giovedì 2 marzo 2023

Fermare l'immigrazione secondo il governo italiano: ammazzarli a casa loro

 


Si è dovuto scomodare il Presidente della Repubblica Mattarella a rendere omaggio alle vittime dell'ennesimo eccidio di migranti causato dalle politiche del governo italiano agevolate da un'europa inesistente. LA presidente del consiglio, Giorgia Meloni, non aveva tempo doveva andare in India per convincere quel governo a fornire armi ed applicare sanzioni inutili alla Russia di Putin.

Nel frattempo emergono particolari sconcertanti ma indicativi della politica italiana i merito al fenomeno immigrazione. Mentre da una parte si costringono le navi delle Ong a giorni di navigazione per sbarcare i loro carichi di immigrati (salvo poi riportare gli stessi immigrati indietro per via terra), dall'altra si creno ad arte una serie di impicci burocratici che impediscono alla Guardia Costiera di intervenire causando decine e decine di morti fra uomini, donne e bambini. Non contento di questa politica criminale il governo ci mette il carico con dichiarazioni fuori luogo, disumane e soprattutto inattuabili: si va dal "non devono partire" del ministro dell'interno al "dobbiamo fermarli" di altri esponenti politici della maggioranza e di giornalisti incapaci di scrivere dieci righe sensate e ragionate. In realtà le due soluzioni "non devono partire" e "dobbiamo fermarli" portano ad una considerazione sul come impedire le partenze o come debbano essere fermati questi disperati. Nessuno naturalmente dice in che modo fermarli ed allora sorge spontaneo il dubbio che sia intenzione del governo di organizzare spedizioni militari sulle coste libiche, turche e tunisine per falciare, mitragliare, semplicemente uccidere chiunque si azzardi a tentare di imbarcarsi per raggiungere le coste italiane. In mancanza di progetti seri oltre il semplice "fermarli" ogni ipotesi è giustificata.  

E pensare che la soluzione sarebbe molto semplice in termini teorici, complicata e forse inattuabile in termini pratici considerato che ormai l'umanità ha intrapreso la strada del capitalismo più sfrenato. Un modello che si basa sullo sfruttamento dei paesi meno emancipati ma più ricchi di risorse, sulla guerra con la scusa della lotta al terrorismo, un modello che non prevede investimenti di una parte delle ricchezze accumulate per aiutare le popolazioni più deboli e più sfruttate. Una strada che non può essere percorsa da un singolo paese come l'Italia, ma che richiede un impegno planetario, cioè utopia vera.

Ed allora che può fare l'Italia, uno dei paesi più esposti per la sua posizione geografica al fenomeno immigratorio. Non possiamo, per fortuna, innalzare muri, non possiamo (almeno si spera) procedere a eccidi di massa intervenendo sulle coste dei paesi dai quali si effettuano le partenze, ma non possiamo nemmeno assistere impotenti a tragedie come quelle di Crotone. Purtroppo servirebbe una classe politica adeguata e capace per coinvolgere davvero tutta l'europa almeno nel far fronte ai fenomeni migratori, ma una classe politica di questo genere manca nel nostro paese (e non solo nel nostro paese) da decenni. E così si è passati dalla facciamoli venire per sfruttarli (politica messa in campo dalla Lega nei governi Berlusconi quando al nord c'era bisogno di mano d'opera per poi dirottare queste masse al sud quando le fabbriche del nord si sono saturate), al blocchiamoli in Turchia o in Libia in veri e propri campi di concentramento, al teniamoli in mare per qualche settimana dal genio Salvini, al facciamoli vagare per mare da sud a nord e poi via terra da nord a sud del governo Meloni. Fino alla tragedia di Crotone causata dal mancato intervento della Guardia Costiera opportunamente fermata dal governo.

Il tutto poi è finito che le inaccettabili dichiarazioni di un ministro dell'interno che per l'ennesima occasione mette in evidenza sia l'inadeguatezza del governo sia la natura squadristica del governo stesso. Chiedere le dimissioni di Piantedosi è il minimo che un'opposizione può fare ma quando si parlava di pericolo fascismo ecco che il pericolo è diventato realtà.

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