sabato 27 giugno 2015

Volenti o nolenti siamo in guerra


Tutte le belle (o brutte dipende dai punti di vista) parole che sono spese dai politici dopo un qualsiasi attentato si disperdono al vento e nessuno ha in mente un reale progetto per sconfiggere il terrorrismo islamico che vada oltre la chiusura delle frontiere o il rafforzamento dei controlli interni. La realtà è che il terrorismo attuale è cambiato rispetto a quello dell'attentato alle torri gemelle: nel 2001 il terrorismo non aveva uno stato, oggi i terroristi dell'Isis hanno messo in piedi il califfato il quale, sebbene con confini non ancora ben delimitati, rappresenta bene o male uno stato a tutti gli effetti. Nel 2001 si pensò di combattere il terrorismo portando la guerra in Afghanista ed Iraq, un errore come dimostrano i fatti tragici di questi mesi, oggi si ha paura a scatenare una nuova guerra e si subisce quasi inermi le offensive dell'Isis sia nei territori siriani ed iracheni, sia in europa e ovunque i terroristi intendano portare morte e distruzione. Intendiamoci la guerra non è la soluzione definitiva, ma è solo una terapia d'urgenza, se poi non si fa seguire una adeguata terapia di mantenimento la patologia, il terrorismo in questo caso, si ripresenta più forte di prima. Gli Stati Uniti, dopo le innumerevoli e giuste critiche per gli interventi in medio oriente, ora se ne stanno buoni e hanno lasciato il pallino in mano all'europa che ha mostrato in questo frangente tutta la sua fragilità e incosistenza politica, incapace di agire in maniera compatta e soprattutto efficiente. Durante le rivolte della primavera araba ha lasciato che Francia e Inghilterra, con l'appoggio dell'Italia, intervenissero in maniera maldestra in Libia senza avere un progetto chiaro e preciso di cosa fare dopo l'abbattimento di Gheddafi, con il risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti. Ora ci troviamo da una parte a dover affrontare il problema dell'immigrazione con migliaia di disperati che fuggono dai territori in mano a bande di terroristi, dall'altra a convivere con la paura dei terroristi che come si è visto possono arrivare ovunque in maniera quasi indisturbata. Per contrastare l'immigrazione di fatto non esiste una strategia europea se non quella di lasciare l'Italia ad affrontare il problema salvo qualche bel discorso di facciata (40 mila immigrati saranno distribuiti fra gli stati europei in due anni senza però obbligare nessuno a riceverli quindi dopo i pronunciamenti di Francia, Inghilterra, Ungheria ed altri paesi dell'est rimarranno in Italia) o qualche pericolosa iniziativa che prevede l'intervento armato contro i barconi e cioè l'ultima ruota del carro dell'affare immigrazione clandestina. Per contrastare il terrirismo invece niente di niente anche se in questo caso si saprebbe esattamente dove colpire. Certo la guerra non può essere portata dall'europa da sola ma sarebbe indispensabile il coinvolgimento degli stessi paesi islamici oggetto a loro volta di attentati terroristici e per mettere in atto questo coinvolgimento sarebbe indispensabile un'azione politica efficace. E si ritorna a bomba: l'incosistenza e l'insistenza dell'europa in quanto tale.

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