mercoledì 18 novembre 2020

Il lento miglioramento certifica il fallimento

 


La situazione dell'epidemia Covid in Italia sembra migliorare o meglio per il momento sembra rallentare la crescita: l'incremento del numero di positivi e dei ricoveri sta aumentando in maniera più contenuta rispetto alla scorsa settimana. Purtroppo per ottenere questo piccolo risultato si è dovuto ricorrere a restrizioni più o meno drastiche con alcune regioni in loockdown simile a quello di marzo e aprile. Di fatto sembra che quanto accaduto la scorsa primavera non abbia insegnato alcunché se non effettuare chiusure differenziate invece che generalizzate, ma niente è cambiato anzi. Le regioni continuano a litigare con il governo per ragioni inverse: a marzo chiedevano chiusure differenziate, oggi chiedono le stesse chiusure per tutto il paese. Sempre però di chiusure si parla. Dal punto di vista organizzativo né il governo né le regioni, che sono responsabili della sanità, hanno fatto niente durante i mesi estivi di tregua: il tanto decantato tracciamento è andato in tilt dopo poche settimane, le capacità ricettive degli ospedali e delle terapie intensive sono rimaste più o meno le stesse ma soprattutto non si è pensato ad una organizzazione di assistenza a domicilio per cui i pronto soccorso sono ancora in affanno, i trasporti pubblici non sono stati potenziati, la scuola è entrata in crisi ed è stata chiusa. Dal canto suo la popolazione ha conservato il suo scetticismo e il suo menefreghismo verso problemi come la salute pubblica. Non la maggioranza certo, ma in questa situazione è sufficiente una minoranza per provocare danni a tutta la popolazione. I week end trascorsi hanno visto frotte di persone invadere i centri storici e le spiagge, complice il bel tempo, come se niente fosse accaduto. I dati che sono sciorinati quotidianamente sono rimasti gli stessi di sei mesi fa: nessuna informazione per esempio su DOVE il contagio avviene, un'informazione che sarebbe stata indispensabile per evitare una chiusura generalizzata e per intervenire in maniera chirurgica sui luoghi e sulle attività più a rischio. Insomma si continua anche in queste settimane alla cieca chiudendo parzialmente o totalmente ma sempre al buio in maniera empirica senza nessuna cognizione di causa/effetto. Stessa disorganizzazione per chi ha la sventura di trovarsi positivo e deve mettersi in quarantena aspettando il famigerato tampone di controllo o peggio ancora quello che certifichi la propria negatività. Ecco una storia di chi si è ritrovato positivo senza, per fortuna, aver bisogno di un ricovero ma è rimasto prigioniero in isolamento.
«Noi positivi prigionieri in casa perché da 2 settimana aspettiamo una telefonata della Asur» :: Segnalazione a Ancona

Sono qua per raccontare la mia storia (ormai comune a molte persone credo). Il giorno 2 novembre io e mia mamma effettuiamo un tampone per mero scrupolo presso uno studio medico privato e risultano entrambi positivo al Covid-19. A quel punto ci viene consigliato di rivolgerci al nostro medico di famiglia, il quale come da prassi, procede all'apertura della procedura denunciando alla Asur competente la nostra positività asintomatica. A quel punto sarebbe dovuto scattare il meccanismo per cui la Asur ci avrebbe dovuto contattare per fare un tampone ufficiale di verifica e richiedere l'elenco delle persone con cui eravamo stati a contatto per lo meno nelle ultime 48 ore. Di tutto questo niente è successo, tant'è che siamo stato noi ad avvisare le persone con cui eravamo venute a contatto che, ovviamente e da corretti cittadini, a loro volta si sono autoisolate e fatte seguire dai loro medici. Ora, sono passati 15 giorni della denuncia e noi non abbiamo ricevuto telefonata alcuna dalla Asur, premetto che siamo entrambi asintomatici. Noi siamo prigionieri in casa in attesa di una telefonata che non sta arrivando, con la minaccia ovviamente di una procedura penale in caso di uscita di casa (giustamente). Ma come è possibile tutto ciò? Io dovrei tornare al lavoro e non posso, il medico ha già sollecitato la Asur senza risposta, contattare la Asur è impossibile perché non rispondono, fino a quanto dovremmo rimanere prigionieri del sistema ? Basterebbe semplicemente farci un impegnativa e mandarci a fare questo benedetto tampone al drive-in, non credo sia uno smattimento. Credo che ormai la mia situazione sia comune a molti, capisco il momento di sovraccarico, ma qui parliamo semplicemente di una impegnativa per un tampone. Forse qualcuno un giorno mi darà lumi su tutto ciò ma so già che rientrerà in un chiaro e limpido "purtroppo il sistema è tutto congestionato".

Insomma il governo attuale ha affrontato l'emergenza di 6 mesi fa in maniera impeccabile, ma per certi aspetti era anche più facile, si trattava di chiudere tutto e aspettare. Oggi si sarebbe dovuto affrontare la seconda ondata in modo più organizzato proprio per evitare una chiusura generalizzata, ma la politica italiana poteva cambiare passo in solo sei mesi ? Potevano i nostri governanti o i nostri politici all'improvviso diventare statisti in grado di pensare al futuro a medio e lungo termine ? Impossibile ... la politica italiana da decenni non è in grado di pensare e realizzare programmi che vadano oltre le elezioni più prossime. Ce lo ricorderemo ? Dubito ... 



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