venerdì 5 febbraio 2021

Da Monti a Draghi: dieci anni di vuoto politico

 


Le capacità reali di una classe politica si vedono quando la stessa si trova ad affrontare seri e gravi problemi, quelli fuori dall'ordinario della normale routine di vita quotidiana. Dalla fine della seconda guerra mondiale in poi nel nostro paese, ma non solo, si sono presentati due momenti straordinari da governare: la crisi del 2011 dopo il fallimento della banca americana con le conseguenti turbolenze finanziarie, la crisi del 2020 a causa dell'epidemia da Covid 19. Due situazioni di emergenza che avrebbero richiesto capacità fuori dall'ordinario per essere governate senza troppi sconvolgimenti. Mentre in tutta Europa la classe politica è stata in qualche modo in grado di gestire la situazione, in Italia questo non è avvenuto e si è dovuti ricorrere a governi guidati da due eminenti menti finanziarie come Monti e Draghi. Monti bene o male ci salvò dal possibile fallimento causato da un governo guidato da un Presidente del Consiglio come Silvio Berlusconi troppo impegnato nei suoi traffici a sfondo sessuale per occuparsi delle sorti del paese. Ora tutti demonizzano Mario Monti ma senza di lui chi avrebbe avuto il coraggio di fare il "lavoro sporco" per tirare fuori l'Italia dalla melma di una possibile crisi economica irreversibile ? La politica abdicò in massa salvo poi, scampato il pericolo, scagliarsi contro le ricette messe in campo dal governo Monti. 

Dopo 10 anni ci ritroviamo punto e a capo. Le condizioni sono sostanzialmente diverse ma la soluzione è più o meno la stessa: ricorrere ad un soggetto esterno al mondo politico per togliere le castagne dal fuoco ad un vuoto cronico della classe dirigente italiana. Una classe ormai trasformatasi in classe dominante, una classe cioè privilegiata che, a discapito delle parole e delle dichiarazioni, è chiusa in se stessa e tesa a mantenere privilegi e posizione dominante il più a lungo possibile. Nel 2011 l'irresponsabilità di Silvio Berlusconi fu la causa del possibile fallimento del paese, nel 2021 la spregiudicatezza di Matteo Renzi, l'erede naturale dell'ex cavaliere, stava per farci cadere nel baratro non solo sanitario ma anche economico (ancora non del tutto scongiurato). L'aspetto più inquietante è che l'azione di Renzi viene fatta passare come un capolavoro politico piuttosto che un fenomeno morboso quale realmente è. La soluzione per uscire da questa situazione è stata ancora una volta quella di ricorrere ad un così detto tecnico come Mario Draghi, uomo sul cui nome sono tutti concordi (anche chi dice no per partito preso) e che toglierà ancora una volta la politica dall'impasse della propria incapacità. Nel 2011 si trattava di evitare il fallimento, nel 2021 si tratta di elaborare progetti e programmi per utilizzare gli oltre 200miliardi provenienti dall'Europa. Ma come farebbe una classe politica abituata da decenni a non vedere oltre le prossime elezioni (che in Italia si svolgono ogni anno) ad elaborare un progetto di rinascita che abbia un respiro di almeno un quinquennio ? Ed il problema non è nemmeno la pandemia che alla fine ha avuto solo il "demerito" di mettere in luce tutti i difetti, le incompetenze e le inadeguatezze del nostro sistema politico. Vediamo oggi qualche formazione politica che sappia andare oltre a parole d'ordine come "Elezioni subito", "Mai con quello o con quell'altro", "Non ci interessano le poltrone", "Lavoriamo per il paese e per il bene degli italiani" ... e via dicendo con tutto il repertorio delle amenità che sentiamo in questi giorni.

In realtà in questo momento più che in altri servirebbero idee, modelli da perseguire, progetti mentre la politica ormai si è ridotta anche in questo frangente drammatico a tattica, dirette facebook e twitter, giochi più o meno puerili di palazzo. E quelli più bravi in questi giochetti sono indicati come strateghi politici. E allora ben venga il Monti o il Draghi di turno, che farà il lavoro serio per poi lasciare di nuovo ai politici la misera lotta al voto. 

Nessun commento: