mercoledì 25 novembre 2020

Una giornata come tante .... purtroppo

 


Oggi è una delle innumerevoli giornate commemorative delle quali ormai si è perso il conto. Ogni giorno dell'anno si ricorda o si commemora qualche evento e come ogni ricorrenza ripetitiva si corre il rischio che diventi tutto inutile. La giornata odierna poi sarebbe molto importante per ricordare i tragici eventi che si ripetono quotidianamente: le violenze contro le donne. La cronaca ci racconta che con il lockdown questi episodi di inciviltà, di arretratezza culturale e sociale si sono intensificati e paradossalmente mentre sono diminuiti gli omicidi, i femminicidi sono triplicati. Tutto avviene quasi sempre all'interno delle mura domestiche a danno di mogli e fidanzate che sono maltrattate ed uccise per assurdo in nome dell'amore. La giornata odierna avrebbe il solito obiettivo: quello di portare all'attenzione dell'opinione pubblica questo terribile fenomeno. Il problema è che da domani e per i prossimi 364 giorni torneremo a contare le vittime di questi tremendi crimini per poi leggere analisi di sociologi, politologi, tuttologi sul fenomeno dei femminicidi. Concretamente però non si farà assolutamente niente. Il problema culturale e sociale si può combattere con un solo mezzo: la diffusione della cultura e la condanna della violenza di qualsiasi genere sia quella palese ma anche quella più velata e nascosta che spesso è la più pericolosa. Non servono leggi repressive più severe, non servono giornate come questa, importanti si, ma se non hanno un seguito per il resto dell'anno rimangono fine a se stesse. Serve una presa di coscienza generale per abolire la violenza di ogni tipo contro qualsiasi essere umano. Che la giornata, nonostante tutto, sia fine a se stessa lo dimostra quello che è accaduto in una di quelle trasmissioni spazzatura introdotte dalle reti Mediaset e purtroppo imitate dalla Rai con soldi pubblici. La trasmissione è "Detto Fatto" all'interno della quale ieri una signorina compiacente mostrava al pubblico femminile come muoversi all'interno di un supermercato per essere sexi. 
"Con l'aiuto del carrello cammino con il ginocchio teso e vado in giro per le corsie che diventano il mio palcoscenico. Quando poi il prodotto si trova su una scaffalatura in alto per rendere un pochino più intrigante la situazione posso alzare un pochino il ginocchio e questa è una opportunità" spiega la signorina con tacchi a spillo, minigonna vertiginosa e naturalmente ombelico scoperto. Un tempismo perfetto quello della televisione pubblica per "contribuire" alla giornata contro la violenza sulle donne. C'è ancora tantissima strada da fare perché in questi ultimi anni su molti temi sociali siamo andati come i gamberi.

mercoledì 18 novembre 2020

Il lento miglioramento certifica il fallimento

 


La situazione dell'epidemia Covid in Italia sembra migliorare o meglio per il momento sembra rallentare la crescita: l'incremento del numero di positivi e dei ricoveri sta aumentando in maniera più contenuta rispetto alla scorsa settimana. Purtroppo per ottenere questo piccolo risultato si è dovuto ricorrere a restrizioni più o meno drastiche con alcune regioni in loockdown simile a quello di marzo e aprile. Di fatto sembra che quanto accaduto la scorsa primavera non abbia insegnato alcunché se non effettuare chiusure differenziate invece che generalizzate, ma niente è cambiato anzi. Le regioni continuano a litigare con il governo per ragioni inverse: a marzo chiedevano chiusure differenziate, oggi chiedono le stesse chiusure per tutto il paese. Sempre però di chiusure si parla. Dal punto di vista organizzativo né il governo né le regioni, che sono responsabili della sanità, hanno fatto niente durante i mesi estivi di tregua: il tanto decantato tracciamento è andato in tilt dopo poche settimane, le capacità ricettive degli ospedali e delle terapie intensive sono rimaste più o meno le stesse ma soprattutto non si è pensato ad una organizzazione di assistenza a domicilio per cui i pronto soccorso sono ancora in affanno, i trasporti pubblici non sono stati potenziati, la scuola è entrata in crisi ed è stata chiusa. Dal canto suo la popolazione ha conservato il suo scetticismo e il suo menefreghismo verso problemi come la salute pubblica. Non la maggioranza certo, ma in questa situazione è sufficiente una minoranza per provocare danni a tutta la popolazione. I week end trascorsi hanno visto frotte di persone invadere i centri storici e le spiagge, complice il bel tempo, come se niente fosse accaduto. I dati che sono sciorinati quotidianamente sono rimasti gli stessi di sei mesi fa: nessuna informazione per esempio su DOVE il contagio avviene, un'informazione che sarebbe stata indispensabile per evitare una chiusura generalizzata e per intervenire in maniera chirurgica sui luoghi e sulle attività più a rischio. Insomma si continua anche in queste settimane alla cieca chiudendo parzialmente o totalmente ma sempre al buio in maniera empirica senza nessuna cognizione di causa/effetto. Stessa disorganizzazione per chi ha la sventura di trovarsi positivo e deve mettersi in quarantena aspettando il famigerato tampone di controllo o peggio ancora quello che certifichi la propria negatività. Ecco una storia di chi si è ritrovato positivo senza, per fortuna, aver bisogno di un ricovero ma è rimasto prigioniero in isolamento.
«Noi positivi prigionieri in casa perché da 2 settimana aspettiamo una telefonata della Asur» :: Segnalazione a Ancona

