martedì 19 dicembre 2023

Da prima Presidente del Consiglio donna ad influencer di secondo piano


 

La povera Meloni, nella sua arringa finale della "festa fascista" di Atreju, tenta di scalzare dal trono delle influencer la Ferragni in virtù del fallimento totale del suo governo che manca tutte le promesse della campagna elettorale. E' forse il punto più basso delLA presidente del consiglio che invece di parlare del primo anno di governo non trova di meglio che attaccare una influencer, la Ferragni, ed uno scrittore, Saviano. D'altra parte non aveva argomenti seri di cui parlare:

- non poteva parlare del fallimento della "sua politica" sull'immigrazione considerato che nel 2023 avremo il più alto numero di immigrato degli ultimi 10 anni

- non poteva parlare delle accise sui carburanti che non è riuscita a cancellare anzi a reintrodotte quelle che Draghi aveva tolto

- non poteva parlare dell'inflazione che in questi mesi ha messo in ginocchio molte famiglie italiane

- non poteva parlare della famiglia visto il fallimento della sua

- non poteva parlare di tasse considerato che il famoso e tanto esaltato cuneo fiscale è stato diminuito da Draghi e non dal suo governo

- non poteva parlare della manovra che gli unici provvedimenti che contiene sono gli ennesimi condoni fiscali

- non poteva nemmeno parlare di una delle poche promesse mantenute, la cancellazione del reddito di cittadinanza, per non rischiare di trovarsi contestata da una delle 900 milioni di famiglie messe sul lastrico

- non poteva parlare del mancato arresto di Musk che ha violato la legge sulla procreazione assistita, che la Meloni ha reso reato universale

- non poteva pontificare la sua riforma costituzionale insistendo ad affermare che non modifica i poteri del Presidente della Repubblica perché anche i bambini hanno capito che togliendo al Capo dello Stato la nomina del presidente del consiglio e la possibilità di sciogliere le camere, i poteri sono praticamente azzerati

Ed allora che cosa rimane? Per fortuna che la Ferragni ha fatto quella cavolata dei pandori mischiando affari e beneficienza altrimenti non avrebbe potuto nemmeno scagliarsi contro la bionda influencer e forse avrebbe rinunciato al suo discorso finale.

Rimane lo squallore di UNA presidente del consiglio che in poco più di 12 mesi ha fatto capire che la grande rivoluzione di avere per la prima volta una donna a Palazzo Chigi si è già spenta ed anzi anche le donne iniziano a vergognarsi di questa presunta rivoluzione.

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venerdì 15 dicembre 2023

LA prima presidente del consiglio donna in Italia: una figuraccia dopo l'altra

 


Passato l'entusiasmo per avere una presidente del consiglio donna, dopo un anno rimangono solo le figure di merda che LA stessa presidente del consiglio ha rimediato in questi oltre 12 mesi. Alcune palesi ed evidenti a tutti, salvo coloro che mantengono fette di prosciutto sugli occhi ma soprattutto nebbie profonde nella mente, altre meno evidenti ma non meno eclatanti per inquadrare Giorgia Meloni. La fortuna di Giorgia, ma come di altri suoi predecessori come Renzi e Berlusconi, è quella di trovarsi a ricoprire certi ruoli istituzionali in un paese come l'Italia dove ormai vale tutto.

L'ultima figuraccia delLA Presidente è stata due giorni fa quando in uno dei suoi soliti comizi in Parlamento, dimenticandosi del ruolo che oggi ricopre, ha sventolato un foglio facendolo passare per un fantomatico fax firmato dall'allora ministro degli esteri Di Maio che autorizzava i nostri rappresentanti in Europa ha firmare la riforma del Mes. LA Presidente Meloni, vestendo le vesti della peggior pescivendola da mercato rionale, urlava con gli occhi in fuori che quel fax era stato inviato dopo che il governo Conte si era dimesso. In realtà la data stampata sul quel documento era il 20 gennaio 2021 e quindi la data era antecedente di ben 7 giorni alle prossime dimissioni del Conte 2. Una bugia colossale passata nel silenzio durante il dibattito parlamentare, una bugia che sarebbe stata più che sufficiente in qualsiasi paese normale per far dimettere la borgatara della Garbatella. Ma siamo in Italia dove tutto è ammesso e consentito anche prendere per il fondelli non solo i cittadini ma anche le istituzioni.

L'altra figuraccia passata sotto silenzio anche degli organi di informazioni si è consumata invece ieri al consiglio d'europa. La discussione verteva sulla apertura delle trattative per fare entrare l'Ucraina in Europa. Una scelta scellerata che ci porterebbe dritto dritto verso la terza guerra mondiale con l'ingresso della Nato nel conflitto sul campo. Se l'Ucraina entrasse in Europa di fatto ci troveremmo con un Putin aggressore non più di uno stato sovrano come l'Ucraina ma direttamente aggressore dell'Europa. A quel punto gli stati membri non si potrebbero esimere dall'inviare direttamente truppe sul campo di battaglia scatenando a tutti gli effetti una guerra mondiale. L'unico che si è opposto a questa pericolosa iniziativa è stato Orban e la Meloni, sua amica e sua partner storica, che fa ? Semplicemente gli volta le spalle rinnegando un'altra dei punti fondanti del suo programma elettorale. Aveva regione il povero Berlusconi che mentre Giorgia parlava alle Camere per avere la fiducia su un biglietto scriveva: INAFFIDABILE. Chi ha votato la destra di Giorgia Meloni nel settembre scorso non può che sentirsi completamente tradito considerato che tutte le promesse sono state disattese. Uniche promesse mantenute sono state quelle che hanno riguardato il ceto più povero di questo paese togliendo quei sussidi che avevano consentito a qualche milione di persone almeno di mangiare.

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mercoledì 13 dicembre 2023

Cop28: autorizzata la distruzione del pianeta .. e l'Italia ? Non pervenuta anzi fuggita

 


L'ennesima conferenza sul clima si conclude con il solito libera tutti per la progressiva distruzione del pianeta. D'altra parte organizzare una conferenza sul clima a Dubai, con la presidenza dell'Arabia Saudita produttrice di petrolio, non poteva che concludersi in un modo disastroso prorogando l'abbandono dei combustibili fossili al 2050, se ci arriveremo al 2050. E' stata coniata anche un'altra espressione per sancire il disastro totale di questa conferenza che produce più inquinamento che risultati verso una vera e propria transizione ecologica. L'espressione non è più abbandono ma .. ALLONTANAMENTO dalle fonti fossili che quindi molto probabilmente saranno abbandonate solo quando si saranno esaurite o quando il pianeta sarà distrutto definitivamente. Il tutto mentre il 2023, prima ancora che sia terminato, è stato l'anno più caldo di sempre da quando sono attive le registrazioni delle temperature, quindi più orbi di così si muore.

E l'Italia ? Dopo l'intervento delLA presidente del consiglio che ha dichiarato di essere contraria ad una "transizione ecologica ideologica", senza spiegare il significato di questa baggianata, quale ruolo ha avuto il nostro paese che, sempre secondo LA presidente del consiglio, ha ormai raggiunto una credibilità internazionale senza precedenti ? Non pervenuta ... anzi fuggita proprio prima della conclusione della conferenza. Picchetto Fratin, ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, è totalmente incompetente in materia non essendosene mai occupato nella sua vita professionale incompetente in quanto non si è mai occupato di clima nella sua vita professionale. Il ministro se n'è andato prima della conclusione della conferenza alla quale ha partecipato come "ascoltatore" non avendo la minima conoscenza della lingua inglese. Ma da un governo negazionista, sul clima ma non solo, che cosa ci si poteva aspettare ? Niente di più. Si manda a rappresentarci un settantenne che per la prima volta in vita sua sente parlare di problemi ambientali. Un vizietto della destra quando arriva al governo: Berlusconi nominò ministro dell'Istruzione niente meno che Maria Stella Gelmini che fino a quel momento aveva fatto la guardia parchi. Il suo provvedimento più noto fu la cancellazione della geografia come materia di studio alle scuole superiori.



sabato 2 dicembre 2023

La nuova marcia su Roma: attacco alla magistratura, autonomia differenziata, riforma costituzionale

 


Quando ad Ottobre del 2022 si insediò il governo Meloni, qualcuno avanzò la preoccupazione di un ritorno al fascismo mentre altri "benpensanti" si dissociarono da queste voci sottolineando che i tempi era diversi e che il sistema democratico italiano sarebbe stato in grado di affrontare questi rischi. Oggi ad oltre un anno dell'insediamento del governo di destra di Meloni e company si può senz'altro affermare che quel rischio si sta rilevando concreto e preoccupante. Certo non si vedranno di nuovo marciare le camice nere per le strade della capitale, ma le riforme che il governo si sta apprestando a portare in Parlamento costituiscono un attacco concreto alla democrazia e all'assetto della nostra Repubblica parlamentare. 

