martedì 26 ottobre 2021

L'informazione è più ad orologeria della giustizia


 

Spesso si sente parlare di "giustizia ad orologeria" quando una sentenza arriva nel momento meno opportuno, solitamente coincidente con un voto popolare, per il politico oggetto di turno della sentenza. Naturalmente sono fantasie dei giornalisti o dei politici coinvolti in quanto in Italia se si dovessero emettere sentenze in periodo non elettorali, la magistratura potrebbe starsene in ferie perenni. Dove invece sembra che questo atteggiamento scandito dal tempo degli eventi abbia un seguito è nel settore dell'informazione. Il risalto che si da ad una notizia spesso è "programmato" a seconda del personaggio coinvolto nella notizia stessa. Un esempio lo abbiamo proprio in questi giorni. Con sempre maggiore insistenza si sente parlare di Silvio Berlusconi come probabile candidato al Quirinale, una notizia che fa tremare i polsi a tutti i cittadini onesti che abbiano ancora un minimo di coscienza civica e che soprattutto conservino memoria di chi sia stato Silvio Berlusconi. In molti anche non appartenenti al centro destra si sono sperticati per tessere qualche lode al Berlusconi candidato Presidente della Repubblica, a partire da Prodi per passare da Letta e sembra anche qualcuno del M5S. A fronte di questi squallidi e oltraggiosi endorsement per l'ex cavaliere, due notizie che lo riguardano sono passate sotto silenzio sebbene provengano addirittura da due sentenze della Corte di Cassazione.

La prima sentenza asserisce che è corretto scrivere che "La Fininvest di Silvio Berlusconi ha finanziato la mafia".  Lo ha stabilito appunto la Corte di Cassazione dopo un processo durato ben 7 anni terminato con l'assoluzione del magistrato Luca Tescaroli, il giornalista Ferruccio Pinotti e la casa editrice Rcs Libri per la pubblicazione del libro "Colletti Sporchi". Il libro racconta appunto l'attività della Fininvest nel riciclaggio di denaro sporco proveniente da attività criminali della mafia. Quindi Berlusconi, oltre ad aver fondato Forza Italia con il suo amico Dell'Utri poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, oltre ad avere ad Arcore uno stalliere affiliato alla mafia, ha poi contribuito tramite la sua società a riciclare il denaro sporco della mafia. Candidarlo alla Presidenza della Repubblica sarebbe come far entrare la mafia al Quirinale.

La seconda sentenza, sempre della Cassazione, stabilisce, dopo ben 13 anni, che le cene eleganti organizzate da Berlusconi ad Arcore non erano tali, ma si trattava di cene con prostitute per ottenere favori monetari o carrieristici dall'ex cavaliere. Insomma la definizione di puttaniere che qualcuno ha appioppato a Silvio Berlusconi mai fu più appropriata. Portarlo al Quirinale sarebbe come trasformare la residenza della Presidenza della Repubblica in una nuova Arcore con tanto di bunga bunga alla presenza di uno stuolo di minorenni magari nipoti di qualche dittatore Africano.

Le due notizie avrebbero dovuto spegnere sul nascere le voci di candidatura alla presidenza della repubblica di un personaggio come minimo ambiguo come Silvio Berlusconi. Sarebbe il punto più basso che la nostra Repubblica potrebbe raggiungere anche solo pensarlo, figuriamoci se candidarlo veramente e alla fine eleggerlo.

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