Sono qua per raccontare la mia storia (ormai comune a molte persone credo). Il giorno 2 novembre io e mia mamma effettuiamo un tampone per mero scrupolo presso uno studio medico privato e risultano entrambi positivo al Covid-19. A quel punto ci viene consigliato di rivolgerci al nostro medico di famiglia, il quale come da prassi, procede all'apertura della procedura denunciando alla Asur competente la nostra positività asintomatica. A quel punto sarebbe dovuto scattare il meccanismo per cui la Asur ci avrebbe dovuto contattare per fare un tampone ufficiale di verifica e richiedere l'elenco delle persone con cui eravamo stati a contatto per lo meno nelle ultime 48 ore. Di tutto questo niente è successo, tant'è che siamo stato noi ad avvisare le persone con cui eravamo venute a contatto che, ovviamente e da corretti cittadini, a loro volta si sono autoisolate e fatte seguire dai loro medici. Ora, sono passati 15 giorni della denuncia e noi non abbiamo ricevuto telefonata alcuna dalla Asur, premetto che siamo entrambi asintomatici. Noi siamo prigionieri in casa in attesa di una telefonata che non sta arrivando, con la minaccia ovviamente di una procedura penale in caso di uscita di casa (giustamente). Ma come è possibile tutto ciò? Io dovrei tornare al lavoro e non posso, il medico ha già sollecitato la Asur senza risposta, contattare la Asur è impossibile perché non rispondono, fino a quanto dovremmo rimanere prigionieri del sistema ? Basterebbe semplicemente farci un impegnativa e mandarci a fare questo benedetto tampone al drive-in, non credo sia uno smattimento. Credo che ormai la mia situazione sia comune a molti, capisco il momento di sovraccarico, ma qui parliamo semplicemente di una impegnativa per un tampone. Forse qualcuno un giorno mi darà lumi su tutto ciò ma so già che rientrerà in un chiaro e limpido "purtroppo il sistema è tutto congestionato".

Insomma il governo attuale ha affrontato l'emergenza di 6 mesi fa in maniera impeccabile, ma per certi aspetti era anche più facile, si trattava di chiudere tutto e aspettare. Oggi si sarebbe dovuto affrontare la seconda ondata in modo più organizzato proprio per evitare una chiusura generalizzata, ma la politica italiana poteva cambiare passo in solo sei mesi ? Potevano i nostri governanti o i nostri politici all'improvviso diventare statisti in grado di pensare al futuro a medio e lungo termine ? Impossibile ... la politica italiana da decenni non è in grado di pensare e realizzare programmi che vadano oltre le elezioni più prossime. Ce lo ricorderemo ? Dubito ... 



venerdì 13 novembre 2020

Ma allora la "dittatura" funziona ..

 



In settimane e mesi, ad ogni provvedimento restrittivo del governo, si è sentito parlare, a sproposito, di dittatura, di limitazione della libertà e amenità del genere. Purtroppo il concetto di libertà assume in questo contesto un significato che con la libertà non ha niente a che vedere. La libertà infatti viene intesa come libertà personale e "diritto" di fare qualunque cosa senza alcuna restrizione. Dimenticando un concetto molto semplice: la propria libertà finisce quando va a invadere la libertà altrui. Nella situazione attuale è libertà andare in giro senza mascherina mettendo in pericolo la salute altrui ? E' libertà pretendere di poter andare a ballare quando in quella occasione la probabilità di essere contagiati da un soggetto positivo e asintomatico è elevata con il rischio di finire in terapia intensiva ? Insomma in una società civile il concetto di libertà dovrebbe essere intesa come libertà della comunità piuttosto che individuale. Quello che sfugge a molti è che per combattere questa epidemia abbiamo un solo strumento fino a quando non sarà disponibile un vaccino o almeno una terapia mirata ed efficace: evitare il contatto con il prossimo. Purtroppo non ci sono altre soluzioni. Dopo i mesi terribili di marzo, aprile e maggio la situazione dei contagi è andata via via migliorando fino a quando non è arrivato il mese di agosto e gli italiani se ne sono andati in vacanza pensando che tutto fosse finito. Ai primi di settembre i contagi hanno ripreso ad aumentare fino a quando si è arrivati alla riapertura di scuole e attività lavorative. Da Ottobre in poi l'ascesa è stata continua e preoccupante grazie anche alla scelleratezza dei comportamenti agevolati da qualche politico fuori di testa (tutto il centro destra più o meno). Finalmente il governo è dovuto correre ai ripari imponendo alcune restrizioni una su tutte la chiusura dei locali bar e ristoranti alle 18, didattica a distanza ove possibile. Subito non sono mancate le accuse rivolte a Conte ed i suoi ministri: attentato alla Costituzione, limitazione delle libertà personali insostenibile, dittatura sanitaria. Ma ecco puntualmente che, dopo i canonici 14 giorni più o meno da quelle restrizioni, i risultati si intravedono: le curve che mostrano l'incremento dei casi positivi e dei ricoveri in ospedale dopo giorni di crescita esponenziale, mostrano un rallentamento della crescita. Intendiamoci niente di straordinario ma almeno un rallentamento del diffondersi dell'epidemia. Volenti o nolenti questa è la strada da seguire e purtroppo ci vogliono imposizioni restrittive stabilite per legge al fine di costringere i cittadini a tenere comportamenti che dovrebbero essere naturali in una situazione del genere. E' triste ma il senso civico e di rispetto per la comunità in generale è molto carente in questo paese e l'epidemia in atto lo ha ampiamente mostrato. Così come ha mostrato le carenze strutturali e organizzative di sanità, scuola e trasporti ormai inadeguate in condizioni normali ma al limite del collasso nel gestire un'emergenza come quella causata dal Covid-19. Ne usciremo migliori si diceva a marzo e aprile per farci coraggio, l'estate e quello che è accaduto subito dopo ha mostrato che, oltre a non esserne usciti come prevedibili, certamente non siamo assolutamente migliori di prima anzi piuttosto siamo peggiorati. L'esperienza della prima ondata avrebbe dovuto almeno garantire comportamenti più responsabili da parte dei cittadini e delle istituzioni invece ci siamo ritrovati con gli stessi problemi, gli stessi errori, la stessa difesa di una libertà fittizia e virtuale.