Le due riforme che tenteranno di scardinare l'assetto della nostra Costituzione sono l'autonomia differenziata e il premierato. L'autonomia differenziata ha l'obiettivo di scardinare lo Stato Centrale delegando materie come l'istruzione, la sicurezza e i trasporti alle Regioni. Aggiungendo a queste materie la sanità già di competenza regionale con i disastri che si sono potuti toccare con mano nel periodo della pandemia, in pratica si smembrerà lo Stato affossando le regioni del Sud a favore di quelle del Nord. In pratica si porterà a termine il disegno leghista che, nel nome di un federalismo scellerato, di fatto smembrerà la Repubblica italiana in due o tre stati affossando definitivamente il paese. La riforma costituzionale che prevede l'elezione diretta del Presidente della Repubblica ha invece l'obiettivo di cancellare il Parlamento da una parte ed l'unica istituzione che ha funzionato in questi anni travagliati, il Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato sarà relegato ad un semplice passa carte non avendo più due poteri fondamentali assegnati dalla Costituzione attuale: la nomina del presidente del consiglio e la facoltà di sciogliere le camere. Il Parlamento diventerà più di quanto non lo sia già, un consesso condotto esclusivamente da chi avrà vinto le elezioni in virtù del premio di maggioranza abnorme previsto dalla riforma: il partito o la coalizione che avrà vinto le elezioni riceverà un premio di maggioranza per arrivare al 55% dei seggi in parlamento.

Queste due riforme che cancelleranno l'assetto democratico attuale saranno completate dalla riforma della giustizia per la quale il governo attuale sta preparando il terreno. Le dichiarazioni di questi giorni del ministro Crosetto vanno in quel senso. Il ministro, senza fare nomi e cognomi, accusa una parte della magistratura di agire per abbattere questo governo: si tratta di una salto di qualità rispetto alle polemiche di berlusconiana memoria. L'intento è quello di sollevare un problema inesistente, di creare le condizioni per giustificare una riforma della magistratura (per altro già in atto con i provvedimenti della Cartabia), ed infine per emanare delle norme che in qualche modo possano riformare la magistratura mettendola in subordine alla politica. 

Con queste tre mosse si darà vita ad un sistema politico dove un uomo solo al comando, il Presidente del Consiglio per altro eletto direttamente dal popolo, avrà il controllo totale del Parlamento, dove la maggioranza avrà il 55% dei seggi, senza nessun altro tipo di controllo da altre istituzioni come quella del Presidente della Repubblica. La magistratura non sarò più un potere indipendente e quindi di fatto avremo una "dittatura" democratica senza alcun contrappeso. 

Se questo disegno sarà portato a termine .... l'Italia vivrà forse un altro ventennio peggiore di quello vissuto nel 900.

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giovedì 30 novembre 2023

Giorgia Meloni ... Il camaleonte

 


Grande risalto ieri hanno dato sia Giorgia Meloni che i suoi portaborse alla classifica pubblicata dal sito Politico.eu dei politici europei più attivi. Il risalto era dovuto al fatto che la Meloni era stata messa al primo posto. Ecco allora fiorire un invasione di tweet a celebrare questo presunti successo delLA nostra presidente del consiglio. Naturalmente nessuno dei tweet pubblicati di vari Donzelli, Foti, Ceccardi, e via dicendo ha perso tempo nel leggere le motivazioni di quel primo posto in classifica. Sembra che la stessa Meloni si sia incazzata con i suoi leccapiedi dopo aver letto il post in merito alla classifica. Il sito Politico.eu infatti identifica LA Presidente del Consiglio con l'appello: IL CAMALEONTE. Le motivazioni di questo primo posto infatti indicano Giorgia apprezzata proprio per la metamorfosi rispetto alle sue promesse elettorali. In un anno al potere Meloni ha cambiato tutto ciò che c'era da cambiare nel suo progetto politico. Mentre prima Meloni chiedeva all'Italia di abbandonare l'euro e prendeva di mira i burocrati di Bruxelles, ora invece LA presidente è tutta pappa e ciccia con l'Europa e con Bruxelles. Per non parlare poi alla politica estera dove la Meloni da filo putiniana è passata dalla parte opposta assoggettata alla politica degli Stati Uniti e della Nato. Insomma un primo posto del quale non è certo da andare fieri ma si sa la narrazione di questo governo è, dal primo giorno del suo insediamento, diversa dalla realtà e viaggia su un universo parallelo.

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domenica 26 novembre 2023

La ministra Roccella conferma la natura del governo: un governo fascista che se ne frega dei diritti dei cittadini senza distinzione di genere


Dopo un anno le prove concrete, che questo governo sia il peggior governo dell'era repubblicana che si ispira ai dettami del fascismo, sono ormai davanti agli occhi di tutti. Se i ministri maschi passano da una figuraccia all'altra, le ministre donne non sono da meno. I maschi si sono distinti per contrastare la sostituzione etnica, per combattere il caro carburanti esponendo cartelli che hanno ottenuto l'effetto contrario, per proibire il consumo di prodotti già vietati, per bloccare in tutti i modi il diritto di sciopero fino a fermare i treni per poter scendere e utilizzare un auto blu. Le ministre donne dal canto loro tentano di bloccare alcuni diritti delle donne conquistati con anni di lotte senza quartiere, oppure occupano ministeri in palese conflitto di interessi dopo aver dimostrato la propria incapacità a gestire settori strategici come il turismo. Su tutte le ministre poi aleggia LA presidente del consiglio che in quanto donna e in quanto prima donna a capo di un governo in Italia, disconosce il suo genere stabilendo per decreto di farsi chiamare IL presidente come un qualsiasi maschio. Uno sputo in faccia a tutte le donne.

Nemmeno in occasione della giornata contro la violenza sulle donne che arriva dopo l'ennesimo femminicidio, ferma la parte femminile del governo a schierarsi contro le donne. Al cospetto di una manifestazione di centinaia di migliaia di donne e uomini, la ministra Roccella si dissocia dalla manifestazione stessa perché le organizzatrici hanno OSATO citare il massacro delle donne palestinesi perpetrato dallo stato "democratico" di Israele. Addirittura si è scomodata la comunità ebraica romana contro questo schieramento, come se le donne palestinesi in quanto tali fossero "legittime" destinatarie delle violenze israeliane. La Roccella afferma che le donne hanno perso un'occasione, NO cara Roccella l'occasione l'ha persa lei ed il suo governo a non schierarsi a favore delle donne e strizzando l'occhio a quella società maschilista della quale LA presidente Meloni è una delle più autorevoli promoter.

C'è da dire che il governo non è stato l'unico a perdere un'occasione come quella delle manifestazioni di ieri 25 novembre, l'occasione è stata persa da tutta la politica se si esclude la segretaria del PD Ely Schlein, l'unica che si è presentata a fianco delle donne. La strada per combattere il terribile fenomeno del femminicidio è ancora lunga e piena di ostacoli.

venerdì 24 novembre 2023

Il governo patriarcale della Meloni: inasprimento delle pene in ogni settore ... rimane fuori chi ferma un treno per prendere la propria auto

 


Questo governo è campione di decreti e disegni di legge emanati all'impronta all'indomani di eventi tragici. L'esordio fu il decreto antirave, seguito poi dal decreto Cutro che fu da apripista ad almeno altri 3/4 decreti per contrastare l'immigrazione, ultimamente è arrivato il decreto sicurezza per rispondere alle lamentele di qualche milanese derubato del portafoglio alla stazione di Milano, infine l'ultimo in ordine di tempo è il disegno di legge approvato in Senato ieri contro la violenza sulle donne spuntato sull'onda dell'ennesimo femminicidio, quello di Giulia. Tutti questi provvedimenti hanno un denominatore comune: aumento di pene e introduzione di nuovi reati che serviranno solo all'ingolfamento delle aule di tribunale. Nessun provvedimento da un anno a questa parte prevede un intervento strutturale per contrastare violenza, furti e femminicidi. Ma questo è ciò che sa fare la destra che ha nel proprio DNA proprio questo aspetto: dare vita ad uno stato di polizia senza incidere sulle cause che determinano tali fenomeni. Una linea di azione che si ritrova anche nella manovra economica: tutti interventi spot della durata di un anno senza garanzie per azioni strutturali.

