giovedì 31 ottobre 2019

Sul tragico passato non si scherza


Fino a che ci si scanna, politicamente parlando, sulle tasse, sui bonus, sul reddito di cittadinanza, sulla legge elettorale, insomma su tutti i "problemini" della vita quotidiana va bene, si può anche giocare a chi ce l'ha più duro, ma quando si parla della storia che ci siamo lasciati alle spalle non si scherza più. Su questi temi che riguardano la condanna e il mettersi al riparo da rigurgiti nazisti, fascisti, xenofobi, antisemiti si dovrebbe essere tutti d'accordo senza se e senza ma, soprattutto se si tratta di rendere onore ed omaggiare chi è uscito "vivo" da quel periodo storico. Qui la politica non c'entra, ma prende il sopravvento la democrazia e il bisogno di non far ricomparire dopo oltre 70 anni quei fantasmi che hanno portato morte e distruzione in europa. E invece eccoci ancora a confrontarci con razzismo, antisemitismo e tutto ciò che ne consegue. Il tutto poi non per strada, non in uno dei tanti quartiere degradati delle nostre città ma bensì all'interno dell'aula del Senato, il luogo più alto della vita democratica del nostro paese. Ieri si votava per insediare una commissione che si dovrebbe occupare proprio di questo rigurgito fascista, razzista e xenofobo che da qualche tempo è risorto in Italia. Commissione proposta dalla senatrice Liliana Segre, una sopravvissuta al terrore di Auschwitz per le sue origini ebree. Ora votare a favore o contro l'insediamento di questa commissione ci può stare, ma quando l'aula del senato si appresta ad omaggiare la senatrice non ci sono né se né ma che possono giustificare il rimanere seduti: ci si alza in piedi, se si vuole non si applaude, ma si rende omaggio ad un personaggio come la senatrice Segre. Ecco invece che la parte più becera dell'aula, quella del centro destra che va da Fratelli d'Italia a Forza Italia passando per la Lega, rimane impassibile seduta a denti stretti come se niente fosse. Ora che questa parte politica, nonostante le dichiarazioni di intenti, sia di natura razzista e fascista è dimostrato ampiamente in ogni occasione (ultima la manifestazione di San Giovanni a Roma dove insieme ai tre partiti sfilavano i fasci di CasaPound), ma che questa dimostrazione avvenga proprio all'interno dell'aula del Senato lascia attoniti ed esterrefatti anche coloro che hanno sempre sostenuto la natura della destra italiana. A voglia Salvini poi a dire che lui non è razzista, non è antisemita, non è xenofobo .... bene se non è tutto questo, ieri poteva almeno alzarsi in piedi, ma la sua vera natura è di tutt'altro genere ed insieme alla Meloni (mettiamo da parte il povero Berlusca che ormai è come uno di quei gommoncini che i grandi yacht si portano a traino in caso di bisogno) forma un duo molto ma molto pericoloso. E ieri il pericolo lo abbiamo toccato con mano. Speriamo ora che anche i più scettici si siano resi conto che il fascismo, il razzismo sono all'interno delle nostre istituzioni democratiche e che se non si pone un argine serio, saranno presto dolori seri.

