domenica 4 dicembre 2022

Prime grane per la manovra "sociale" del governo Meloni

 


Sono tante le incongruenze e i punti deboli della prima manovra del primo governo guidato da UNA presidente del consiglio. Il primo stop arriva addirittura dalla Corte dei Conti che mette un alt alla questione contanti e Pos. L'innalzamento del tetto a 5000mila euro per l'uso del contante ed a 60euro per l'obbligo di accettare pagamenti per i commercianti sono in pieno contrasto con uno degli obiettivi strategici del PNRR: la lotta all'evasione. In realtà non è che ci volesse uno scienziato per capire che quei due provvedimento fossero un regalo ad evasori, mafiosi e camorristi ed anche le giustificazioni portate a favore degli stessi provvedimenti sono talmente deboli che le capirebbe anche un ragazzino delle elementari. 

Chi va in giro con un rotolo da 5000euro per fare le sue spese ? Coloro che non sono in grado di avere un conto corrente dice il governo. Ma se anche per percepire il reddito di cittadinanza di circa 700 euro mensili è necessario avere un conto corrente si capisce che è una scusa che non regge. Gli unici che hanno una disponibilità così elevata di contante sono coloro che trafficano con denaro sporco non certo chi prende uno stipendio e nemmeno una pensione.

Sul Pos invece la giustificazione sarebbero i costi delle commissioni bancarie. Anche in questo caso però non si prendono in considerazione altri fattori come il dover a fine giornata procedere al versamento del contante ed alla relativa contabilità da tenere sempre a fine giornata. Naturalmente a meno che la gestione dell'attività non si allegra e rischiosa perché tenere molto contante in cassa sottopone l'esercizio ad un rischio molto elevato di furti. E poi considerato che Giorgia Meloni parla spesso di libertà perché non lasciare libero il cittadino di pagare come vuole in contanti o con il Pos invece di obbligarlo a pagare in contanti ? Ma sappiamo bene che per un governo di estrema destra il concetto di libertà è molto aleatorio e distante dal significato della parola stessa.

La manovra del governo Meloni viene indicata dalla presidente del consiglio come una manovra sociale, una manovra quindi che dovrebbe guardare con particolare attenzione alle classi più bisognose. Ma le parole come si dice le porta via il vento e poi ci sono i fatti che cozzano con la definizione di manovra sociale. Ed i fatti sono:

  • aumento dei carburanti grazie alla cancellazione dello sconto sulle accise proprio quelle accise che Salvini e Meloni avevano promesso di cancellare
  • cancellazione del reddito di cittadinanza per circa 740 milioni di euro 
  • taglio alla rivalutazione delle pensioni per circa 3.7 miliardi di euro
  • ritorno ai vaucher che hanno già dato dimostrazione di inefficienza e soprattutto di incremento del lavoro precario
  • taglio di 700 scuole pubbliche per favorire la scuola privata 
  • taglio dei fondi per il dissesto idrogeologico del 25% nel 2024 e del 45% nel 2025
  • infine la misure meno sociale di tutti e che provocherà ulteriori diseguaglianze sociali: la flat tax al 15% per partite iva con reddito fino a 85mila euro, quindi a parità di reddito un lavoratore dipendente pagherà circa 15-25mila euro di tasse in più di una partita iva
  • circa 2miliardi sul capitolo sanità che significa un taglio ai finanziamenti in quanto quei soldi serviranno appena a pagare le bollette.
Si dirà "ma il governo non fa altro che mettere in pratica il programma per il quale ha ricevuto i voti". Certo a parte le accise aumentate, le scuole pubbliche tagliate, la sanità tagliata, i vaucher e la questione del Pos e contante, tutti provvedimenti che non si trovano scritti da nessuna parte ma che sono serviti per finanziare le disuguaglianze sociali che questa manovra amplificherà.


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