martedì 9 maggio 2023

Riforma Costituzionale fascista: un pericolo sia nella forma che nella sostanza


Dal 2006 in poi la politica italiana ha perso la bussola nel nome delle riforme costituzionali delle quali il paese avrebbe bisogno. Sia Berlusconi, che Renzi ed oggi Meloni non hanno la minima concezione della Carta Costituzionale: le eventuali riforme costituzionali sono materia parlamentare e non certo governativa. Le opposizioni oggi si sono presentate dalLA Presidente del Consiglio ma l'unico punto che avrebbero dovuto sottolineare sarebbe stato: veniamo qui per cortesia ma una riforma costituzionale non è materia governativa. E invece nessuno ha sollevato questo problema ed anzi addirittura il duo Calenda-Renzi si è reso disponibile a discutere le riforma proposte dalla Meloni allargando purtroppo e pericolosamente la platea fascista di questa legislatura.
Al vizio di forma si aggiunge poi la sostanza che rende benissimo la confusione totale nella quale naviga la destra che propone due riforme in contrasto fra loro.
L'elezione diretta del Presidente della Repubblica trasformerebbe la più alta carica dello Stato da un ruolo di garanzia democratica ad un ruolo politico causando una rotta di collisione inevitabile fra governo e Capo dello Stato.
L'altra proposta di elezione diretta del Presidente del Consiglio concentrerebbe i poteri in una sola figura quella appunto del Capo del Governo dando vita ad un ulteriore circuito con il Presidente della Repubblica che perderebbe totalmente le sue peculiarità.
Al contempo la terza riforma che sta a cuore alla Lega, l'autonomia differenziata, renderebbe inutili e comunque in contrapposizione entrambe le elezioni dirette proposte da Fratelli d'Italia.
Insomma una confusione unica e totale che nemmeno Berlusconi e Renzi sono stati capaci di creare.
La giustificazione di questa involuzione della nostra Carta Costituzionale sarebbe la presunta instabilità del sistema politico italiano, ignorando che questa instabilità non dipende tanto dalla Costituzione ma dal deterioramento del sistema politico all'interno del quale sono scomparsi totalmente i partiti. I partiti sono diventati associazioni di fedeli intorno al capetto di turno che detta la linea di azione non più scaturita da congressi e dibattiti deli iscritti al partito.
La riforma Costituzionale meloniana non si  distingue quindi da quella berlusconiana o da quella renziana: tutte avevano un unico obiettivo, quello di rafforzare il potere del capo di governo di turno riducendo parlamento e Capo dello Stato a semplici figure di contorno. Il problema vero è che questo terzo tentativo di assalto alla nostra Carta Costituzionale ha concrete possibilità di andare a buon fine e quindi di realizzare quel sogno di tarpare le ali alla democrazia nata dalla Resistenza

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