sabato 28 ottobre 2023

Da "due popoli due stati" a "due terrorismi che si fronteggiano" con il bene placito di un terzo guidato dall'Italia


La situazione a Gaza è ormai fuori controllo, come era facilmente prevedibile, dopo 80 anni di guerre fra israeliani e palestinesi senza che il maggior responsabile di questo scempio, l'occidente, muovesse un dito per risolvere la questione. Qualsiasi commento e qualsiasi analisi sulla guerra attuale non può certo prescindere dall'analisi storica di quanto è accaduto a partire dal quel tragico 14 maggio 1948. E' una storia che si perde nella notte dei tempi ma che ha una svolta nel 1948 quando gli inglesi lasciano il territorio ed in maniera unilaterale si insedia lo stato di Israele Uno stato che progressivamente sottrae in maniera arbitraria territori ai palestinesi fino ad arrivare alla situazione attuale dove a Sud la striscia di Gaza, più piccola della Val d'Aosta, è tenuta sotto controllo dagli israeliani come se fosse un vero e proprio campo di concentramento, mentre a Nord i territori sono continuamente sottratti ai palestinesi per gli insediamenti dei coloni israeliani. Lo Stato di Israele ha da sempre disatteso le risoluzioni dell'Onu che lo invitavano a liberare i territori occupati, mentre i palestinesi, orfani di un qualsiasi Stato che si potesse definire tale, hanno trovato solo nelle azioni terroristiche il modo per non essere dimenticati a abbandonati.
Con l'insediamento del governo di destra con a capo Netanyahu la situazione si è progressivamente deteriorata fino ad arrivare all'attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas. Un'azione scellerata e disumana ma la risposta quale è stata ? Perché se Israele ha si il diritto di difendersi non dovrebbe avere il diritto di rispondere a sua volta con azioni di stampo terroristico condotte però con mezzi di distruzione notevolmente superiori a quelli di Hamas. Israele lancia missili, bombarda con attacchi aerei, attacca dal mare ed infine entra nella striscia di Gaza con truppe di terra e carri armati. A queste azioni scellerate si aggiunge l'interruzione di forniture vitali alla popolazione di Gaza: niente energia elettrica, niente carburanti, niente viveri e soprattutto niente acqua. E' difficile trovare differenze fra i campi di concentramento nazisti e la striscia di Gaza, ormai un enorme campo di concentramento a cielo aperto con 2 milioni di persone. Un campo di concentramento nel quale in un paio di settimane sono state uccise più di 8 mila persone con un 40% di bambini. Davvero con questi numeri è difficile non paragonare gli israeliani ai nazisti che perseguivano il genocidio del popolo ebraico.
E l'Occidente ? Beh l'occidente è il maggiore responsabile di questa situazione che si trascina da quasi 80 anni in quanto appoggia in maniera incondizionata la presenza univoca di uno Stato in un territorio che di fatto appartiene a popolazioni diverse. Aver contribuito all'insediamento dello Stato di Israele in quei territori, è stato come una specie liberazione della proprio coscienza rispetto allo sterminio perpetrato dal nazismo ai danni del popolo ebraico. In realtà si è trattato di aiutare un popolo, quello ebraico, ai danni di un altro, quello palestinese. In quella regione arabi ed ebrei vivevano pacificamente fino a quando non si è insediato in maniera unilaterale lo Stato di Israele, da quel momento è stata una guerra continua. Un conflitto al quale nessuno in questi 80 anni ha saputo dare una risposta ed uno sbocco soddisfacente per entrambe le popolazioni, anzi tutto il mondo occidentale anche oggi mentre condanna, giustamente il terrorismo dei palestinesi, al contempo giustifica gli atti di terrorismo di stato degli israeliani.

Oggi in questa difesa ad oltranza ed oltre ogni logica si è distinta l'Italia ed il governo fascista che da un anno e mezzo guida il paese. L'Onu trova il modo di approvare una risoluzione, sicuramente inutile ma almeno formalmente condivisibile, che chiede il cessate il fuoco, ma il governo italiano non la vota e si astiene schierandosi senza se e senza ma a fianco dei fascionazisti israeliani.

mercoledì 18 ottobre 2023

Finanziaria 2023: più che una manovra un raggiro


Ogni anno in questo periodo si discute la manovra finanziaria per l'anno successivo ed ogni anno le polemiche sono inevitabile in quanto il governo in carica solitamente disattende qualsiasi promessa e qualsiasi aspettativa del paese. Purtroppo ormai l'Italia è governata da incapaci che, oltre a far crescere il debito pubblico, non hanno una visione di sviluppo che vada oltre i 6 mesi, l'intervallo di tempo che intercorre fino alle successive elezioni. Il governo Meloni quest'anno ha aggiunto un altro elemento di "soddisfazione" alla manovra: IL RAGGIRO.

