venerdì 20 gennaio 2023

Governo Meloni: oltre l'incompetenza anche la sfiga


 

Che il governo della presidente Giorgia Meloni fosse una brigata di incompetenti e inadeguati è apparso subito chiaro in questi primi tre mesi di legislatura. Una continua giravolta di annunci seguiti da retromarcia, giravolte e passi indietro da far impallidire qualsiasi altro governo della prima e seconda repubblica. Prima i raveparty con una norma scritta con i piedi, poi le giravolte sui Pos e sull'utilizzo del contante nella legge di bilancio, poi la questione migranti che si è ridotta a far navigare le navi delle Ong su e giù per le coste italiane ed infine la farsa finale della questione dei carburanti. Dopo aver tolto lo sconto sulle accise ed aver provocato un aumento di circa 25/30 centesimi al litro sui carburanti, la Meloni ha goffamente tentato di scaricare sui gestori questo aumento largamente prevedibile ed infine per "rimediare" ha obbligato gli esercenti dei distributori ha pubblicare ogni giorno un fantomatico prezzo medio. Non si capisce quale vantaggio avrebbe l'automobilista a sapere questo prezzo medio quando può per esempio comodamente sapere con una semplice app il costo di gasolio e benzina praticato da qualsiasi distributore del territorio nazionale. Alla fine di questa sequenza interminabile di giravolte anche la sfiga si è accanita a mettere i bastoni fra le ruote del primo governo della repubblica a guida femminile. Erano giorni che il ministro della giustizia Nordio aveva iniziato la propria battaglia contro le intercettazioni da sempre odiate soprattutto dagli amici di Berlusconi, una battaglia nella quale si era sbilanciato in un'affermazione secondo la quale le intercettazioni sarebbero inutili in quanto i boss mafiosi non usano i telefonini e qualora li usassero durante le loro telefonate parlano del tempo e non dei loro sporchi affari. Il ministro Nordio non aveva ancora terminato di concludere questo suo pensiero che dalla Sicilia arrivava una notizia bomba: il boss mafioso Matteo Messina Denaro latitante da oltre 30 anni era stato catturato. Ma l'aspetto più controverso per il ministro è stato sapere che Messina Denaro era in possesso non di uno ma bensì due cellulari e che il suo arresto era stato reso possibile proprio grazie alle intercettazioni. Sembra che il ministro abbia sbottato davanti ai suoi collaboratori: "Ma porca miseria dopo 30 anni proprio oggi la polizia ha pensato bene di arrestarlo ? Non si poteva aspettare ancora qualche giorno in modo che la gente dimenticasse le cavolate che ho appena detto sulle intercettazioni ?". Incavolato Nordio ha subito telefonato al suo collega ministro dell'interno Piantedosi il quale è caduto dal pero asserendo di non sapere assolutamente niente dell'operazione di polizia che era in corso. Un'affermazione passata inosservata che il ministro ha ripetuto in diretta televisiva: il ministro dell'interno non era a conoscenza della più importante operazione di polizia degli ultimi 30 anni. E' un paese normale quello nel quale il ministro della giustizia ed il ministro dell'interno nonché il capo del governo sono all'oscuro che si sta catturando un boss mafioso latitante da 30 anni e che lo stesso boss in questi anni ha girato liberamente nel suo paese di nascita ? Un situazione assurda che la racconta lunga sulla fiducia che le forze dell'ordine ripongono nei nostri governanti.
Ma non finisce qui perché il ministro della giustizia, non contento delle gaffe sulle intercettazioni, va in parlamento proprio il giorno della cattura di Messina Denaro e spara a zero sulla magistratura e sulle forze dell'ordine colpevoli di strumentalizzare le intercettazioni, soprattutto quelle dove sono coinvolti i politici. Il ministro conclude la sua arringa in parlamento invitando i parlamentari di non rendersi supini ai Pm che vedono la mafia ovunque. Siamo nel surreale totale ma soprattutto siamo in una situazione nella quale in qualsiasi altro paese democratico e normale un simile ministro sarebbe stato perso a calci nel sedere senza nessuna remora. Ma siamo in Italia ed allora come degna conclusione di questa vicenda allucinante si deve anche assistere che proprio mentre il boss era finalmente arrestato, il governo propone come vicepresidente del CSM, l'organo superiore della magistratura, proprio un indagato per mafia. Era sfuggito a tutti compresa quella opposizione inesistente che è impegnate in beghe interne e non può perdere tempo con queste banalità.

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