mercoledì 30 ottobre 2019

La democrazia questa sconosciuta


L'Italia è quel paese dove ogni 6 mesi si vota: che si tratti di elezioni politiche, europee, regionali, comunali, referendum ogni governo centrale si trova ad affrontare una tornata elettorale a cadenza più o meno semestrale. L'aspetto più controverso di queste elezioni continue è che ogni genere di voto viene sempre interpretato dalle forze politiche come se si trattasse di un voto nazionale pro o contro il governo. Che si voti per le europee o per il piccolo comune sperduto di poche migliaia di anime, non fa differenza. L'aspetto più comico è che l'interpretazione della votazione cambia a seconda se una forza politica sia al governo o all'opposizione. Non hanno fatto eccezione le recenti elezioni in Umbria. Il centro destra, uscito nettamente vincitore, per bocca del solito Salvini annuncia che gli italiani, badate bene gli italiani e non circa 600 mila persone, hanno votato per mandare a casa il governo che ora è più illegittimo che mai. Naturalmente il centro sinistra la pensa esattamente in maniera opposta: il voto in Umbria ha valore solo regionale e non avrà conseguenze sul governo nazionale. A parti invertite i pareri sarebbero stati opposti. Cioè se il governo nazionale fosse stato di centro destra e avesse vinto in Umbria il centro sinistra, Salvini avrebbe detto quello che oggi dice Conte e Di Maio-Zingaretti avrebbero fatto le stesse dichiarazioni di Salvini. Fa parte della famosa "coerenza" del politico italiano che quando sta all'opposizione dice una cosa salvo poi dire l'opposto se va al governo. C'è poi un altro aspetto che investe il concetto di democrazia e che fa trapelare l'idea fasulla che tutti i partiti, soprattutto coloro che lo vorrebbero ad ogni costo, hanno del federalismo. Che senso ha per esempio avere uno stato diviso in regioni se poi si pretenderebbe che in ogni regione si avessero delle amministrazioni dello stesso colore del governo centrale ? Dare ad ogni elezione regionale e/o comunale un'interpretazione nazionale non solo è sbagliato ma renderebbe inutile la presenza appunto di regioni e/o comuni. Pretendere che ogni regione sia governata dalla stessa maggioranza che governa a livello nazionale sarebbe un colpo alla democrazia e soprattutto alla Costituzione che tiene naturalmente separate le due entità, Stato e Regioni. Secondo l'interpretazione di tutta la politica italiana, ad ogni elezione di un'amministrazione locale che non si sovrappone esattamente al risultato della elezione politica nazionale, si dovrebbe procedere allo scioglimento delle camere e riandare al voto politico. Una scemenza ma soprattutto un'interpretazione anticostituzionale che purtroppo è comune a tutti i partiti dell'arco costituzionale e non. Questo è un altro segnale del livello veramente infimo raggiunto dalla qualità socio-culturale- politica della nostra classe dirigente.

mercoledì 23 ottobre 2019

L'ITALIA: IL PAESE DOVE PIU' SEI UN PERSONAGGIO CONTROVERSO E PIU' HAI POSSIBILITA' DI AVERE SUCCESSO IN POLITICA


In Italia una frase comune quando qualche scandalo colpisce un politico è: in un paese normale sarebbe stato cacciato o sarebbe stato costretto a dimettersi o sarebbe stato preso a calci nel sedere. E' famoso il caso di quel ministro tedesco (Shavan) che alcuni anni fa fu costretto a dimettersi perché si scopri che aveva copiato la tesi di dottorato. Un caso che fa sorridere i nostri politici che spesso sono invischiati in faccende molto più serie e gravi. Si va da Berlusconi con le sue notti brave ed i suoi bunga bunga, a Renzi invischiato in faccende familiari controverse, fino ad arrivare oggi alla faccenda del coinvolgimento della Lega e del suo segretario in affari poco chiari con la Russia di Putin. Naturalmente nessuno dei sopra citati ha ritenuto opportuno dimettersi accampando le scuse più puerili e incomprensibili per un osservatore esterno. Berlusconi si giustificava oltre che negando anche con la scusa che si trattava di faccende private (salvo poi alzare il telefono una sera per chiamare una stazione di polizia affinché liberassero la "presunta" nipote di Mubarak). La scusa di Renzi era che le faccende nelle quali erano coinvolti i genitori erano naturalmente questioni loro (salvo poi intrecciare gli affari renziani con quelli della Consip, l'agenzia per gli acquisti della P.A.). Salvini, dopo essersi difeso con delle colossali bugie che basterebbero a farlo andare una volta per tutte a lavorare, continua a sbraitare di non aver preso un rublo facendo finta di ignorare che è sufficiente la richiesta della tangente per passare dei guai (senza contare le intercettazioni telefoniche del suo collaboratore Savoini che esplicitamente chiede soldi per la Lega). Naturalmente tutti si trincerano dietro la scusa che "senza una condanna in via definitiva non c'è nessuna ragione che giustifichi le dimissioni". E d'altra parte come dare torto a questi presunti politici ? Berlusconi era difeso a spada tratta dai suoi fan ed anzi era additato dal "cittadino medio" come un furbo perché sfruttava la sua posizione per accaparrarsi i favori di qualche giovane ragazza ricompensata profumatamente. Renzi si è permesso addirittura di formare un altro partito dopo che il Pd aveva assicurato la fiducia al governo Conte e nonostante questo ennesimo sgarbo c'è gente che gli da ancora credito. Ma il fenomeno da baraccone è senz'altro Salvini che nonostante i suoi guai russi continua a imperversare a suon di selfie accolto a braccia aperte come salvatore della patria. Salvini fra l'altro è quello che, stordito dai suoi mojito, a suon di girare l'Italia nella varie regioni dove si svolgono votazioni al grido "Li mandiamo a casa", ha finito per mandare a casa se stesso. Nonostante questa scempiaggine c'è una notevole fetta del paese che gli da credito. Ora la domanda è: ma quando mai l'Italia diventerà veramente un paese moderno, al passo con gli altri, serio e affidabile ? Non c'è riforma che tenga per trasformare questo paese destinato a rimanere il fanalino di coda del mondo occidentale ... e la colpa non è della politica.