Già dalle premesse la Giorgia ha iniziato a prendere per i fondelli il paese dichiarando che: "La coperta è corta (poca disponibilità finanziaria ma .. quando mai la disponibilità è stata sufficiente ?) e quindi sarà necessario spendere "bene" i fondi disponibili". Domanda: perché se la disponibilità fosse stata maggiore si sarebbe potuto anche spendere male i fondi a disposizione che, non dimentichiamolo, provengono dalle tasse degli italiani ? Già in questa premessa c'erano già tutti i presupposti per una presa in giro, che poi si è palesata nei vari provvedimenti.

Partiamo da uno dei più eclatanti raggiri: IL TAGLIO DI 20 EURO DEL CANONE RAI. Mettiamo da parte la promessa elettorale di abolirlo, il taglio è forse una presa per il sedere più grande della non abolizione. La riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro non comporterà una diminuzione dell'introito della Rai e sapete perché ? Semplicemente perché la riduzione dei fondi dovuta alla diminuzione del canone sarà compensata dallo Stato che verserà alla Rai una somma di pari importo. E dove sarà prelevata questa somma ? Dalla fiscalità generale. Quindi i cittadini verseranno un canone di 20 euro in meno ma allo stesso tempo lo Stato preleverà quei 20 euro dalle tasse da loro versate e li girerà alla Rai. 

Altra storia quella della sanità. Meloni si vanta di aver stanziato la più alta cifra mai stanziata da un governo per la sanità. Vero: con i 3 miliardi stanziati si arriverà a 136 miliardi. Peccato che i 3 miliardi siano già stati mangiati dall'inflazione e serviranno solo a coprire le maggiori spese dovute appunto all'inflazione. Insomma i tempi del Covid sono già dimenticati e l'obbiettivo del governo di destra è solo quello di distruggere la sanità pubblica a favore della sanità privata. Il governo ha già dichiarato palesemente che si ricorrerà alla sanità privata per abbattere le liste di attesa per le quali non servono né più fondi né strutture private ma un unico provvedimento: abolire le prestazioni libere professionali all'interno delle strutture pubbliche.

Poi c'è il tema delle tasse. La manovra prevede la conferma del taglio del cuneo fiscale e la tanto decantata revisione delle aliquote Irpef che saranno ridotte da 6 a 4 con un solo piccolo problema: tutti provvedimenti limitati nel tempo al 2024 ma soprattutto approvati in deficit quindi facendo debito. Si tratta della stessa strategia del Canone Rai: ti diminuisco le tasse che però poi ti prelevo attraverso altri canali.

Ed infine la regina di tutte le truffe di questa manovra: il ponte sullo stretto. Nonostante le ristrettezze della finanziaria 2024 il governo non ha saputo bloccare le manie del ministro più incompetente della storia della Repubblica Italiana: Matteo Salvini. Il cazzaro verde ha ottenuto ben 3 miliardi da utilizzare nei prossimi tre anni per iniziare la costruzione del ponte. Quindi si da inizio ad un'opera per la quale attualmente si prevede un costo di 15 miliardi, con solo un quinto dei fondi necessari e che quindi, nel caso davvero si iniziasse la realizzazione, è destinata a bloccarsi. Uno scempio totale.

