese. La riforma costituzionale che prevede l'elezione diretta del Presidente della Repubblica ha invece l'obiettivo di cancellare il Parlamento da una parte ed l'unica istituzione che ha funzionato in questi anni travagliati, il Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato sarà relegato ad un semplice passa carte non avendo più due poteri fondamentali assegnati dalla Costituzione attuale: la nomina del presidente del consiglio e la facoltà di sciogliere le camere. Il Parlamento diventerà più di quanto non lo sia già, un consesso condotto esclusivamente da chi avrà vinto le elezioni in virtù del premio di maggioranza abnorme previsto dalla riforma: il partito o la coalizione che avrà vinto le elezioni riceverà un premio di maggioranza per arrivare al 55% dei seggi in parlamento.

Queste due riforme che cancelleranno l'assetto democratico attuale saranno completate dalla riforma della giustizia per la quale il governo attuale sta preparando il terreno. Le dichiarazioni di questi giorni del ministro Crosetto vanno in quel senso. Il ministro, senza fare nomi e cognomi, accusa una parte della magistratura di agire per abbattere questo governo: si tratta di una salto di qualità rispetto alle polemiche di berlusconiana memoria. L'intento è quello di sollevare un problema inesistente, di creare le condizioni per giustificare una riforma della magistratura (per altro già in atto con i provvedimenti della Cartabia), ed infine per emanare delle norme che in qualche modo possano riformare la magistratura mettendola in subordine alla politica. 

Con queste tre mosse si darà vita ad un sistema politico dove un uomo solo al comando, il Presidente del Consiglio per altro eletto direttamente dal popolo, avrà il controllo totale del Parlamento, dove la maggioranza avrà il 55% dei seggi, senza nessun altro tipo di controllo da altre istituzioni come quella del Presidente della Repubblica. La magistratura non sarò più un potere indipendente e quindi di fatto avremo una "dittatura" democratica senza alcun contrappeso. 

Se questo disegno sarà portato a termine .... l'Italia vivrà forse un altro ventennio peggiore di quello vissuto nel 900.

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