giovedì 17 ottobre 2019

Ecco quale è il vero problema



D’accordo. Mettete per un attimo da parte Renzi. Dimenticate il duello. Eliminate Vespa, lo studio, la scenografia, i giornalisti (poco più che tappezzeria), le vostre idee e convinzioni.
Ciò che resta laggiù, sulla sinistra dello schermo, è il peggior politico che si sia mai affacciato sulla scena politica italiana.

Non utilizzerà più di 80 vocaboli (rutti compresi), ripete come un disco rotto offese da asilo Mariuccia (“genio incompreso”), ha un repertorio di tic, sbuffi e sospiri che ti costringe a subire in sottofondo, fa battute che faticherebbero a sfondare in un club di terza serata (“Abbiamo scoperto che Salvini si traveste da Befana il 6 gennaio per spaventare gli immigrati sugli autobus”), ha un unico argomento (“Gli italiani mi votano, guardi un po’”), ripete ossessivamente elenchi di fatti e personaggi di cui nulla sa e nulla gli frega, agita cartelli dai caratteri cubitali che sembrano - sono - scritti per rivolgersi a bambini di seconda elementare (e poi accusa gli altri di trattare gli italiani come minus habens), non legge, non studia, non approfondisce, è ignorante fino al parossismo e se ne vanta, ha in spregio ogni forma di cultura e conoscenza intellettuale, come se fossero vezzi da radical chic, esteticamente è un oltraggio al decoro e al buon gusto, sciatto, volutamente sgradevole, qualunque cosa vesta o indossi sembra l’abito prestato all’ultimo minuto dal cugino tagliato male e fuori misura, si sforza di sembrare stupido per essere più vicino al “popolo” e neanche si rende conto che gli viene benissimo naturalmente, non risponde a una sola domanda nel merito, evade ogni singolo argomento e, quando non sa più cosa dire, cita numeri a caso sull’immigrazione, parla ossessivamente di “vita reale” quando uno così, nella vita reale, conciato in quel modo, con quella spocchia, quel curriculum, quella conoscenza delle lingue, farebbe fatica a trovare un lavoro da commesso part time in un fast food.

