La situazione dell'epidemia Covid in Italia sembra migliorare o meglio per il momento sembra rallentare la crescita: l'incremento del numero di positivi e dei ricoveri sta aumentando in maniera più contenuta rispetto alla scorsa settimana. Purtroppo per ottenere questo piccolo risultato si è dovuto ricorrere a restrizioni più o meno drastiche con alcune regioni in loockdown simile a quello di marzo e aprile. Di fatto sembra che quanto accaduto la scorsa primavera non abbia insegnato alcunché se non effettuare chiusure differenziate invece che generalizzate, ma niente è cambiato anzi. Le regioni continuano a litigare con il governo per ragioni inverse: a marzo chiedevano chiusure differenziate, oggi chiedono le stesse chiusure per tutto il paese. Sempre però di chiusure si parla. Dal punto di vista organizzativo né il governo né le regioni, che sono responsabili della sanità, hanno fatto niente durante i mesi estivi di tregua: il tanto decantato tracciamento è andato in tilt dopo poche settimane, le capacità ricettive degli ospedali e delle terapie intensive sono rimaste più o meno le stesse ma soprattutto non si è pensato ad una organizzazione di assistenza a domicilio per cui i pronto soccorso sono ancora in affanno, i trasporti pubblici non sono stati potenziati, la scuola è entrata in crisi ed è stata chiusa. Dal canto suo la popolazione ha conservato il suo scetticismo e il suo menefreghismo verso problemi come la salute pubblica. Non la maggioranza certo, ma in questa situazione è sufficiente una minoranza per provocare danni a tutta la popolazione. I week end trascorsi hanno visto frotte di persone invadere i centri storici e le spiagge, complice il bel tempo, come se niente fosse accaduto. I dati che sono sciorinati quotidianamente sono rimasti gli stessi di sei mesi fa: nessuna informazione per esempio su DOVE il contagio avviene, un'informazione che sarebbe stata indispensabile per evitare una chiusura generalizzata e per intervenire in maniera chirurgica sui luoghi e sulle attività più a rischio. Insomma si continua anche in queste settimane alla cieca chiudendo parzialmente o totalmente ma sempre al buio in maniera empirica senza nessuna cognizione di causa/effetto. Stessa disorganizzazione per chi ha la sventura di trovarsi positivo e deve mettersi in quarantena aspettando il famigerato tampone di controllo o peggio ancora quello che certifichi la propria negatività. Ecco una storia di chi si è ritrovato positivo senza, per fortuna, aver bisogno di un ricovero ma è rimasto prigioniero in isolamento.
Insomma il governo attuale ha affrontato l'emergenza di 6 mesi fa in maniera impeccabile, ma per certi aspetti era anche più facile, si trattava di chiudere tutto e aspettare. Oggi si sarebbe dovuto affrontare la seconda ondata in modo più organizzato proprio per evitare una chiusura generalizzata, ma la politica italiana poteva cambiare passo in solo sei mesi ? Potevano i nostri governanti o i nostri politici all'improvviso diventare statisti in grado di pensare al futuro a medio e lungo termine ? Impossibile ... la politica italiana da decenni non è in grado di pensare e realizzare programmi che vadano oltre le elezioni più prossime. Ce lo ricorderemo ? Dubito ...
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