Ecco questi sono i capisaldi della manovra finanziaria del 2024, ma ci sono altre perle di saggezza (asili nido gratuiti per le famiglie con due figli anche le più agiate, mentre una famiglia che vive in ristrettezze con un solo figlio ... cavoli suoi) più o meno eclatanti (tutta la manovra non è che un bonus considerato che i vari provvedimenti sono limitati al 2024) come la propaganda del governo fascista che spaccia questa manovra come un grande risultato mai raggiunto dai governi precedenti.

sabato 14 ottobre 2023

Scontro fra terroristi: Hamas - Israele

 


Schierarsi da una parte o dall'altra (palestinesi vs israeliani) senza conoscere la storia rischia di ricondurre il tutto ad uno scontro fra tifoserie da bar dello sport. Peccato che la vicenda drammatica di questi giorni, oltre a trascinarsi da quasi 80 anni, finisca per contare centinaia di migliaia di morti soprattutto fra le popolazioni civili delle due fazioni. Fare il tifo per l'una o l'altra parte non serve a niente se non a provocare altre morti.

Tutto inizia nel 1947 quando l'Onu decide in maniera unilaterale che in Palestina dovrà sorgere uno stato di Israele. Una decisione presa senza il consenso degli stati arabi e soprattutto dietro l'emotività dell'olocausto. il mondo occidentale si sentiva in colpa verso il popolo ebreo e pensava di riscattarsi assegnando a quel popolo i territori palestinesi come contropartita di milioni di morti. Intento nobile se non fosse stato per la presenza in quei territori anche di una forte componente araba. Da quel momento è scoppiato il caos in una zona geografica dove ebrei ed arabi convivano abbastanza pacificamente. Dopo quanto accaduto sabato scorso le parole del cancelliere tedesco Scholz dimostrano quanto il problema di coscienza scaturito dall'olocausto non sia ancora stato assorbito. 

"La nostra responsabilità derivante dall'Olocausto, ci impone il dovere perenne di difendere l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele"

Quindi poiché l'occidente, Germania in testa, ha provocato l'Olocausto dove sono stati sterminati milioni di ebrei, ora l'occidente deve garantire l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele qualunque politica quello Stato metta in atto. Poco importa se Israele da anni ha trasformato Gaza in un enorme capo di concentramento con circa due milioni di persone rinchiuse in un territorio di pochi chilometri quadrati, poco importa se progressivamente Israele ha sottratto territori ai palestinesi come dimostra la cartina pubblicata sopra, poco importa se oggi Israele toglie corrente, acqua, gas, viveri a due milioni di persone come risposta ad un attacco terroristico sanguinario e criminale condotto da qualche centinaio di esaltati. In buona sostanza poco importa se Israele prende le forme di uno stato terrorista per rispondere al terrorismo di Hamas. Ora va bene la solidarietà con Israele che oggi conta centinaia di morti e di ostaggi, va bene difendere lo stato di Israele, ma non va bene che uno stato che si ritiene democratico debba rispondere al terrore con altrettanto terrore. Le vittime di Hamas sono state principalmente civili innocenti, le vittime di Israele saranno allo stesso modo soprattutto civili inermi e la cui unica colpa sarà quella di essere nati in Palestina.

NO. Qualunque siano le responsabilità dei paesi occidentali per quanto avvenuto nella seconda guerra mondiale, non si può oggi consentire ad uno stato di mettere in atto le stesse pratiche utilizzate dai nazisti per sterminare quel popolo. Se accadrà le tragedie del passato non saranno servite a niente.