Ieri tutti hanno festeggiato per l'approvazione immediata ed all'unanimità del disegno Roccella che altro non fa che seguire la solita linea del governo Meloni: aumenta la pena di qua, aumenta la pena di là, introduci un nuovo reato ma niente che lasci intravedere un progetto concreto per contrastare il fenomeno del femminicidio. Anzi questo governo, il primo a guida di una donna, può senz'altro definirsi un governo contro le donne più di ogni altro fra quelli della breve storia della repubblica italiana. Mettendo da parte le dichiarazioni piene di retorica della Meloni, che dichiara il suo impegno a perseguire questo tipo di reato fino alla sua scomparsa (questa volta non ha citato il globo terracqueo), i fatti dimostrano altro.

- Meloni si circonda nel governo e in posti strategici di parenti, amici e figli degli amici a dimostrazione che il patriarcato non è una questione di genere ma di funzioni

- Appena insediata Meloni emana un provvedimento di stampo maschilista a patriarcale: ordina di chiamarla IL presidente del consiglio in barba alla lingua italiana.

- Nella manovra finanziaria colpisce oltre ai lavoratori anche le donne con aumento dell'Iva per prodotti per l'igiene intima e per i neonati, sussidi alle donne ma con almeno due figli ribadendo un concetto cardine del patriarcato: la principale funzione della donna è fare figli.

- Ad una domanda della giornalista Gruber che chiedeva all'ospite di turno se la Meloni non fosse essa stessa vittima di una società patriarcale, Giorgia risponde pubblicando una foto privata con la figlia, lei, la madre e la nonna a dimostrazione delle difficoltà a rispondere ad una domanda politica.

- Infine LA presidente del consiglio che si vantava di portare il merito come principio guida in Italia, difende a spada tratta il cognato, ministro Lollobrigida, che addirittura fa fermare un treno freccia rossa in una stazione non prevista come fermata per scendere e poter proseguire il viaggio nella sua auto blu.

Il disegno di lecce Roccella non servirà a niente e le opposizioni, votando a favore, hanno perso l'occasione per tentare di introdurre qualche contenuto in un provvedimento intriso della solita retorica di destra secondo la quale ai reati si risponde solo con l'inasprimento delle pene. Il femminicidio è il risultato di una società malata per la cui cura non basta un disegno di legge ma ci vorrebbe un'analisi seria priva di ideologia politica sulle motivazioni che portano a commettere questi reati per poi apportare i necessari correttivi. Ma il primo correttivo sarebbe una diversa classe politica ormai incapace di confrontarsi, incapace di dialogare, incapace di rappresentare una società complessa.

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mercoledì 22 novembre 2023

Ma di che vogliamo parlare in questo paese di m...a


 Sono trascorsi pochi giorni dall'ennesima uccisione di una donna da parte di un suo compagno/fidanzato/ex qualunque sia, ma dopo le esternazioni indignate la politica torna nei ranghi e se ne frega altamente di queste "quisquiglie" sociali. Si dibatte a spada tratta sul "patriarcato" e la stessa presidente del consiglio twitta foto delle donne della sua famiglia, si fa il processo ad una giornalista rea di aver semplicemente fatto una domanda, si inscenano polemiche senza rispetto per le famiglie che hanno perso una loro figlia o che hanno visto un loro figlio sopprimere una vita umana. In una settimana si porta in parlamento un provvedimento (a dimostrazione che quando cercano di indottrinarci sulla necessità delle riforme per una maggiore governabilità non si tratta altro che delle ennesime prese per i fondelli) che segue il canovaccio destrorso di questo governo: inasprimento delle pene e niente di più. Poi quando se ne discute nelle sedi istituzionali, il Senato in questo caso, i banchi vuoti rappresentano la maggioranza assoluta. Si parla al vento, al vuoto, al niente .. in attesa della prossima donna che soccomberà sotto i colpi dell'ennesimo maschio "ferito" nell'onore e nella sua mascolinità. Questo paese va avanti semplicemente grazie ad una maggioranza di cittadini, che è minoranza quando si tratta di andare a votare, che si rimbocca le maniche, si tappale orecchie alle esternazioni della politica e agisce, lavora, si impegna ... ma poi chi governa non rappresenta questa parte del paese. 

domenica 19 novembre 2023

Mettetevi l'animo in pace ... Giulia non sarà l'ultima ... purtroppo


Ci risiamo e purtroppo non si sa per quanto tempo ci risaremo a dover commentare drammatici femminicidi come quello di Giulia, l'ultimo in ordine di tempo. Si perché la politica, responsabile del degrado sociale e culturale nel quale è caduta l'Italia negli ultimi 40 anni, non sarà certo quella attuale a portarci non dico fuori ma almeno sulla giusta strada per correggere questa situazione. 

Ecco l'immancabile Matteo Salvini che non riesce a stare zitto e come al solito spara un mare di cazzate, pericolose e violente, in merito alla femminicidio di Giulia da parte del suo ragazzo. Tutto dopo aver pubblicato un tweet dopo l'arresto di Filippo nel quale scriveva "Se colpevole, nessun sconto di pena". Questo è Salvini ma questa è la politica italiana attuale.

Proprio mentre Giulia veniva uccisa, il governo emanava l'ennesimo decreto sicurezza costellato di aumenti di pensa a pioggia, di provvedimenti contro le proteste dei detenuti che riportano le carceri alla situazione del periodo fascista, con la trasformazione di reati amministrativi in reati penali, ed ultimo con l'autorizzazione per 300mila poliziotti a girare armati con armi non di ordinanza quando non sono in servizio. Questa è la strategia dell'attuale governo ed ora aspettiamo con ansia l'ennesimo decreto contro i femminicidi che aumenta pene e magari autorizza il cittadino a sparare a vista.

Purtroppo oltre alla repressione, che arriva sempre a cose fatte e quindi nello specifico a femminicidi avvenuti, servirebbe anche altro ma questo altro è materia complessa soprattutto per un governo di destra che non ha gli strumenti per capire la funzione dell'istruzione e della cultura. Istruzione e cultura sono gli unici anticorpi per omicidi, che siano uomini o donne fa poca differenza, causati dalla rabbia, dall'ignoranza, dall'istinto di possesso. Ma se nel nostro paese non esistono corsi di sessualità ora che siamo nel 2023 pensate che proprio che sia questo governo a introdurli ? Proprio poche settimane fa quando una deputata del M5S aveva "osato" portare un disegno di legge per introdurre queste materie nella scuola, un deputato leghista aveva urlato "Fino a quando la Lega sarà al governo queste porcherie non si faranno nella scuola". E la scuola sarebbe solo uno dei tanti strumenti di prevenzione ma non l'unico. Che dire della televisione, delle trasmissioni indecenti alla Grande Fratello introdotte da Mediaset ma poi copiate anche dalla Rai. Che dire dei dibattiti politici nei quali le parti avverse si offendono, si parlano sopra, si urlano contro e dove il più urlatore ha la meglio. E che dire dei social ? Quando sono nati questi strumenti i giovani sono stati lasciati da soli a "impararne" l'utilizzo, più o meno come è avvenuto con il sesso, ed il risultato è stato appunto l'utilizzo distorto. Risultati ? Ordine di ragazzini girano filmati di bullismo per poi pubblicarli sui social fino a quando non arriva l'imprevisto ed allora tutti scandalizzati. Ma oltre ai ragazzini avete mai letto i tweet di qualche politico ? Incitamenti alla violenza, presa in giro dell'avversario e dichiarazioni false su presunti risultati sono all'ordine del giorno. 

Insomma se speriamo che la politica ci tiri fuori da questa spirale di femminicidi, lasciamo perdere, meglio seguire altre strade per cautelare le ragazze, soprattutto poi la maggioranza attuale che non riesce a partorire alcun provvedimento che non prevede un raddoppio della pena per reati già contemplati dalla legge.

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venerdì 17 novembre 2023

Il governo Meloni apre la stagione del FarWest in Italia


 Che questo governo sia un governo di fascisti capaci solo di emanare un decreto dietro l'altro con l'obiettivo di aumentare pene detentive classificare come reati penali ogni tipo di reato ora di genere amministrativo è ormai ampiamente dimostrato. Ad ogni occasione si sforna un provvedimento dal primo sui raveparty al penultimo dopo la tragedia di Caivano. A volte poi i provvedimenti spuntano all'improvviso senza una ragione particolare e tanto meno senza una discussione parlamentare. L'ultimo e forse uno dei più gravi e pericolosi è stato emanato ieri. Fra i vari inasprimenti di pene e articoli discutibili come quello che elimina il rinvio obbligatorio della pena per le donne incinte (questa è l'azione delLA prima presidente del consiglio donna) c'è un provvedimento che avvia la nuova stagione stile FarWest in Italia.

Agli appartenenti alle forze dell'ordine sarà consentito di portare fuori servizio armi private anche non di ordinanza.

