martedì 13 ottobre 2020

Gestione epidemia: solito scontro stato-regioni

 


Che la scuola fosse un banco di prova cruciale per la gestione dell'epidemia Covid_19 era noto, che diventasse l'ennesimo tema di scontro fra Regioni e Stato magari si poteva non ipotizzare considerato il momento critico che stiamo vivendo. Purtroppo non è così. Dopo l'inizio della scuola a pieno regime, dal 21-22 settembre, si è verificata l'impennata dei contagi e della diffusione del virus. Per quanto riguarda l'incremento dei positivi siamo ad un passo dai numeri di marzo aprile e lentamente ci stiamo arrivando anche con i ricoveri ed i decessi. Nei mesi precedenti il 20 settembre si è pensato soprattutto ad adottare misura per contenere il contagio all'interno della scuola senza preoccuparsi di quello che sarebbe avvenuto al di fuori della scuola stessa. Chi si reca al lavoro utilizzando i mezzi pubblici conosce benissimo la differenza fra l'affollamento degli stessi nei giorni con le scuole chiuse rispetto alle giornate nelle quali le scuole sono aperte. In questo ambito non si è fatto assolutamente niente né da parte dello Stato, né tanto meno da parte delle regioni che sono in fin dei conti gestiscono i trasporti locali. Addirittura alcune regioni capeggiate da Bonaccini ha chiesto di ripristinare ove possibile le lezioni a distanza proprio per non sovraffollare i mezzi di trasporto pubblici, proprio Bonaccini che qualche mese fa chiedeva di abolire il limite al numero di passeggeri sugli stessi mezzi. Insomma si naviga a vista cambiando parere a seconda del momento a dimostrazione della mancanza totale di un vero progetto per contrastare l'epidemia. Naturalmente la ministra Azzolina ha risposto picche alla richiesta di Bonaccini senza per altro né constatare che l'apertura della scuola ha fatto impennare il numero di contagi né fornire spiegazioni esaurienti al proprio dissenso su questa misura. Unico motivo reale sarebbe quello del fallimento dell'azione della ministra Azzolina qualora si tornasse alla didattica a distanza. E così possiamo chiudere i bar alle 21 (che poi non sarà così), possiamo proibire giustamente gli sport di contatto a livello amatoriale, ma se non si interviene in uno dei settori strategici per il contatto fra le persone, il trasporto pubblico appunto, tutti gli altro interventi rimangono dei palliativi rispetto al problema centrale. D'altra parte che il nostro paese soffra di carenze decennali nella scuola è risaputo e pensare che queste carenze fossero superabili in 5 mesi sarebbe stata pura utopia chiunque si fosse trovato al governo. Carenza di locali, carenza di insegnanti, carenza di trasporti tutti fattori sui quali però non si è intervenuto in alcun modo e quindi oggi ci ritroviamo a combattere il virus marginalmente. I primi due mesi, marzo ed aprile, è stato relativamente semplice contrastare l'epidemia: tutto chiuso e tutti in casa. Ma quella esperienza non può essere ripetuta causa il tracollo economico del paese ed allora, di fronte a interventi non strutturali, aspettiamoci di raggiungere i record negativi degli altri paesi europei.

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