mercoledì 11 ottobre 2023

La solita pantomima della politica mondiale e italiana


Purtroppo quello che sta accadendo in Israele, così come ciò che è accaduto in Ucraina, è il segnale di un'incapacità politica mondiale a governare i fenomeni che si sono verificati dopo la caduta del muro di Berlino. Il mondo, dopo la seconda guerra mondiale, è andato a traino degli Stati Uniti che però, con l'11 Settembre, hanno mostrato non solo incapacità ad affrontare un attentato terroristico senza precedenti, ma anche a combatterne le conseguenze targando quell'attentato come un atto di guerra. Giudicare gli eventi sulla emotività del momento è irresponsabile soprattutto quando si dimentica la storia e quanto accaduto prima dell'evento stesso. 
L'attacco terroristico di Hamas in Israele è sicuramente tragico, irresponsabile, disumano e tutto quanto di spregevole si possa pensare, ma in questi 80 anni, che vanno dalla decisione di insediare lo stato di Israele in Palestina ad oggi, qualcuno si è occupato seriamente della situazione che si è creata da quella nefasta decisione del mondo occidentale dopo la seconda guerra mondiale ? Quante risoluzioni dell'Onu sono state disattese da Israele soprattutto in merito alla situazione delle popolazioni della Striscia di Gaza ? Quante volte Israele ha risposto ad attentati terroristici bombardando la striscia di Gaza in maniera indiscriminata ? Qualcuno, a parte alcune organizzazioni umanitarie, si forse preoccupato delle condizioni di vita dei palestinesi in quei territori che venivano loro sottratti giorno dopo giorno ? Generazioni di palestinesi sono nate e vissute all'interno di quello che può essere considerato un enorme campo di concentramento: la striscia di Gaza. E l'occidente ? Una volta liberatosi di Hitler e delle sue politiche razziste e dedite al genocidio, l'occidente ha pensato bene di liberarsi degli ebrei relegandoli in Palestina con una decisione unilaterale. Da quel momento in quei territori, che fino a quel momento vedevano vivere in pace palestinesi ed ebrei, è scoppiato l'inferno. Un inferno al quale nessuno ha mai pensato di porre veramente fine appoggiando quasi sempre e quasi incondizionatamente la politica genocida di Israele verso i palestinesi. A tirare la corda è inevitabile che questa poi si rompa.
Oggi è facile mettersi dalla parte di Israele e condannare Hamas dimenticando tutta la storia di questi 80 anni, ma questo atteggiamento non risolverà il problema, anzi lo renderà più drammatico. Il mondo va ormai verso la terza guerra mondiale somministrata a piccole dosi.

lunedì 9 ottobre 2023

Chi si ritiene innocente scagli la prima pietra

 