Le strade delle nostre città saranno quindi percorse da persone in borghese armate con la licenza di uccidere. Almeno nel Far West le pistole portate dai cowboy erano ben visibili e portate con un bel cinturone fornito di proiettili, nelle nostre strade invece potranno circolare giovanotti ben vestiti in giacca e cravatta oppure in stile casual con maglioni abbondanti sotto i quali si nasconderanno pistoloni ben carichi pronti ad entrare in azione. Un'altra bella mano da una parte all'industria delle armi e dall'altra all'insicurezza dello strade. 

Domanda: davvero qualcuno può pensare ancora che non sia tornato il fascismo ? Anzi peggio almeno i fascisti dell'epoca mussoliniana andavano in giro con bastoni, olio di ricino e delle evidenti camice nere che li facevano riconoscere, oggi invece chiunque persona incontriate passeggiando per il corso potrebbe essere un poliziotto armato pronto ad entrare in azione. 

mercoledì 15 novembre 2023

Il fascioleghista Salvini la spunta, Landini ed il sindacato si arrendono alla deriva autoritaria del governo


Giornata da segnare sul calendario questa del 15 novembre 2023: il regime autoritario del governo fascio-leghista di Giorgia Meloni costringe il sindacato a rivedere la giornata di sciopero generale del prossimo 17 novembre con la precettazione. Orario ridotto da 9 a 4 ore. Il sindacato lascia via libera ai nuovi fascisti che per la prima volta nella storia della Repubblica intervengono su uno sciopero generale prima facendo intervenire il Garante di nomina governativo quindi tutt'altro che un organo terzo, poi viste le resistenze del sindacato con la precettazione del ministro più inutile, più inadeguato, più razzista e fascista dell'intero governo: Matteo Salvini. E' la conferma, se mai ve ne fosse ancora bisogna, che questo governo combatte i lavoratori, le fasce più deboli del paese a favore di evasori e malfattori. Ad un governo incapace di mantenere tutte le promesse fatte in campagna elettorale non rimaneva che prendersela con i lavoratori tartassati da bassi stipendi, da inflazione, dal rialzo dei mutui più di quanto abbia già fatto con la manovra finanziaria. Purtroppo Landini e Bombardieri hanno alzato bandiera bianca e con la scusa di rispettare le regole cedono al diktat autoritario e fascista di Matteo Salvini. Se anche i lavoratori e i sindacati alzano bandiera bianca le speranze di uscire indenni da questa legislatura si riducono notevolmente, se poi Meloni ed i suoi camerati riusciranno a portare a termine la riforma Costituzionale e l'Autonomia differenziata l'Italia entrerà in un altro tunnel simile a quello che aveva abbandonato dopo la seconda guerra mondiale. 

martedì 14 novembre 2023

Il governo italiano: un manipolo di sciacalli







Che il governo Meloni fosse un governo di destra non vi era alcun dubbio. Nessuna sorpresa quindi sulle politiche messe in atto contro i ceti più poveri a favore dei ricchi e degli evasori e nessun sorpresa nemmeno sui vari decreti, inutili fra l'altro, contro l'immigrazione. Nemmeno sulle promesse non mantenute ci sarebbe da meravigliarsi più di tanto in quanto qualsiasi persona con una testa pensante avrebbe capito che blocco navale, taglio legge Fornero, eliminazione accise sui carburanti e taglio delle tasse erano semplicemente promesse elettorali inattuabili. Così come la tanto temuta e paventata uscita dall'europa. 
Quello che forse qualcuno non si aspettava è che questo governo sfruttasse qualsiasi episodio per fare propaganda politica sebbene non abbia bisogno visto i numeri in parlamento. L'ultima vicenda utilizzata per fare propaganda è stata quella della piccola inglese Indi affetta da una grave patologia incurabile e mantenuta in vita solo grazie a macchinari che ne avrebbero prolungato sofferenze e vita solo vegetale. Della vicenda di questa bambina non si è occupato nessuno fra le grandi democrazie occidentale semplicemente perché per lei purtroppo non c'era alcuna speranza di vita. La Corte Suprema inglese ha deciso che per porre fine alle sofferenza della piccola sarebbe stato necessario staccarla dalle macchine e accompagnarla verso una destino purtroppo inevitabile. Invece di rispettare l'enorme dolore dei genitori e la loro comprensibile avversione a questo provvedimento, il governo italiano ha deciso di intervenire a gamba tesa sfruttando un situazione veramente drammatica. Riunione d'urgenza del governo per decidere di assegnare la cittadinanza italiana alla piccola Indi per poi portarla in Italia. Un provvedimento senza precedenti che, se fosse stato perso da un altro governo straniero nei nostri confronti, avrebbe sollevato un terremoto ed un inevitabile turbinio di polemiche incentrate sull'ingerenza straniere nei fatti del nostro paese.
Allucinanti i messaggi postati sui social da Matteo Salvini, ma non è una novità che il fascioleghista vesta i panni dello sciacallo, da Daniela Santanché, il più squallido dei post, e per ultimo anche dalLA Presidente del Consiglio che dimostra una volta di più quanto la presunta rivoluzione del primo capo di governo donna in Italia costituisca in effetti una pericolosa involuzione.

Il post della Meloni è quello più soft "Abbiamo fatto di tutto ma non è bastato". Di tutto che ? E non è bastato a che ? La bambina era affetta da una patologia incurabile l'unica cosa da fare era rispettare il dolore dei genitori e non dare loro aspettative irrealizzabili. Ma sappiamo bene che questo governo è contro la scienza, un'avversione frutto dell'ignoranza cronica della destra in questo paese e non solo.

La Santanché nel suo post afferma che "per volere di un tribunale alla bambina è stato impedito di vivere". Altra affermazione gravissima e da perfetta ignorante che non riconosce quello che la scienza aveva già stabilito: l'impedimento a vivere per quella bambina non è stato causato da un tribunale ma semplicemente da una patologia che ancora non siamo in grado di curare.

Non poteva mancare l'ennesima stronzata di Matteo Salvini che dichiara "Il governo italiano ha fatto il massimo offrendosi di curarla nel nostro Paese". Ennesima dimostrazione del pericolo nel quale si è infilato questo paese consegnandolo ad un manipolo di politica inadeguati, ignoranti e superficiali che non hanno alcun rispetto per la scienza. Le cure purtroppo per questa bambina non c'erano né in Inghilterra né tanto meno in Italia.

Lascia allibiti l'azione inutile e squallida del governo mentre poi la stessa azione non si mette in atto nel nostro paese dove migliaia di ragazzi che sono nati e vivono qui non possono avere la cittadinanza italiana, per non parlare della sanità italiana pronta secondo il governo a curare una bambina affetta da una patologia incurabile ma allo stesso tempo incapace di garantire cure adeguate per i suoi cittadini.

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domenica 12 novembre 2023

Flop dopo flop alla Meloni non rimane che attaccare la democrazia e la Costituzione



Il governo Meloni, quello del siamo pronti a governare, ha dimostrato in questo primo anno una totale incompetenza e inadeguatezza anche nel realizzare quelle politiche che avevano costituito il cavallo di battaglia della propaganda fascio-leghista: il blocco dell'immigrazione. Decreto dopo decreto il governo ha addossato la responsabilità del numero record di sbarchi a chiunque compreso appunto Cettola Qualunque. Si è passati dalle Ong, poi chiamate ad aiutare la Guarda Costiera, agli scafisti, ai complotti internazionali Franco-Tedeschi prima e russi della Wagner poi, per finire addirittura ai cittadini italiani troppo accoglienti. I vari decreti hanno tentato di bloccare questi pseudo-complottisti prima obbligando le Ong a scorrazzare dall'Adriatico al Tirreno per scaricare i naufraghi salvati, poi ad aumentare le pene per gli scafisti che avrebbero dovuto essere perseguitati su tutto il globo terracqueo, poi all'accordo storico dell'accordo con la Tunisia fallito in una settimana, poi alla "svolta storica" (una delle tante) dell'ultimo provvedimento che dovrebbe prevedere un Campo di concentramento per ogni regione (con la conseguente rivolta dei presidenti di regione e l'annullamento di vari magistrati in tutta Italia), fino ad arrivare all'ultimo "accordo storico" con l'Albania. Una fila interminabile di flop che hanno lasciato inalterato il flusso migratorio verso le nostre coste: nessuno infatti si è preoccupato di avvisare i migranti di questi provvedimenti e loro hanno continuato a sbarcare sulle nostre coste tanto che siamo arrivati ad un numero di arrivi raddoppiato rispetto al 2022 e triplicato rispetti ai governi Conte e Draghi. L'ultima spiaggia è l'Albania ma l'ennesimo fallimento è dietro l'altro a giudicare dalle dichiarazioni contrastanti della Meloni e del presidente albanese: la prima parla di 36mila migranti trasferiti nel campo albanese, il secondo toglie uno zero a quel numero e parla di circa 3500. Senza poi considerare il traffico di magistrati, forze dell'ordine e migranti fra le due coste con relativi costi a carico naturalmente delle famose "famiglie italiane".

Ma la gestione dell'immigrazione non è l'unico flop del governo fascio-leghista. Perfino su un semplice decreto che avrebbe dovuto nelle intenzioni del governo "calmeriare" il prezzo dei carburanti, è arrivato l'ennesimo fallimento. Il decreto che prevedeva dal 1 agosto l'esposizione dei prezzi medi regionali da parte dei gestori delle pompe di benzina. è stato annullato dal Tar del Lazio. Un decreto che fra l'altro aveva ottenuto l'effetto opposto di quello voluto dal governo: i prezzi sono immediatamente aumentati livellandosi verso l'alto come già era ampiamente previsto.

E che dire poi della prima reale manovra finanziaria del governo Meloni ? Un altro cavallo di battaglia completamente disatteso: le pensioni. La legge Fornero non è stata abolita come Salvini ha dichiarato per anni ai quattro venti e anzi le condizioni per andare in pensione sono peggiorate. Le tasse non sono state diminuite, le agevolazioni per le famiglie con figli sono state cancellate grazie agli aumenti dell'Iva sui prodotti per l'infanzia. Senza contare che per i 2/3 la manovra è in deficit e quindi sarà caricata sulle spalle degli italiani.

Vogliamo poi parlare della tassazione degli extra profitti delle banche ? Altro flop questa volta però causato dal governo stesso. Dopo un mese del famigerato decreto sulla tassazione degli extraprofitti, il governo presenta un emendamento che consente alle banche di non pagare la tassa purché destinino un importo due volte e mezzo il suo valore al consolidamento del proprio patrimonio. Risultato: i soldi che avrebbero dovuto versare allo stato rimangono nelle casse delle banche.

In mezzo a questo fallimento totale al governo non è rimasto che spostare il dibattito sull'ennesima riforma Costituzionale che ad intervalli di 10 anni la maggioranza di turno propone. Nel 2006 fu Berlusconi, nel 2026 c'ha riprovato Renzi ed ora ci riprova la Meloni. Tutte riforme che hanno un denominatore comune: tagliare la democrazia in nome di una presunta governabilità. La Meloni ci aggiunge un'ulteriore parola d'ordine: basta ai governi tecnici. Come se i governi tecnici dipendessero dalla Costituzione e non dalla vigliaccheria della politica incapace di affrontare momenti critici. Per dire basta ai governi tecnici come quelli di Monti e di Draghi sarebbe stata sufficiente una semplice sfiducia da parte del parlamento ma questo avrebbe voluto dire poi per i partiti mettersi a fare il lavoro sporco, quello che non porta voti.

mercoledì 8 novembre 2023

Dal "blocco navale" alla deportazione in Albania

 


La politica rispetto al problema immigrazione del governo Meloni rasenta il ridicolo ed il comico se non si trattasse poi della gestione di esseri umani che solitamente sono dei disperati in fuga da condizioni economiche, ambientali e politiche disumane. La destra ha vinto le elezioni su varie promesse inattuabili, una di queste era il blocco dell'immigrazione grazie ad un fantomatico blocco navale. Una soluzione inattuabile a meno di non dichiarare guerra a tutti i paesi africani che si affacciano sul mediterraneo.

Purtroppo per la destra il governo Meloni dopo anni di propaganda incentrata sul blocco navale per bloccare l'immigrazione, si è trovato ad affrontare l'incremento del fenomeno migratorio che è ripreso amplificato dalla fine della pandemia. Meloni ed i suoi non avevano e non hanno (come del resto tutti i governi precedenti) una politica seria per gestire l'immigrazione e quindi, non potendo attuare il folle progetto del blocco navale, si sono trovati con un numero di immigrati raddoppiato rispetto al 2022. LA presidente del consiglio in questi mesi ha fatto la trottola fra Tunisia, Libia, Europa ha cercare una via d'uscita per arginare il fenomeno senza trovare sponda in nessun interlocutore. Dopo un decreto inutile per bloccare le Ong, alle quali poi la guardia costiera ha dovuto chiedere aiuto, di fatto la situazione è andata in stallo fino a questi giorni. Giorgia Meloni, lei e solo lei non il governo e non la maggioranza, ha stretto un accordo con l'Albania per la realizzazione di un campo di concentramento in quel paese. Dopo il tentativo fallito di realizzare questi campi nelle varie regioni italiane, è ricorsa all'estero. Una soluzione fantasiosa ma che ancora una volta dimostra la totale inadeguatezza di un governo guidato da una sola persona che fa il bello ed il cattivo tempo con spirito autoritario. A conferma di questa affermazione la decisione di Giorgia Meloni a non portare in Parlamento questo fantomatico accordo anche per una semplice discussione e informazione.

Oltre all'idea balsana che certifica comunque il fallimento totale del governo rispetto alle sue fantomatiche promesse, analizziamo quello che accadrà di qui a quando sarà realizzato il campo di concentramento per ora inesistente. Il migrante che arriva in Italia sarà deportato da una nave militare italiana in Albania nel fantomatico campo. Un'aera in territorio straniero però sotto la giurisdizione italiana. Se il migrante fa domanda per asilo politico un giudice dovrà decidere sulla domanda e quindi o si sposta lui, il giudice in Albania, o il migrante è prelevato e scortato in Italia per poi essere riportato nel campo albanese. Insomma un traffico senza precedenti a carico naturalmente del contribuente italiano che con le proprie tasse contribuirò al mantenimento non solo del campo ma anche della traffico di spostamenti fra Italia e Albania. Insomma a parte tutti gli aspetti legati a normative italiane, europee ed alla nostra Costituzione un papocchio senza precedenti che il governo o meglio Giorgia Meloni porterà avanti senza un minimo coinvolgimento del Parlamento, un aspetto che si inquadra perfettamente nella riforma costituzionale e antidemocratica nonché autoritaria che la destra tenta di portare a termine.

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venerdì 3 novembre 2023

Il governo di destra inizia la nuova marcia su Roma, il paese confida nel "Non c'è due senza tre ?"

 


Quando lo scorso anno, all'indomani delle elezioni politiche e dell'insediamento del governo Meloni il più a destra della storia della Repubblica, qualcuno lanciò l'allarme sul pericolo di un ritorno del fascismo e in molti si lanciarono in affermazioni negazioniste in tal senso. Certo chi avvertiva quel pericolo non pensava certo ad un nuovo Mussolini ed a una nuova presa del potere con un colpo di Stato, i tempi sono sicuramente diversi e non ci sarebbero spazi per un intervento di quel genere. ma tornare ad una sorta di "dittatura" democratica non sarebbe impossibile ed è quello che stanno tentando di fare Meloni e Fratelli d'Italia con la loro proposta di riforma Costituzionale.

Se ne inizia a parlare ed i capisaldi della proposta della destra sono essenzialmente tre:
- elezione diretta del Capo del governo;
- premio di maggioranza alla formazione politica che vincesse le elezioni per portarla al 53%
- limitazione sostanziale dei poteri del Presidente della Repubblica.

L'elezione diretta del Capo del Governo è una modalità che non esiste in nessuna democrazia del mondo in quanto sarebbe come consegnare il potere ad un uomo solo. Questa idea partorita da Matteo Renzi e mutuata dalla elezione del sindaco di un comune è stata fatta propria dalla Meloni, ma naturalmente estendere questo tipo di elezione dal sindaco al Capo del Governo è di una pericolosità unica. Modalità che ha senso per amministrare un Comune ma non certo per governare un paese dove i poteri sono più ampi e quindi necessitano dei giusti contrappesi.
Meloni e soci però non si accontentano e vogliono dare al futuro Capo di governo poteri assoluti in modo da non intralciare l'attività del governo stesso e quindi che hanno pensato ? Il partito che vince le elezioni e che esprime il Presidente del Consiglio avrà anche un premio di maggioranza per raggiungere il controllo assoluto del parlamento. Di fatto quindi il parlamento non avrà più alcuna funzione se non quella di ratificare i provvedimenti del governo (chi conosce la storia del ventennio fascista sa esattamente che cosa significa).
Rimane ancora un ultimo ostacolo alla "dittatura" democratica: il Presidente della Repubblica. Di fatto il Presidente vedrebbe già limitati i suoi attuali poteri in quanto non avrebbe più la funzione di nominare il Capo di Governo, gli sarebbe tolto il potere di sciogliere le camere attraverso un meccanismo ancora non ben chiaro e per completare l'opera saranno aboliti i senatori a vita. Insomma una specie di fantoccio che dal Quirinale osserverebbe solo ciò che accade senza potere di intervento (più o meno come nel ventennio quando il Re non contava assolutamente niente).

