giovedì 2 maggio 2013

Berlusconi il vero rottamatore


In questi ultimi mesi è andata molto di moda la figura del rottamatore, un termine coniato da Matteo Renzi sindaco di Firenze che si è autoinvestito di questo ruolo, un ruolo peraltro già occupato dal comico Beppe Grillo che ha dato vita al suo movimento al grido di mandiamoli tutti a casa. In realtà mentre questi due signori non fanno altro che parlare parlare e lanciare anatemi, il primo contro il proprio partito in una sorta di karakiri all'italiana ed il secondo contro tutti e tutto, c'è un altro signore che, fingendosi un politico che ha dedicato e dedica la propria passione per il bene del paese, ha messo in atto la più grande rottamazione che la storia della Repubblica ricordi. L'unico obiettivo di questo signore, Silvio Berlusconi, è stato da sempre mettere in sicurezza la sua persona ed i suoi affari dagli innumerevoli processi in cui sapeva prima o poi di essere coinvolto a causa della gestione dei propri affari alquanto allegra ed al limite della legalità. Sfasciati i partiti della prima repubblica e soprattutto uscito dalla scena politica il suo principale protettore, Bettino Carxi, il signore di Arcore ha pensato che l'unico modo per tenersi lontano dai palazzi di giustizia e da eventuali condanne fosse quello di scendere in campo in prima persona. Per ottenere il suo scopo era necessario comunque procedere allo sfascio del sistema democratico  e di quelle organizzazioni che sono alla base di una qualsiasi democrazia che si ritenga tale: i partiti. Intanto ha iniziato dando vita ad una formazione politica che di partito non aveva assolutamente niente, Forza Italia. Una specie di setta dove tutti obbediscono in maniera incondizionata al capo, lui il cavaliere. Nessun organo direttivo, nessuna diffusione sul territorio se non impiantando dei circoli che somigliavano e somigliano più a dei club privati che ad una organizzazione di partito. Vinte le prime elezioni il tizio ha capito che non era sufficiente e così ha messo in atto una seconda strategia: quella di annientare i due alleati più vicini a Forza Italia: la Lega e Alleanza Nazionale. Un compito non facile ma che è stato portato a termine con successo e che avrebbe portato con se altri effetti collaterali non di poco conto anche in campo avversario. Alleanza Nazionale è stata inglobata del Pdl e poi stroncata nonostante il tentativo di Fini di smarcarsi e di ridarle vita. La Lega è stata tenuta sulla corda per 20 anni con la carota del federalismo, del quale al Berlusconi non interessava un fico secco, ma che serviva per tenere ancorato quella specie di partito degli uomini con le corna. Oggi la Lega è ridotta al lumicino ed è mantenuta in vita sempre dal cavaliere quel tanto che basta per non farla morire lasciandole governare tre regioni del nord per il giochino della macroregione. L'ultimo colpo che mancava al Silvietto era la frantumazione dell'avversario politico e in questo ultimo anno ha messo a segno anche questo colpo. Prima accettando di appoggiare il governo Monti insieme al Pd, un trabochetto nel quale l'ingenuo Bersani è caduto come una pera cotta quando alla fine del 2011 avrebbe vinto le elezioni senza colpo ferire, ed ora stringendo il Pd in un abbraccio mortale per dare vita a quella strana cosa, demonizzata per anni, di un governo insieme. In questa ultima fase del suo lavore di rottamatore Berlusconi ha avuto un complice d'eccezione in Beppe Grillo. Il comico avrebbe potuto segnare la fine del piano criminale del dittatore di Arcore se avesse dato vita ad un governo insieme a Bersani, Berlusconi avrebbe in quel caso probabilmente chiuso la sua carriera per sempre. Ma Grillo non poteva scegliere questa strada perchè anche il suo giochino si sarebbe rotto ed avrebbe dovuto prendersi quelle resoponsabilità che sa benissimo di non essere in grado di prendere, sia lui in prima persona sia a maggior ragione l'armata Brancaleone dei suoi parlamentari scelti fra gente che oltre a non saper come muoversi, normale per chi è alle prime armi, trabocca di una presunzione senza limiti tipica degli "ignoranti". A Grillo è scoppiata in mano la patata del successo elettorale e fra le due alternative, prendersi responsabilità di governo e continuare a fare il saltimbaco che spara ovunque senza protare proposte concrete, ha scelto questa seconda strada (più remunerativa fra l'altro). E così Berlusconi al no senza condizioni di Grillo ha tirato un sospiro di sollievo, portando a compimento una rinascita insperata fino a qualche mese fa, con l'effetto collaterale ma non trascurabile di aver frantumato anche il Partito Democratico. Ora dopo aver distrutto il sistema dei partito, la repubblica parlamentare, Berlusconi si appresta a mettere in atto il colpo di scena finale: la riforma costituzionale per dare vita ad una repubblica parlamentare nella quale lui sarà o senatore a vita oppure il primo presidente della repubblica italiana in un sistema alla francese. E non si vede chi possa ancora ostacolarlo in questo piano di rottamazione reale.

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