La risposta di Israele su Gaza è in corso, le forze armate stanno riprendendo il possesso dei centri abitati dove sono ancora presenti miliziani di Hamas e pianificando una apparentemente inevitabile invasione di terra nella striscia di Gaza. Sabato notte un’ondata di massicci bombardamenti ha ucciso almeno 370 palestinesi (tra cui 20 bambini), altri 2000 sono stati feriti, e nell’operazione che Israele ha battezzato “Spada di Ferro” sono stati colpiti decine di edifici militari e residenziali, è stato abbattuto e ridotto in macerie il grattacielo di 14 piani che ospita gli uffici di giornali e televisioni nel centro di Gaza e che comprendeva almeno 100 appartamenti.
Tra gli edifici presi di mira la casa del leader di Hamas Yahya al-Sinwar, la sede delle istituzioni di beneficenza nel Sud di Gaza, l’edificio al-Hashem nel Nord della Striscia, che ospitava una Ong locale e 15 appartamenti civili. Tutto questo in un’area ancora segnata dalle guerre precedenti. E dove, secondo il Consiglio norvegese per i rifugiati, a febbraio quasi 2.000 case erano ancora in rovina a causa degli attacchi israeliani avvenuti negli ultimi dieci anni.
Riferisce Medici Senza Frontiere che le forze israeliane sabato abbiano colpito una clinica e un’ambulanza davanti all’ospedale Nasser, nel Sud di Gaza uccidendo un’infermiera, un autista di ambulanza e danneggiando una stazione di ossigeno.
Gli altri ospedali, sovraffollati e dipendenti dagli aiuti internazionali, stanno usando gli ultimi generatori elettrici ancora funzionanti per fare fronte al gran numero di feriti in arrivo e, secondo i dati diffusi dall’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi, già in 20.000 hanno lasciato le regioni di confine di Gaza per dirigersi nelle zone più interne cercando rifugio nelle scuole delle Nazioni Unite.
Gaza è una prigione a cielo aperto, un gigantesco campo profughi che vive una crisi umanitaria cronica e in costante deterioramento dal 2007, anno della vittoria elettorale di Hamas. Da allora Israele impone sulla Striscia un blocco aereo, terrestre e marittimo. Ecco perché dopo le parole nette di sabato del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha dichiarato: «Israele è in guerra. Lasciate Gaza, ridurremo i covi di Hamas in rovine», le organizzazioni locali fanno appello alla comunità internazionale per aprire corridoi umanitari e provare a evacuare la popolazione.
Sanno che di fronte alle parole «Lasciate Gaza», la reazione di ogni palestinese nella Striscia è «Nowhere to go». Non sappiamo dove andare.
Era così anche prima, quando sopravvivevano con tre, quattro ore di elettricità al giorno, è così a maggior ragione oggi, sotto i bombardamenti israeliani e dopo che il ministro dell’Energia di Tel Aviv Israel Katz ha annunciato l’interruzione totale della fornitura energetica al territorio assediato.
Decisione che si configura come un crimine di guerra.
Gaza è stata il grande rimosso degli ultimi anni e il suo destino oggi è il maggiore punto interrogativo della guerra: due milioni di persone che non hanno modo di uscire e che sono destinate a pagare il prezzo degli eventi.
Ecco perché l’immagine del bulldozer che sabato ha sfondato le barriere di sicurezza israeliane ha una enorme potenza simbolica e avrà una lunga eco per la causa palestinese, nel mondo arabo e non solo, perché come dicono gli abitanti di Gaza contattati da La Stampa nella giornata di ieri, rappresenta «la prima vittoria e la resistenza all’occupazione».
Per Samy A. (che non vuole dichiarare il suo cognome e parlava ieri mattina al telefono dalla Striscia) «la violenza dell’azione di Hamas era il solo modo per porre fine alla situazione a Gaza. Lo hanno fatto nel peggior modo possibile – dice – ma hanno ricordato al mondo che esistiamo e che non era più accettabile considerare l’assedio come una situazione che non sarebbe mai cambiata».
Muhammad, trent’anni, anche lui raggiunto telefonicamente, racconta di essere scappato da casa sua nel Sud della Striscia senza prendere niente, se non qualche vestito e delle coperte per far trascorrere la notte ai suoi due bambini piccoli. Per la sua famiglia, come per centinaia di altre, questa guerra è un copione che si ripete. I suoi figli non erano nati durante la guerra del 2014, ma a 5 e 7 anni stavano già subendo le conseguenze dell’assedio: «Lo sapevano tutti che sarebbe successo prima o poi. Non si possono ignorare due milioni di vite in una prigione e pensare che saremmo rimasti passivi per sempre, che avrebbero potuto continuare ad umiliarci così. Ma sappiamo che la ritorsione stavolta sarà diversa. Guardo al futuro e vedo altri morti e altri martiri».
Per quasi vent’anni i leader mondiali – Stati Uniti in testa – si sono accontentati di contribuire alla sola risposta alla crisi umanitaria, anche se in maniera incostante ed insufficiente.
Solo osservando eventi e numeri dei mesi appena trascorsi, era chiaro che la situazione era destinata a deflagrare.
Era dalla Seconda Intifada dei primi anni 2000 che non si registravano così tanti morti palestinesi e israeliani. A questo si aggiunge la mano libera lasciata dal governo ai coloni nell’ampliamento degli insediamenti illegali in Cisgiordania e un aumento delle irruzioni e delle violenze nella simbolica moschea di Al-Aqsa.
Sullo sfondo, lo stallo di Gaza che nessuno ha saputo o voluto affrontare.
Perciò, per tutti, oggi è anche il giorno della ricerca delle responsabilità nelle falle della sicurezza dei servizi israeliani ma anche delle responsabilità politiche. Dopo 15 anni quasi ininterrotti di leadership di Benjamin Netanyahu, molti hanno assorbito la sua visione del conflitto, quella cioè di una cristallizzazione dell’isolamento di Gaza.
Il quotidiano israeliano Haaretz, ieri mattina, titolava un durissimo editoriale con queste parole: «Netanyahu è responsabile di questa guerra tra Israele e Gaza». Si legge: «Il primo ministro, che si vantava della sua vasta esperienza politica e della sua insostituibile saggezza in materia di sicurezza, non è riuscito a identificare i pericoli verso i quali stava consapevolmente conducendo Israele quando ha istituito un governo di annessione ed esproprio, quando ha nominato Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir a posizioni chiave, abbracciando al tempo stesso una politica estera che ignorava apertamente l’esistenza e i diritti dei palestinesi». Tesi rafforzata anche da Anshel Pfeffer, corrispondente da Israele per The Economist, che ieri scriveva: «Netanyahu ha cercato di ignorare Gaza durante i suoi molti anni in carica. Non ha mai fatto progetti per il suo futuro e dopo ogni round di combattimento si è affrettato ad occuparsi di altro. Ora sarà ricordato per sempre dagli israeliani per questo disastro. Questa è la sua eredità».
La ritorsione per l’attacco sferrato da Hamas verrà pagata col sangue dei civili di Gaza, ma le conseguenze politiche dell’accaduto probabilmente saranno due. La prima, la crisi definitiva dell’era Netanyahu. La seconda, il rafforzamento di Hamas in Cisgiordania, dove la popolazione è sempre più lontana dalla politica dell’Autorità Palestinese, considerata troppo debole e compromessa dalla collaborazione con Israele e dal suo leader, Mahmoud Abbas, che non gode più da tempo di legittimità tra i palestinesi. Quello che l’attacco di Hamas, quindi, rischia di generare negli animi dei palestinesi frustrati e soprattutto delle generazioni più giovani, è che il gruppo armato appaia come il solo in grado di riportare al centro una questione troppo a lungo ignorata.
C’è tutto questo nell’immagine dello squarcio aperto dal bulldozer che ha demolito la rete che confinava Gaza nell’assedio. Il sangue dei civili e il rischio di nuovi estremismi.
(Articolo di Francesca Mannocchi)