Se questa riforma passerà avremo quindi una Repubblica non più parlamentare ma con un uomo solo al comando. L'unica speranza di evitare questa catastrofe sta nell'ultima parola per l'approvazione finale della riforma che dovrà infatti passare dal referendum. Ora ci hanno già provato due precedenti governi a fare questa operazione: Berlusconi nel 2005 e Renzi nel 2016. Con sfumature diverse le due riforme ricalcavano quella della Meloni ed entrambe furono rimandate al mittente dai cittadini che in massa votarono contro. Sarà la fine che farà anche la riforma Meloni ... c'è da augurarselo per non cancellare del tutto la Resistenza, la Costituzione e la democrazia.

giovedì 2 novembre 2023

La poca dimestichezza della destra con i telefoni: storie dalla repubblica delle banane


Si vede proprio che la destra, quando si trova al governo, non può fare a meno di ridicolizzare il paese dalla più alta istituzione dopo il Presidente della Repubblica. E c'è sempre di mezzo il telefono ... del Presidente del Consiglio. Nel 2010 Silvio Berlusconi telefona alla Questura di Milano per far rilasciare Ruby Karima che era stata fermata per un'accusa di furto. La ragazza minorenne nella rubrica del suo telefono aveva il numero di Berlusconi ed il buon Silvio interviene da Parigi per mettere a tacere tutto e soprattutto i suoi rapporti con la escort. 
Oggi sempre il telefono è il protagonista principale ed ancora una volta l'utilizzatore di questa diavoleria tecnologica è LA Presidente del Consiglio. Due burloni russo pubblicano lo scherzetto telefonico combinato a Giorgia Meloni un mesetto fa. Uno dei due burloni spacciandosi per il Presidente della Commissione dell'Unione Africana telefona a Palazzo Chigi e si fa passare Giorgia che cade nel tranello. Già qui l'evento è tragicomico. L'argomento della telefonata è la guerra in Ucraina e qui la situazione si ingarbuglia. La Meloni rivela il suo pensiero sulla situazione della guerra, un pensiero che esattamente l'opposto di quanto il governo va dichiarando. Giorgia afferma dello sfinimento della situazione che si è creata e della necessità di trovare un via d'uscita, ma soprattutto che lei ha la soluzione ma la tirerà fuori al momento opportuno. Insomma la borgatara si spaccia per una grande statista, non dichiara che la guerra e la vittoria dell'Ucraina è l'unica soluzione come sostiene pubblicamente per finire con affermare di avere la soluzione al problema.
Ogni commento è superfluo per capire in che mani siamo: un presidente del consiglio che mente al paese e che senza nessun filtro fa affermazioni piuttosto gravi senza accertarsi della identità del suo interlocutore. Insomma l'Italia è passata dalle mani di un delinquente frequentatore di escort anche minorenni ad una sprovveduta, circondata da sprovveduti, che spara bugie al paese intero e poi spiattella il suo pensiero al telefono.
Qualcuno si chiede: ed ora che succederà ? Assolutamente niente ... siamo in Italia, il paese il cui parlamento ha votato, compresa la Meloni, che Ruby era la nipote di Mubarak e che ora, se ci sarà bisogno, voterà che LA Presidente del Consiglio era convinta di parlare con il Presidente di un qualsiasi stato africano. Non siamo normali perché se lo fossimo stati Berlusconi si sarebbe dovuto dimettere allora come oggi si dovrebbe dimettere la Meloni con tutti i suoi ministri. Quasi certamente il tutto si risolverà con la testa di un povero funzionario di Palazzo Chigi che non ha fatto funzionare il filtro necessario per bloccare certe telefonate scherzose. E pr fortuna era uno scherzo ... pensate che fosse successo se all'altro capo del telefono ci fosse stato un agente segreto di Putin o di Biden.

sabato 28 ottobre 2023

Da "due popoli due stati" a "due terrorismi che si fronteggiano" con il bene placito di un terzo guidato dall'Italia


La situazione a Gaza è ormai fuori controllo, come era facilmente prevedibile, dopo 80 anni di guerre fra israeliani e palestinesi senza che il maggior responsabile di questo scempio, l'occidente, muovesse un dito per risolvere la questione. Qualsiasi commento e qualsiasi analisi sulla guerra attuale non può certo prescindere dall'analisi storica di quanto è accaduto a partire dal quel tragico 14 maggio 1948. E' una storia che si perde nella notte dei tempi ma che ha una svolta nel 1948 quando gli inglesi lasciano il territorio ed in maniera unilaterale si insedia lo stato di Israele Uno stato che progressivamente sottrae in maniera arbitraria territori ai palestinesi fino ad arrivare alla situazione attuale dove a Sud la striscia di Gaza, più piccola della Val d'Aosta, è tenuta sotto controllo dagli israeliani come se fosse un vero e proprio campo di concentramento, mentre a Nord i territori sono continuamente sottratti ai palestinesi per gli insediamenti dei coloni israeliani. Lo Stato di Israele ha da sempre disatteso le risoluzioni dell'Onu che lo invitavano a liberare i territori occupati, mentre i palestinesi, orfani di un qualsiasi Stato che si potesse definire tale, hanno trovato solo nelle azioni terroristiche il modo per non essere dimenticati a abbandonati.
Con l'insediamento del governo di destra con a capo Netanyahu la situazione si è progressivamente deteriorata fino ad arrivare all'attacco terroristico del 7 ottobre da parte di Hamas. Un'azione scellerata e disumana ma la risposta quale è stata ? Perché se Israele ha si il diritto di difendersi non dovrebbe avere il diritto di rispondere a sua volta con azioni di stampo terroristico condotte però con mezzi di distruzione notevolmente superiori a quelli di Hamas. Israele lancia missili, bombarda con attacchi aerei, attacca dal mare ed infine entra nella striscia di Gaza con truppe di terra e carri armati. A queste azioni scellerate si aggiunge l'interruzione di forniture vitali alla popolazione di Gaza: niente energia elettrica, niente carburanti, niente viveri e soprattutto niente acqua. E' difficile trovare differenze fra i campi di concentramento nazisti e la striscia di Gaza, ormai un enorme campo di concentramento a cielo aperto con 2 milioni di persone. Un campo di concentramento nel quale in un paio di settimane sono state uccise più di 8 mila persone con un 40% di bambini. Davvero con questi numeri è difficile non paragonare gli israeliani ai nazisti che perseguivano il genocidio del popolo ebraico.
E l'Occidente ? Beh l'occidente è il maggiore responsabile di questa situazione che si trascina da quasi 80 anni in quanto appoggia in maniera incondizionata la presenza univoca di uno Stato in un territorio che di fatto appartiene a popolazioni diverse. Aver contribuito all'insediamento dello Stato di Israele in quei territori, è stato come una specie liberazione della proprio coscienza rispetto allo sterminio perpetrato dal nazismo ai danni del popolo ebraico. In realtà si è trattato di aiutare un popolo, quello ebraico, ai danni di un altro, quello palestinese. In quella regione arabi ed ebrei vivevano pacificamente fino a quando non si è insediato in maniera unilaterale lo Stato di Israele, da quel momento è stata una guerra continua. Un conflitto al quale nessuno in questi 80 anni ha saputo dare una risposta ed uno sbocco soddisfacente per entrambe le popolazioni, anzi tutto il mondo occidentale anche oggi mentre condanna, giustamente il terrorismo dei palestinesi, al contempo giustifica gli atti di terrorismo di stato degli israeliani.

Oggi in questa difesa ad oltranza ed oltre ogni logica si è distinta l'Italia ed il governo fascista che da un anno e mezzo guida il paese. L'Onu trova il modo di approvare una risoluzione, sicuramente inutile ma almeno formalmente condivisibile, che chiede il cessate il fuoco, ma il governo italiano non la vota e si astiene schierandosi senza se e senza ma a fianco dei fascionazisti israeliani.

mercoledì 18 ottobre 2023

Finanziaria 2023: più che una manovra un raggiro


Ogni anno in questo periodo si discute la manovra finanziaria per l'anno successivo ed ogni anno le polemiche sono inevitabile in quanto il governo in carica solitamente disattende qualsiasi promessa e qualsiasi aspettativa del paese. Purtroppo ormai l'Italia è governata da incapaci che, oltre a far crescere il debito pubblico, non hanno una visione di sviluppo che vada oltre i 6 mesi, l'intervallo di tempo che intercorre fino alle successive elezioni. Il governo Meloni quest'anno ha aggiunto un altro elemento di "soddisfazione" alla manovra: IL RAGGIRO.