Bene. Questo, questo qui, oggi è votato da un elettore italiano attivo su tre. Uno-su-tre. Perciò la prossima volta che lo vedete in tv e sentirete questa insopportabile sensazione di spavento e disagio, sappiate che il problema non è quello che si vede alla sinistra dello schermo, ma i milioni di italiani che sono dietro quello schermo ad applaudire e darsi di gomito e che noi non vediamo o fingiamo di non vedere. Ecco qual è il problema.
Dalla pagina di Lorenzo Tosa (https://www.facebook.com/lorenzotosa.antigone/)

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Ognuno può avere le proprie idee politiche di destra, di centro, di sinistra (perché destra e sinistra esistono ancora), moderate, riformiste, conservatrici, rivoluzionarie, tutte rispettabili, il problema che in questa specie di politico è difficile trovare un'idea politica. La difficoltà non sta solo nel fatto che di idee politiche non ne ha (oltre che prendersela con gli immigrati, con le tasse, con chi commette reati, a patto che non siano forze dell'ordine, etc. etc.), ma anche e soprattutto nell'incapacità di eventualmente esporle le sue idee. La sua eterna litania contro i giornaloni e/o i professoroni rappresenta un'indice di ignoranza sconfinata, di mancanza di qualsiasi base culturale, di povertà di strumenti adeguati per fare davvero il politico (da questo punto di vista non è l'unico purtroppo in Italia). Immaginate un Salvini calato nel XX secolo, senza twitter, facebook ed il suo smartphone quando l'unico modo per esporre il proprio pensiero era la dialettica, il dibattito, il confronto. Beh Salvini sarebbe stato fatto a pezzi e pezzettini da qualsiasi studentello di scuola meda superiore con un minimo di cultura formata sui libri non solo quelli di testo scolastici. Magari ci può anche stare che un politico, pur essendo incapace di esprimersi e rappresentando un esempio classico di analfabeta funzionale, possa sopperire a questo suo deficit con l'azione, con i provvedimenti, con le soluzioni reali ai problemi dei cittadini. Ma Salvini nemmeno questo sa fare e i suoi 14 mesi da ministro dell'interno ne sono stata la dimostrazione.
Alla fine comunque il problema preoccupante è il consenso che, nonostante il suo infimo livello di uomo politico, riesce a raggiungere, che la dice lunga sul grado di cultura medio del nostro paese.

mercoledì 16 ottobre 2019


Sembra proprio che nonostante i suoi oltre 50.000 anni di storia l'umanità non abbia assolutamente imparato ad essere umana, almeno in quelle categorie che governano il pianeta. L'umanità non sa fare a meno della guerra anche quando le motivazioni sono le più assurde e incomprensibili, sempre ammesso che esistano motivi comprensibili e ragionevoli per scatenare una guerra. Quello che sta accadendo in Siria in queste ore per mano della Turchia e del suo dittatore Erdogan ha veramente dell'assurdo. Il bravo Erdogan, caricato a molla dal presidente laccato degli stadi uniti Trump (non dimentichiamolo per alla fine gli Stati Uniti quando c'è una guerra ci sono sempre in mezzo nel bene ma soprattutto nel male), ha deciso di sterminare il popolo curdo, un popolo da sempre nel mirino dei vari dittatori dell'universo arabo (non dimentichiamo la strage provocata da Saddam con i suoi bombardamenti al gas nervino nel 1988). In questi ultimi anni i curdi sono stati i principali protagonisti nella sconfitta dell'Isis in Siria ed ora, come ringraziamento, ricevono una dose massiccia di bombe sulla loro testa. Bombe lanciate dai turchi ma che sulle calotte portano la dicitura Made in Usa, Made in Germany, Made in Italia e via dicendo. Ed al cospetto di questo ennesimo attacco al popolo turco, come si muove il mondo occidentale ? Lanciando anatemi, lanciando "ordini" per fermare l'esercito turco, si mostra "inorridito" di fronte a questo attacco indiscriminato verso quel popolo, ma sostanzialmente non si fa assolutamente niente. Salvo ipocritamente bloccare la fornitura di armi ma da ora in avanti, non si è in grado nemmeno di bloccare i contratti in essere. D'altra parte con una nuova crisi economica incombente possiamo rinunciare a qualche "sporco guadagno" derivante dalla vendita di bombe, armi e munizioni ai nostri "alleati" turchi (non dimentichiamo che la Turchia fa parte della Nato). E poi non dimentichiamo che Erdogan tiene nei suoi centri oltre un milione di immigrati che potrebbe liberare verso l'europa insieme alle decine di migliaia di persone che stanno scappando dalla guerra in Siria. Eh no meglio tenerselo buono Erdogan altrimenti ci sarebbe una nuova "invasione" verso l'europa e non ce lo possiamo permettere. Allora meglio lasciarlo fare il dittatore turco che magari ci libera anche di un pò gente che altrimenti saremmo costretti ad aiutare a casa loro. Non siamo nemmeno in grado o capaci di spostare una finale della coppa dei campioni di calcio, già programmata a maggio in Turchia, figuriamoci se siamo capaci di fermare un dittatore fomentato dal un altro fuori di testa come Trump. Ed ora aspettiamo un altra ondata di rifugiati mentre le morti fra poco si conteranno con quattro cifre. Viva l'umanità.

venerdì 11 ottobre 2019

La storia fa marcia indietro


Difficile avere ancora fiducia nel genere umano e nel modello di sviluppo capitalista dopo questi primi 20 anni del terzo millennio. Tutti i sogni degli anni 60-80 che sembravano aver ricevuto un ultimo impulso con la caduta del muro di Berlino, sono ormai definitivamente e da tempo morti e sepolti. L'attentato alle torri gemelle del settembre 2011, le guerre che ne sono scaturite in Afghanistan, in Iraq e in Siria grazie alla politica scellerata degli Stati Uniti seguiti da tutto il mondo occidentale, hanno segnato un arretramento della nostra civiltà. Arretramento che si sta manifestando in questi ultimi anni con i fenomeni migratori che portano le popolazioni più martoriate e sfruttate del pianeta a cercare un futuro migliore nei paesi maggiormente sviluppati (Europa e Stati Uniti in primo luogo). Ma il mondo occidentale, oltre che con la guerra e con la violenza, non sa dare risposte serie e concrete a questi fenomeni. Risposte che dovrebbero contemplare un vero e proprio cambio di rotta nelle politiche di sviluppo della società: non più sfruttamento delle classi sociali più deboli, non più sfruttamento ossessivo delle risorse del pianeta, riduzione delle differenze sociali che stanno diventando sempre più esasperate. Politiche che però non possono essere la bandiera dei movimento sovranisti e populisti che in diversi paesi hanno preso il sopravvento. Quando poi il sovranista e populista per eccellenza, Donald Trump, arriva alla guida della maggiore potenza mondiale, gli Stati Uniti, ecco che la frittata è servita e le speranze di un progresso civile, sostenibile e che persegua l'uguaglianza fra i popoli sono definitivamente affossate. Il biondo laccato presidente degli Stati Uniti, dopo aver dichiarato una guerra economico finanziaria al mondo intero con la sua politica dei dazi, ora ha dato il via libera ad un altro energumeno come il presidente turco Erdogan, per la sua guerra contro il popolo curdo. Una guerra assurda e incivile, se mai una guerra possa essere civile, rivolta a quel popolo "usato e sfruttato" dagli Stati Uniti e non solo per sconfiggere l'Isis. Un atto quello di Trump vergognoso e criminale contro il quale nessuno è in grado di opporsi adeguatamente. L'Europa, che in queste questioni conta meno di zero, protesta ma non va oltre le parole dopo aver finanziato la Turchia per trattenere oltre un milione e mezzo di profughi in fuga dalle guerre del medio oriente. Ed ora Erdogan minaccia di liberare questi disperati lasciandoli liberi di arrivare in quei paesi che in queste ore stanno protestando per l'azione militare contro il popolo curdo. Difficile stabilire chi sia il criminale maggiore: Trump che da il via libera a Erdogan, Erdogan che inizia la sua guerra contro i curdi, l'Europa intera che si è messa nelle condizioni di essere ricattata da Erdogan e che lo finanzia. Di certo è che in questi anni le lancette della storia vanno indietro e l'umanità non progredisce.

