venerdì 3 novembre 2023

Il governo di destra inizia la nuova marcia su Roma, il paese confida nel "Non c'è due senza tre ?"

 


Quando lo scorso anno, all'indomani delle elezioni politiche e dell'insediamento del governo Meloni il più a destra della storia della Repubblica, qualcuno lanciò l'allarme sul pericolo di un ritorno del fascismo e in molti si lanciarono in affermazioni negazioniste in tal senso. Certo chi avvertiva quel pericolo non pensava certo ad un nuovo Mussolini ed a una nuova presa del potere con un colpo di Stato, i tempi sono sicuramente diversi e non ci sarebbero spazi per un intervento di quel genere. ma tornare ad una sorta di "dittatura" democratica non sarebbe impossibile ed è quello che stanno tentando di fare Meloni e Fratelli d'Italia con la loro proposta di riforma Costituzionale.

Se ne inizia a parlare ed i capisaldi della proposta della destra sono essenzialmente tre:
- elezione diretta del Capo del governo;
- premio di maggioranza alla formazione politica che vincesse le elezioni per portarla al 53%
- limitazione sostanziale dei poteri del Presidente della Repubblica.

L'elezione diretta del Capo del Governo è una modalità che non esiste in nessuna democrazia del mondo in quanto sarebbe come consegnare il potere ad un uomo solo. Questa idea partorita da Matteo Renzi e mutuata dalla elezione del sindaco di un comune è stata fatta propria dalla Meloni, ma naturalmente estendere questo tipo di elezione dal sindaco al Capo del Governo è di una pericolosità unica. Modalità che ha senso per amministrare un Comune ma non certo per governare un paese dove i poteri sono più ampi e quindi necessitano dei giusti contrappesi.
Meloni e soci però non si accontentano e vogliono dare al futuro Capo di governo poteri assoluti in modo da non intralciare l'attività del governo stesso e quindi che hanno pensato ? Il partito che vince le elezioni e che esprime il Presidente del Consiglio avrà anche un premio di maggioranza per raggiungere il controllo assoluto del parlamento. Di fatto quindi il parlamento non avrà più alcuna funzione se non quella di ratificare i provvedimenti del governo (chi conosce la storia del ventennio fascista sa esattamente che cosa significa).
Rimane ancora un ultimo ostacolo alla "dittatura" democratica: il Presidente della Repubblica. Di fatto il Presidente vedrebbe già limitati i suoi attuali poteri in quanto non avrebbe più la funzione di nominare il Capo di Governo, gli sarebbe tolto il potere di sciogliere le camere attraverso un meccanismo ancora non ben chiaro e per completare l'opera saranno aboliti i senatori a vita. Insomma una specie di fantoccio che dal Quirinale osserverebbe solo ciò che accade senza potere di intervento (più o meno come nel ventennio quando il Re non contava assolutamente niente).

Se questa riforma passerà avremo quindi una Repubblica non più parlamentare ma con un uomo solo al comando. L'unica speranza di evitare questa catastrofe sta nell'ultima parola per l'approvazione finale della riforma che dovrà infatti passare dal referendum. Ora ci hanno già provato due precedenti governi a fare questa operazione: Berlusconi nel 2005 e Renzi nel 2016. Con sfumature diverse le due riforme ricalcavano quella della Meloni ed entrambe furono rimandate al mittente dai cittadini che in massa votarono contro. Sarà la fine che farà anche la riforma Meloni ... c'è da augurarselo per non cancellare del tutto la Resistenza, la Costituzione e la democrazia.

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