Già dalle premesse la Giorgia ha iniziato a prendere per i fondelli il paese dichiarando che: "La coperta è corta (poca disponibilità finanziaria ma .. quando mai la disponibilità è stata sufficiente ?) e quindi sarà necessario spendere "bene" i fondi disponibili". Domanda: perché se la disponibilità fosse stata maggiore si sarebbe potuto anche spendere male i fondi a disposizione che, non dimentichiamolo, provengono dalle tasse degli italiani ? Già in questa premessa c'erano già tutti i presupposti per una presa in giro, che poi si è palesata nei vari provvedimenti.

Partiamo da uno dei più eclatanti raggiri: IL TAGLIO DI 20 EURO DEL CANONE RAI. Mettiamo da parte la promessa elettorale di abolirlo, il taglio è forse una presa per il sedere più grande della non abolizione. La riduzione del canone Rai da 90 a 70 euro non comporterà una diminuzione dell'introito della Rai e sapete perché ? Semplicemente perché la riduzione dei fondi dovuta alla diminuzione del canone sarà compensata dallo Stato che verserà alla Rai una somma di pari importo. E dove sarà prelevata questa somma ? Dalla fiscalità generale. Quindi i cittadini verseranno un canone di 20 euro in meno ma allo stesso tempo lo Stato preleverà quei 20 euro dalle tasse da loro versate e li girerà alla Rai. 

Altra storia quella della sanità. Meloni si vanta di aver stanziato la più alta cifra mai stanziata da un governo per la sanità. Vero: con i 3 miliardi stanziati si arriverà a 136 miliardi. Peccato che i 3 miliardi siano già stati mangiati dall'inflazione e serviranno solo a coprire le maggiori spese dovute appunto all'inflazione. Insomma i tempi del Covid sono già dimenticati e l'obbiettivo del governo di destra è solo quello di distruggere la sanità pubblica a favore della sanità privata. Il governo ha già dichiarato palesemente che si ricorrerà alla sanità privata per abbattere le liste di attesa per le quali non servono né più fondi né strutture private ma un unico provvedimento: abolire le prestazioni libere professionali all'interno delle strutture pubbliche.

Poi c'è il tema delle tasse. La manovra prevede la conferma del taglio del cuneo fiscale e la tanto decantata revisione delle aliquote Irpef che saranno ridotte da 6 a 4 con un solo piccolo problema: tutti provvedimenti limitati nel tempo al 2024 ma soprattutto approvati in deficit quindi facendo debito. Si tratta della stessa strategia del Canone Rai: ti diminuisco le tasse che però poi ti prelevo attraverso altri canali.

Ed infine la regina di tutte le truffe di questa manovra: il ponte sullo stretto. Nonostante le ristrettezze della finanziaria 2024 il governo non ha saputo bloccare le manie del ministro più incompetente della storia della Repubblica Italiana: Matteo Salvini. Il cazzaro verde ha ottenuto ben 3 miliardi da utilizzare nei prossimi tre anni per iniziare la costruzione del ponte. Quindi si da inizio ad un'opera per la quale attualmente si prevede un costo di 15 miliardi, con solo un quinto dei fondi necessari e che quindi, nel caso davvero si iniziasse la realizzazione, è destinata a bloccarsi. Uno scempio totale.

Ecco questi sono i capisaldi della manovra finanziaria del 2024, ma ci sono altre perle di saggezza (asili nido gratuiti per le famiglie con due figli anche le più agiate, mentre una famiglia che vive in ristrettezze con un solo figlio ... cavoli suoi) più o meno eclatanti (tutta la manovra non è che un bonus considerato che i vari provvedimenti sono limitati al 2024) come la propaganda del governo fascista che spaccia questa manovra come un grande risultato mai raggiunto dai governi precedenti.

sabato 14 ottobre 2023

Scontro fra terroristi: Hamas - Israele

 


Schierarsi da una parte o dall'altra (palestinesi vs israeliani) senza conoscere la storia rischia di ricondurre il tutto ad uno scontro fra tifoserie da bar dello sport. Peccato che la vicenda drammatica di questi giorni, oltre a trascinarsi da quasi 80 anni, finisca per contare centinaia di migliaia di morti soprattutto fra le popolazioni civili delle due fazioni. Fare il tifo per l'una o l'altra parte non serve a niente se non a provocare altre morti.

Tutto inizia nel 1947 quando l'Onu decide in maniera unilaterale che in Palestina dovrà sorgere uno stato di Israele. Una decisione presa senza il consenso degli stati arabi e soprattutto dietro l'emotività dell'olocausto. il mondo occidentale si sentiva in colpa verso il popolo ebreo e pensava di riscattarsi assegnando a quel popolo i territori palestinesi come contropartita di milioni di morti. Intento nobile se non fosse stato per la presenza in quei territori anche di una forte componente araba. Da quel momento è scoppiato il caos in una zona geografica dove ebrei ed arabi convivano abbastanza pacificamente. Dopo quanto accaduto sabato scorso le parole del cancelliere tedesco Scholz dimostrano quanto il problema di coscienza scaturito dall'olocausto non sia ancora stato assorbito. 

"La nostra responsabilità derivante dall'Olocausto, ci impone il dovere perenne di difendere l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele"

Quindi poiché l'occidente, Germania in testa, ha provocato l'Olocausto dove sono stati sterminati milioni di ebrei, ora l'occidente deve garantire l'esistenza e la sicurezza dello Stato di Israele qualunque politica quello Stato metta in atto. Poco importa se Israele da anni ha trasformato Gaza in un enorme capo di concentramento con circa due milioni di persone rinchiuse in un territorio di pochi chilometri quadrati, poco importa se progressivamente Israele ha sottratto territori ai palestinesi come dimostra la cartina pubblicata sopra, poco importa se oggi Israele toglie corrente, acqua, gas, viveri a due milioni di persone come risposta ad un attacco terroristico sanguinario e criminale condotto da qualche centinaio di esaltati. In buona sostanza poco importa se Israele prende le forme di uno stato terrorista per rispondere al terrorismo di Hamas. Ora va bene la solidarietà con Israele che oggi conta centinaia di morti e di ostaggi, va bene difendere lo stato di Israele, ma non va bene che uno stato che si ritiene democratico debba rispondere al terrore con altrettanto terrore. Le vittime di Hamas sono state principalmente civili innocenti, le vittime di Israele saranno allo stesso modo soprattutto civili inermi e la cui unica colpa sarà quella di essere nati in Palestina.

NO. Qualunque siano le responsabilità dei paesi occidentali per quanto avvenuto nella seconda guerra mondiale, non si può oggi consentire ad uno stato di mettere in atto le stesse pratiche utilizzate dai nazisti per sterminare quel popolo. Se accadrà le tragedie del passato non saranno servite a niente.

mercoledì 11 ottobre 2023

La solita pantomima della politica mondiale e italiana


Purtroppo quello che sta accadendo in Israele, così come ciò che è accaduto in Ucraina, è il segnale di un'incapacità politica mondiale a governare i fenomeni che si sono verificati dopo la caduta del muro di Berlino. Il mondo, dopo la seconda guerra mondiale, è andato a traino degli Stati Uniti che però, con l'11 Settembre, hanno mostrato non solo incapacità ad affrontare un attentato terroristico senza precedenti, ma anche a combatterne le conseguenze targando quell'attentato come un atto di guerra. Giudicare gli eventi sulla emotività del momento è irresponsabile soprattutto quando si dimentica la storia e quanto accaduto prima dell'evento stesso. 
L'attacco terroristico di Hamas in Israele è sicuramente tragico, irresponsabile, disumano e tutto quanto di spregevole si possa pensare, ma in questi 80 anni, che vanno dalla decisione di insediare lo stato di Israele in Palestina ad oggi, qualcuno si è occupato seriamente della situazione che si è creata da quella nefasta decisione del mondo occidentale dopo la seconda guerra mondiale ? Quante risoluzioni dell'Onu sono state disattese da Israele soprattutto in merito alla situazione delle popolazioni della Striscia di Gaza ? Quante volte Israele ha risposto ad attentati terroristici bombardando la striscia di Gaza in maniera indiscriminata ? Qualcuno, a parte alcune organizzazioni umanitarie, si forse preoccupato delle condizioni di vita dei palestinesi in quei territori che venivano loro sottratti giorno dopo giorno ? Generazioni di palestinesi sono nate e vissute all'interno di quello che può essere considerato un enorme campo di concentramento: la striscia di Gaza. E l'occidente ? Una volta liberatosi di Hitler e delle sue politiche razziste e dedite al genocidio, l'occidente ha pensato bene di liberarsi degli ebrei relegandoli in Palestina con una decisione unilaterale. Da quel momento in quei territori, che fino a quel momento vedevano vivere in pace palestinesi ed ebrei, è scoppiato l'inferno. Un inferno al quale nessuno ha mai pensato di porre veramente fine appoggiando quasi sempre e quasi incondizionatamente la politica genocida di Israele verso i palestinesi. A tirare la corda è inevitabile che questa poi si rompa.
Oggi è facile mettersi dalla parte di Israele e condannare Hamas dimenticando tutta la storia di questi 80 anni, ma questo atteggiamento non risolverà il problema, anzi lo renderà più drammatico. Il mondo va ormai verso la terza guerra mondiale somministrata a piccole dosi.