sabato 7 ottobre 2023

La provenienza del filmato dell'Apostolico ? Fatevi una domanda e datevi una semplice risposta

 


Ma oltre ad essere rincoglionito questo paese è anche ingenuo ? I media, la politica, i cittadini ci fanno o ci sono ? Possibile che trent'anni di governi di centro destra, con qualche pausa di governi di finta sinistra, abbiano prodotto un assopimento generale ?

La domanda che tutti si fanno in questi giorni è la provenienza del famigerato video postato dal ministro Matteo Salvini sulla sua pagina Facebook. Il video è stato girato dalla polizia, come si può facilmente vedere, e ritrae la giudice Iolanda Apostolico che, in silenzio e senza alcun gesto, si trova davanti alla polizia durante una manifestazione che chiedeva di far sbarcare dei migranti tenuti prigionieri su una nave della marina militare. ATTENZIONE: quel video non è mai stato pubblicato da nessuno su alcun canale social, quello postato da Salvini è proprio il video originale e non un reperto scovato fra le pagine della rete. Alla domanda che tutti si pongono, dove ha preso il video il ministro Matteo Salvini, la risposta è semplice: chi era ministro dell'interno nel 2018 quando il video è stato girato ? Toh guarda un pò era proprio Matteo Salvini. Quindi da dove può aver preso il video il succitato ministro ? Ma semplicemente da un archivio che il solerte ministro dell'interno probabilmente si è tenuto da parte per futuri utilizzi. E guarda caso oggi quel video scappa fuori dopo poche ore che la giudice Apostolico ha emanato un'ordinanza, non una sentenza come molti erroneamente affermano, per sottrarre tre immigrati al decreto Cutro del governo Meloni secondo il quale i tre avrebbero dovuto finire in un campo di concentramento. Il buon ministro verde, ma nero nell'anima, scartabella nel suo archivio e tira fuori dal cilindro quel video proprio con la giudice Apostolico.

Questo è l'aspetto veramente pericoloso di tutta la vicenda. Non certo che un giudice ritenga un provvedimento del governo anticostituzionale e contro leggi superiori, il governo può tranquillamente ricorrere in cassazione e si vedrà chi avrà ragione. Ma questo è un governo di fascisti ed il più pericoloso di tutti è un fascista verde che ora si scopre anche con la tendenza al dossieraggio. Un ministro che non esitava ad andare a suonare i campanelli per chiedere se in quell'appartamento vi fosse uno spacciatore, un ministro che si ritrae mentre fa la spesa ad un supermercato, che inneggia alla famiglia tradizionale quando lui su quel fronte fa semplicemente i cavoli suoi, un fascista che non esita a bullizzare un giudice o un comandante di una nave che salva dei naufraghi, un uomo che si appresta a costruire un ponte per unire la mafia siciliana e la 'ndrangheta calabrese. E' un uomo pericoloso e le idee politiche non c'entrano niente, anche perché lui di idee non ne ha. Va combattuto su tutti i fronti.

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venerdì 6 ottobre 2023

Un paese allo sbando dalle fondamenta fino ai piani alti

 


La vicenda del giudice Iolanda Apostolico non è che l'ultimo episodio indicatore dello sbando totale di tutte le componenti di questo povero paese: dai semplici cittadini passando per i politici fino ad arrivare al potere giudiziario. Tutte queste componenti di uno stato democratico hanno totalmente perso il senso delle istituzioni e del proprio ruolo all'interno delle stesse, lasciando quindi campo libero ad un manipolo di imbecilli che credono di fare politica ma che in realtà tentano di guidare fenomeni più grandi di loro senza avere alcuna competenza in merito. Partiamo dal basso.

I cittadini, che rappresentano il primo anello della catena, non sono esenti da questo degrado generalizzato. Anzi il loro degrado è la causa poi di una classe politica inadeguata e incapace di governare. Si potrebbe disquisire sul fatto che la politica agevola da almeno 30 anni questo degrado tagliando, in nome di un fantomatico risparmio sulla spesa, i fondi destinati all'istruzione. Sicuramente ma i cittadini avrebbero avuto tutti gli strumenti per ribellarsi a queste politiche vessatorie, invece che cosa hanno fatto ? L'unico atto di ribellione è stata una progressiva ma inarrestabile astensione nel momento di qualsiasi tipo di votazione. E così oggi si viaggia da un minimo di astensione del 40% alle elezioni politiche fino ad arrivare ad un 50%-60% per elezioni amministrative di vario genere. Un atto irresponsabile che alle ultime elezioni del 2022 ha consentito ad una minoranza, quella dei fascisti verdi e neri appoggiati dai berlusconiani, di arrivare al governo con una maggioranza schiacciante in parlamento. Il cittadino ha perso consapevolezza del proprio ruolo ed ha lasciato campo libero alle forze retrograde del paese.

Il primo risultato di questo "abbandono" del proprio ruolo di elettore ha portato negli anni ad una classe politica sempre più incompetente, inadeguata e ignorante. L'attuale maggioranza costituita da FdI, Lega e FI è l'apice di tale inadeguatezza, con personaggi come i ministri del governo Meloni tutti incapaci a ricoprire cariche di governo. Il più rappresentativo di questa compagnia è sicuramente Matteo Salvini che si presenta sia nelle dichiarazioni pubbliche, che nelle interviste ma soprattutto sui social come un bullo di quartiere senza la minima cognizione del proprio ruolo. Da ministro dell'interno nel primo governo Conte andava in giro suonando campanelli, come ogni ragazzetto degli anni 50-60 ha sicuramente fatto, andando a chiedere se in quell'appartamento ci fosse uno spacciatore di droga. Una "carriera" che è sfociata ieri nel post su twitter che mostrava la giudice Apostolico ad una manifestazione del 2018 contro il provvedimento di Salvini che fermava di mare la nave Diciotti. Il video avrebbe dovuto discreditare la giudice che ha "osato" disattendere l'ultimo decreto del governo Meloni che istituisce di campi di concentramento per i migranti che arrivano in Italia. Salvini non è entrato nel merito del provvedimento della giudice, e come rappresentante del governo avrebbe avuto tutti gli strumenti di legge adeguati, ma ha preferito bullizzare la giudice come un qualsiasi teppistello di strada quale in realtà è.

In ultima analisi i magistrati. Anche loro con il loro bel fardello di colpe su questa situazione allucinante che si è creata. Da diversi anni, più o meno 30, politici e magistrati sembrano aver perso il lume del ruolo che occupano. Non sono dei cittadini qualunque nel momento che scelgono la carriera politica e nella magistratura. Soprattutto questi ultimi che rappresentano il terzo potere indipendente dello stato: il potere giudiziario. Un potere estremamente importante che ha fra i suoi compiti il controllo delle leggi emanate dal Parlamento e dal governo affinché queste siano in linea con la Costituzione in primis, con la normativa superiore quella europea in secundis. Un personaggio che ricopre questo ruolo non può comportarsi poi nella vita di tutti i giorni come un cittadino qualsiasi. In particolare non potrebbe partecipare a manifestazioni politica né tantomeno esporsi sui social manifestando i propri principi e le proprie idee. Non perché facendolo commetta un reato ma semplicemente per ragioni di opportunità e di credibilità. Come d'altra parte però un rappresentante del governo o delle istituzioni italiane non può andare in giro a farsi riprendere travestito da nazista oppure farsi fotografare in casa con i busti di Mussolini verso i quali mostra una devozione senza limiti.

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