mercoledì 9 ottobre 2019

Dagli oggi e dagli domani alla fine ci sono riusciti


Prima ci ha provato Berlusconi con la sua riforma costituzionale ammazza democrazia, poi ci ha provato Renzi tentando di sottrarre il Senato dal voto popolare, alla fine sono arrivati i populisti del M5S e sembra ci riescano a dare un bel taglio antidemocratico alla nostra Costituzione diminuendo drasticamente il numero dei parlamentari da 945 a 600. Questa volta sembra che non ci sia scampo, nessuno dei partiti presenti in parlamento ha saputo contrastare il populismo e la demagogia dei cinque stelle e così tutti hanno votato a favore di questa riforma per non essere poi accusati di essere pro-casta. E dai sondaggi appare chiaro che nemmeno il voto dei cittadini respingerà questo ennesimo attacco alla nostra Costituzione, sembra che l'80% degli elettori sia favorevole a questo scellerato taglio. E i grillini hanno messo in scena l'ennesima rappresentazione squallida per "festeggiare" il loro risultato. Ecco in questo riescono molto bene, affacciarsi al balcone per annunciare la sconfitta della povertà o scendere in piazza a Montecitorio per annunciare il taglio dei parlamentari. Le motivazioni di questa contro-riforma sono ridicole: si va dal risparmio di 500milioni di euro (lo 0,007% del bilancio dello Stato), alla maggior efficienza del parlamento, alla maggiore stabilità ed infine dulcis in fundus all'allineamento con gli altri paesi europei. Un allineamento che ora ci vede ULTIMI come rappresentatività del parlamento, da primi ad ultimi. Peccato poi che l'europa sia presa ad esempio solo quando fa comodo perché in altri paesi europei gente come Berlusconi o Salvini sarebbe stata cacciata a calci nel sedere per il loro modo osceno e immorale di fare politica. Per non parlare degli innumerevoli parlamentari indagati o con problemi vari con la giustizia che in altri paesi non avrebbero visto le poltrone di camera e senato nemmeno in foto. Per non parlare poi del risparmio: sarebbe stato sufficiente un taglio di circa 6000 euro ai parlamentari per ottenere un risparmio annuo più o meno della stessa entità. E poi con queste motivazioni perché allora non ridurre della metà o addirittura di due terzi il numero di deputati e senatori ? Si sarebbe ottenuto un risparmio maggiore ed una maggiore efficienza. Insomma un duro colpo alla democrazia rappresentativa che, per il Movimento 5 Stelle, non è una novità visto che è sempre stato contrario e che il suo "padrone", Casaleggio, teorizzava e teorizza l'abolizione del parlamento, ma per gli altri partiti, PD in testa, è veramente una scelta scellerata. Altra scelta scellerata è quella di approvare la riforma senza aver messo mano a tutti gli interventi collaterali, legge elettorale e riforma dei collegi in testa, che renderà la riforma stessa inapplicabile prima di tali interventi. Insomma coloro che gridavano al voto al voto sono serviti, al voto, nella migliore delle ipotesi, si andrà alla fine naturale della legislatura.