lunedì 9 ottobre 2023

Chi si ritiene innocente scagli la prima pietra

 


La risposta di Israele su Gaza è in corso, le forze armate stanno riprendendo il possesso dei centri abitati dove sono ancora presenti miliziani di Hamas e pianificando una apparentemente inevitabile invasione di terra nella striscia di Gaza. Sabato notte un’ondata di massicci bombardamenti ha ucciso almeno 370 palestinesi (tra cui 20 bambini), altri 2000 sono stati feriti, e nell’operazione che Israele ha battezzato “Spada di Ferro” sono stati colpiti decine di edifici militari e residenziali, è stato abbattuto e ridotto in macerie il grattacielo di 14 piani che ospita gli uffici di giornali e televisioni nel centro di Gaza e che comprendeva almeno 100 appartamenti.
Tra gli edifici presi di mira la casa del leader di Hamas Yahya al-Sinwar, la sede delle istituzioni di beneficenza nel Sud di Gaza, l’edificio al-Hashem nel Nord della Striscia, che ospitava una Ong locale e 15 appartamenti civili. Tutto questo in un’area ancora segnata dalle guerre precedenti. E dove, secondo il Consiglio norvegese per i rifugiati, a febbraio quasi 2.000 case erano ancora in rovina a causa degli attacchi israeliani avvenuti negli ultimi dieci anni.
Riferisce Medici Senza Frontiere che le forze israeliane sabato abbiano colpito una clinica e un’ambulanza davanti all’ospedale Nasser, nel Sud di Gaza uccidendo un’infermiera, un autista di ambulanza e danneggiando una stazione di ossigeno.
Gli altri ospedali, sovraffollati e dipendenti dagli aiuti internazionali, stanno usando gli ultimi generatori elettrici ancora funzionanti per fare fronte al gran numero di feriti in arrivo e, secondo i dati diffusi dall’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso dei rifugiati palestinesi, già in 20.000 hanno lasciato le regioni di confine di Gaza per dirigersi nelle zone più interne cercando rifugio nelle scuole delle Nazioni Unite.
Gaza è una prigione a cielo aperto, un gigantesco campo profughi che vive una crisi umanitaria cronica e in costante deterioramento dal 2007, anno della vittoria elettorale di Hamas. Da allora Israele impone sulla Striscia un blocco aereo, terrestre e marittimo. Ecco perché dopo le parole nette di sabato del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha dichiarato: «Israele è in guerra. Lasciate Gaza, ridurremo i covi di Hamas in rovine», le organizzazioni locali fanno appello alla comunità internazionale per aprire corridoi umanitari e provare a evacuare la popolazione.
Sanno che di fronte alle parole «Lasciate Gaza», la reazione di ogni palestinese nella Striscia è «Nowhere to go». Non sappiamo dove andare.
Era così anche prima, quando sopravvivevano con tre, quattro ore di elettricità al giorno, è così a maggior ragione oggi, sotto i bombardamenti israeliani e dopo che il ministro dell’Energia di Tel Aviv Israel Katz ha annunciato l’interruzione totale della fornitura energetica al territorio assediato.
Decisione che si configura come un crimine di guerra.
Gaza è stata il grande rimosso degli ultimi anni e il suo destino oggi è il maggiore punto interrogativo della guerra: due milioni di persone che non hanno modo di uscire e che sono destinate a pagare il prezzo degli eventi.
Ecco perché l’immagine del bulldozer che sabato ha sfondato le barriere di sicurezza israeliane ha una enorme potenza simbolica e avrà una lunga eco per la causa palestinese, nel mondo arabo e non solo, perché come dicono gli abitanti di Gaza contattati da La Stampa nella giornata di ieri, rappresenta «la prima vittoria e la resistenza all’occupazione».
Per Samy A. (che non vuole dichiarare il suo cognome e parlava ieri mattina al telefono dalla Striscia) «la violenza dell’azione di Hamas era il solo modo per porre fine alla situazione a Gaza. Lo hanno fatto nel peggior modo possibile – dice – ma hanno ricordato al mondo che esistiamo e che non era più accettabile considerare l’assedio come una situazione che non sarebbe mai cambiata».
Muhammad, trent’anni, anche lui raggiunto telefonicamente, racconta di essere scappato da casa sua nel Sud della Striscia senza prendere niente, se non qualche vestito e delle coperte per far trascorrere la notte ai suoi due bambini piccoli. Per la sua famiglia, come per centinaia di altre, questa guerra è un copione che si ripete. I suoi figli non erano nati durante la guerra del 2014, ma a 5 e 7 anni stavano già subendo le conseguenze dell’assedio: «Lo sapevano tutti che sarebbe successo prima o poi. Non si possono ignorare due milioni di vite in una prigione e pensare che saremmo rimasti passivi per sempre, che avrebbero potuto continuare ad umiliarci così. Ma sappiamo che la ritorsione stavolta sarà diversa. Guardo al futuro e vedo altri morti e altri martiri».
Per quasi vent’anni i leader mondiali – Stati Uniti in testa – si sono accontentati di contribuire alla sola risposta alla crisi umanitaria, anche se in maniera incostante ed insufficiente.
Solo osservando eventi e numeri dei mesi appena trascorsi, era chiaro che la situazione era destinata a deflagrare.
Era dalla Seconda Intifada dei primi anni 2000 che non si registravano così tanti morti palestinesi e israeliani. A questo si aggiunge la mano libera lasciata dal governo ai coloni nell’ampliamento degli insediamenti illegali in Cisgiordania e un aumento delle irruzioni e delle violenze nella simbolica moschea di Al-Aqsa.
Sullo sfondo, lo stallo di Gaza che nessuno ha saputo o voluto affrontare.
Perciò, per tutti, oggi è anche il giorno della ricerca delle responsabilità nelle falle della sicurezza dei servizi israeliani ma anche delle responsabilità politiche. Dopo 15 anni quasi ininterrotti di leadership di Benjamin Netanyahu, molti hanno assorbito la sua visione del conflitto, quella cioè di una cristallizzazione dell’isolamento di Gaza.
Il quotidiano israeliano Haaretz, ieri mattina, titolava un durissimo editoriale con queste parole: «Netanyahu è responsabile di questa guerra tra Israele e Gaza». Si legge: «Il primo ministro, che si vantava della sua vasta esperienza politica e della sua insostituibile saggezza in materia di sicurezza, non è riuscito a identificare i pericoli verso i quali stava consapevolmente conducendo Israele quando ha istituito un governo di annessione ed esproprio, quando ha nominato Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir a posizioni chiave, abbracciando al tempo stesso una politica estera che ignorava apertamente l’esistenza e i diritti dei palestinesi». Tesi rafforzata anche da Anshel Pfeffer, corrispondente da Israele per The Economist, che ieri scriveva: «Netanyahu ha cercato di ignorare Gaza durante i suoi molti anni in carica. Non ha mai fatto progetti per il suo futuro e dopo ogni round di combattimento si è affrettato ad occuparsi di altro. Ora sarà ricordato per sempre dagli israeliani per questo disastro. Questa è la sua eredità».
La ritorsione per l’attacco sferrato da Hamas verrà pagata col sangue dei civili di Gaza, ma le conseguenze politiche dell’accaduto probabilmente saranno due. La prima, la crisi definitiva dell’era Netanyahu. La seconda, il rafforzamento di Hamas in Cisgiordania, dove la popolazione è sempre più lontana dalla politica dell’Autorità Palestinese, considerata troppo debole e compromessa dalla collaborazione con Israele e dal suo leader, Mahmoud Abbas, che non gode più da tempo di legittimità tra i palestinesi. Quello che l’attacco di Hamas, quindi, rischia di generare negli animi dei palestinesi frustrati e soprattutto delle generazioni più giovani, è che il gruppo armato appaia come il solo in grado di riportare al centro una questione troppo a lungo ignorata.
C’è tutto questo nell’immagine dello squarcio aperto dal bulldozer che ha demolito la rete che confinava Gaza nell’assedio. Il sangue dei civili e il rischio di nuovi estremismi.
(Articolo di Francesca Mannocchi)