giovedì 5 novembre 2020

Caos regioni


Questa seconda ondata, non prevista solo dagli ottimisti per partito preso e non per motivi reali, sta dimostrando che tutte le parole d'ordine lanciate a marzo-aprile dai balconi e dalle finestre di tutta Italia sono cadute nel nulla. "Ce la faremo", "Ne usciremo migliori" e via dicendo sembrano ormai parole vuote, senza senso e cariche di ipocrisia. Se viaggiare verso i 50mila morti significa avercela fatta, beh è uno strano concetto. Se uscirne migliori significa continui scontri fra le istituzioni che dovrebbero rappresentare il paese, allora il concetto di migliore assume una valenza contraria al suo significato reale. 

Uscirne migliori significa che ognuno è più interessato a farsi i fatti propri fregandosene del prossimo ? 

Uscirne migliori significa dare spazio ai così detti negazionisti che continuano nella loro folle tesi del "Qui non Covid non ce n'è" ? 

Uscirne migliori significa dare spazio in televisione a quei presunti esperti (Zangrillo e Bassetti su tutti tanto per non fare nomi) che dopo aver sostenuto la "morte" clinica del virus o la sua ormai azzerata letalità tranquillamente tornano a parlarci delle criticità di questa seconda ondata ? 

Uscirne migliori significa dare ancora credito (secondo i sondaggi) ad una parte politica che non si fa scrupoli ad utilizzare la salute come arma di propaganda (chi tenta di ghettizzare gli over 70 dichiarandoli inutili, chi mette il lavoro prima della salute, chi in questa emergenza di presenta con la mascherina inneggiante al peggior presidente che gli Usa abbiano mai avuto, etc.)

Ed infine uscirne migliori significa assistere al balletto dei presidenti di regione che accusano il governo di scaricare le responsabilità se il governo stesso chiede ai presidenti di esercitare i loro poteri, salvo poi ribellarsi sempre contro il governo quando questo prende decisioni a livello nazionale alle quali le regioni dovrebbero sottostare ? No non ci siamo, non ne usciremo migliori anche se avremo ancora una possibilità finita questa emergenza: quella di analizzare le criticità del nostro sistema e correggerle se qualcuno avrà il coraggio di farlo. Una di queste criticità sono proprio le regioni ed i loro eccessivi poteri su materie che dovrebbero essere trattate a livello nazionale come la sanità, la scuola ed i trasporti. Oggi dobbiamo digerire le proteste del presidente della regione Lombardia, Fontana, che ha il coraggio di protestare contro l'inserimento della regione nella fascia rossa. Come se la Lombardia non fosse la regione dove si registrano quasi la metà dei decessi di tutto il paese, come se la Lombardia non rappresentasse la regione trainante per la diffusione della epidemia, come se la Lombardia non fosse invischiata in diversi procedimenti per la gestione delle forniture sanitarie. Gente che dovrebbe pensare solo a dimettersi e sparire dalla circolazione il prima possibile e se non lo fanno in maniera autonoma dovrebbero essere i cittadini a prenderli a calci nel sedere. E che dire della scuola maltrattata da tutti pronti a difenderla se il governo decide di chiuderla, ma pronti a chiuderla se il governo decide di lasciarla aperta (Emiliano in Puglia per le scuole elementari e medie). In questo frangente sorge il dubbio che la "troppa democrazia" sia deleteria: in Cina a Whuan oggi hanno cancellato il virus ma lo hanno potuto fare grazie a provvedimenti drastici a partire dal mettere in galera chi si permetteva di negarne l'esistenza. Forse è una situazione estrema ma certamente efficace per combattere la pandemia.