martedì 8 ottobre 2019

Immigrazione: storia infinita (di morti) che non finirà


Mentre gli sbarchi continuano con o senza Ong prendendo altre rotte (quella della Tunisia che permette in un giorno di arrivare a Lampedusa), riprendono anche le morti in mare (queste si grazie alla non presenza di qualcuno che aiuti questa povera gente). Qualcuno pensava di bloccare i flussi migratori chiudendo i porti, che in realtà non sono mai stati chiusi, qualcun altro facendo accordi con i trafficanti libici (lì si ci sono i trafficanti ma come conseguenza dei flussi migratori non come causa), ed infine qualcuno più "furbetto e sveglio" invertendo l'onere della prova (il migrante dovrà provare di provenire da un paese non sicuro) e riportando a casa nella miseria, nella fame e/o nella guerra chi scappa. Tutti prendendosela con le ONG nonostante la mancanza di prove concrete a loro carico. Questi signori, molto preparati nell'affrontare la guerra del tortellino o quella del crocefisso o quella della cancellazione della rappresentanza parlamentare, si dimostrano inadeguati a gestire una vera politica dell'immigrazione e/o altri temi molto più urgenti e concreti per il paese (lavoro, occupazione, istruzione, tasse, corruzione, evasione, etc. etc.). E' vero per il momento ci siamo liberati di un essere spregevole come l'ex ministro Matteo Salvini, un personaggio, che in qualsiasi altro paese civile e democratico del mondo sarebbe preso a calci nel sedere (non solo lui ad onor del vero), ma non ci siamo liberati di una politica inadeguata (se mai ce ne libereremo). Intendiamoci l'immigrazione non è un problema che può risolvere l'Italia, o la Francia o la Germania, l'immigrazione può essere risolta da un cambio di rotta mondiale sullo sviluppo della società, un cambiamento che probabilmente non avverrà mai, salvo una vera e propria rivoluzione. Rivoluzione che potrebbe avvenire se davvero le popolazioni sfruttate dal mondo occidentale si muoveranno in massa come qualcuno prevede. Fino a quel momento tutti i paesi occidentali "continueranno a giocare" sulla pelle di quei paesi che hanno risorse naturali t"indispensabili" per la nostra società, con leggi, leggine, decreti, finti accordi o con la classica soluzione del "aiutiamoli a casa loro". Ciò che invece dispensiamo senza parsimonia sono le finte soluzioni (quelle presunte di chi sta al governo) e le polemiche infinite (quelle di chi sta all'opposizione) sempre e comunque manovrando la vita di persone la cui unica colpa è essere nati nei paesi sfruttati piuttosto che nei paesi degli sfruttatori.

mercoledì 2 ottobre 2019

Ridurre il numero dei parlamentari ? Anche no grazie


L'ultima ossessione del M5S è quella della riforma costituzionale che ridurrebbe il numero dei parlamentari di 345 unità, portando i deputati da 630 a 400 ed i senatori da 315 a 200. L'ennesima riforma che tende piuttosto a ridurre la democrazia nel paese. Il primo ha tentare questo taglio di potere democratico dei cittadini è stato Silvio Berlusconi, con la riforma costituzionale più azzardata quella che oltre tagliare il numero dei parlamentari, assegnava pieni poteri al presidente del consiglio eletto direttamente dai cittadini. La riforma è stata bocciata dal referendum costituzionale. Ci ha riprovato Matteo Renzi ammorbidendo la pillola ma procedendo nella stessa direzione, meno democrazia più potere al governo ed alla politica. La sua riforma cancellava l'elezione del Senato eletto direttamente dai partiti, riduceva anche lui il numero dei parlamentari e cancellava altri organi democratici. Anche questa riforma è stata rispedita al mittente. E per seguire la regola del non c'è due senza tre ecco ora che anche il Movimento 5 Stelle ci prova nel nome della riduzione della spesa e dell'aumento dell'efficienza. In realtà il Movimento da sempre antidemocratico per ammissione diretta dei suoi padroni, i Casaleggio prima padre e poi il figlio, che prevedono addirittura la cancellazione del parlamento stesso. Il taglio dei parlamentari proposto in realtà è un taglio poderoso alla democrazia ed alla rappresentatività del parlamento in quanto, se la riforma passerà, di fatto si procederà ad un taglio netto di tutte quelle formazioni che non arrivino almeno al 10%. Il grillini si fanno belli con il risparmio che si otterrà dal taglio dei parlamentari: ben 500 milioni che si riducono a 285 milioni se si considera il minor gettito fiscale, più o meno lo 0,007% della spesa pubblica, un bel risparmio non c'è che dire. L'altro tema è quello dell'efficienza come se non si fosse dimostrato nel tempo che quando il parlamento vuole le leggi si fanno in tempi celeri (8 giorni per la manovra correttiva del 2011 e 20 per il lodo Alfano), quando il parlamento non vuole trascorrono decenni (vedi legge sul fine vita a seguito del caso Englaro). Altro tema è il rapporto con gli altri paesi europei in termini di rappresentanza rispetto al numero dei cittadini: bene con questa riforma occuperemmo tranquillamente l'ultimo posto e cioè il nostro parlamento diventerebbe il meno rappresentativo.
In conclusione anche questa riforma avrebbe un unico obiettivo: portare a termina un drastico taglio alla democrazia, avere un parlamento più manovrabile e controllabile dai capi partito e soprattutto dal governo. Altro che democrazia diretta.

