giovedì 5 novembre 2020

Caos regioni


Questa seconda ondata, non prevista solo dagli ottimisti per partito preso e non per motivi reali, sta dimostrando che tutte le parole d'ordine lanciate a marzo-aprile dai balconi e dalle finestre di tutta Italia sono cadute nel nulla. "Ce la faremo", "Ne usciremo migliori" e via dicendo sembrano ormai parole vuote, senza senso e cariche di ipocrisia. Se viaggiare verso i 50mila morti significa avercela fatta, beh è uno strano concetto. Se uscirne migliori significa continui scontri fra le istituzioni che dovrebbero rappresentare il paese, allora il concetto di migliore assume una valenza contraria al suo significato reale. 

Uscirne migliori significa che ognuno è più interessato a farsi i fatti propri fregandosene del prossimo ? 

Uscirne migliori significa dare spazio ai così detti negazionisti che continuano nella loro folle tesi del "Qui non Covid non ce n'è" ? 

Uscirne migliori significa dare spazio in televisione a quei presunti esperti (Zangrillo e Bassetti su tutti tanto per non fare nomi) che dopo aver sostenuto la "morte" clinica del virus o la sua ormai azzerata letalità tranquillamente tornano a parlarci delle criticità di questa seconda ondata ? 

Uscirne migliori significa dare ancora credito (secondo i sondaggi) ad una parte politica che non si fa scrupoli ad utilizzare la salute come arma di propaganda (chi tenta di ghettizzare gli over 70 dichiarandoli inutili, chi mette il lavoro prima della salute, chi in questa emergenza di presenta con la mascherina inneggiante al peggior presidente che gli Usa abbiano mai avuto, etc.)

Ed infine uscirne migliori significa assistere al balletto dei presidenti di regione che accusano il governo di scaricare le responsabilità se il governo stesso chiede ai presidenti di esercitare i loro poteri, salvo poi ribellarsi sempre contro il governo quando questo prende decisioni a livello nazionale alle quali le regioni dovrebbero sottostare ? No non ci siamo, non ne usciremo migliori anche se avremo ancora una possibilità finita questa emergenza: quella di analizzare le criticità del nostro sistema e correggerle se qualcuno avrà il coraggio di farlo. Una di queste criticità sono proprio le regioni ed i loro eccessivi poteri su materie che dovrebbero essere trattate a livello nazionale come la sanità, la scuola ed i trasporti. Oggi dobbiamo digerire le proteste del presidente della regione Lombardia, Fontana, che ha il coraggio di protestare contro l'inserimento della regione nella fascia rossa. Come se la Lombardia non fosse la regione dove si registrano quasi la metà dei decessi di tutto il paese, come se la Lombardia non rappresentasse la regione trainante per la diffusione della epidemia, come se la Lombardia non fosse invischiata in diversi procedimenti per la gestione delle forniture sanitarie. Gente che dovrebbe pensare solo a dimettersi e sparire dalla circolazione il prima possibile e se non lo fanno in maniera autonoma dovrebbero essere i cittadini a prenderli a calci nel sedere. E che dire della scuola maltrattata da tutti pronti a difenderla se il governo decide di chiuderla, ma pronti a chiuderla se il governo decide di lasciarla aperta (Emiliano in Puglia per le scuole elementari e medie). In questo frangente sorge il dubbio che la "troppa democrazia" sia deleteria: in Cina a Whuan oggi hanno cancellato il virus ma lo hanno potuto fare grazie a provvedimenti drastici a partire dal mettere in galera chi si permetteva di negarne l'esistenza. Forse è una situazione estrema ma certamente efficace per combattere la pandemia.
 

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