martedì 1 ottobre 2019

La politica che non convince


Sono anni ormai, più o meno 25, che la politica in Italia non convince del tutto, indipendentemente dal colore del partito o del movimento. La classe politica italiana sembra sempre di più chiusa nel suo recinto e intenta a raccogliere consenso, il più delle volte seguendo gli umori della gente, ma assolutamente mai o quasi proponendo un proprio progetto o percorso, salvo rare eccezioni. Certe questioni poi sono addirittura accantonate lasciando che ad appropriarsene siano o la giustizia o il solito referendum, altro strumento spesso utilizzato non tanto per gli obiettivi per i quali è stato pensato quanto per dare sostegno o andare contro ai promotori del referendum stesso.
Pochi giorni fa è intervenuta la Corte Costituzionale a sancire l'incapacità del parlamento (l'attuale ma anche i precedenti) ad affrontare il tema del fine vita. La Corte aveva dato tempo un anno alla politica per legiferare in merito, ma la politica, stretta fra la chiesa ed alcune potenti lobby come quella dei medici, non ha ottemperato al proprio ruolo e quindi la stessa Corte è dovuta di nuovo intervenire. Pochi giorni di dibattiti e discussioni poi il silenzio è tornato e quasi certamente una legge non si farà. Stessa sorte sta seguendo il problema della cittadinanza negata a migliaia di bambini nati nel nostro paese da genitori italiani ma ai quali viene negato il diritto di essere considerati italiani. Sono temi che per il momento non garantiscono voti ed allora meglio dedicarsi ad altre questioni più promettenti in termini di numeri come quello del voto ai sedicenni. Considerato che l'astensionismo è il partito di maggioranza nel nostro paese, si cerca di allargare la platea estendendo il voto anche ai non maggiorenni. Il fatto in se potrebbe essere positivo se avvenisse in un paese nel quale la scuola avesse l'attenzione e l'importanza che si merita. In Italia non è così e quindi estendere il voto a fasce di età al di sotto dei 18 anni sembra essere una forzatura o una semplice mossa propagandistica in seguito alle recenti manifestazioni per i cambiamenti climatici.
Che dire poi dell'eterno problema della politica italiana che ad ogni legislatura si tenta di risolvere a proprio uso e consumo della maggioranza di governo ? La legge elettorale. Dopo gli anni del porcellum, pensato da Calderoli per frenare con successo la vittoria del centro sinistra e poi dichiarato incostituzionale, si sono fatti vari tentativi fino ad arrivare alla attuale legge, il rosatellum, un mix fra maggioritario e proporzionale. Anche questa ora non va bene alla Lega dopo che si è fatta fuori dal governo che ora propone un referendum per tornare al maggioritario, la legge-farsa che dovrebbe consentire di conoscere il governo fin dal giorno dopo le elezioni oltre ad avere un governo che duri l'intera legislatura. Al solito la storia non insegna e, come si è già visto, in Italia il maggioritario funziona più o meno come il proporzionale grazie alle migrazioni e transumanze dei parlamentari fra le varie formazioni politiche presenti in parlamento. Se non si risolve questo problema qualsiasi legge elettorale non garantirà un governo duraturo. E comunque se si terrà il referendum e qualora venga abolita la quota proporzionale, ci sarà da rimettere mano alle legge elettorale perché ci si ritroverebbe un legge pensata in un modo e azzoppata dal risultato referendario.