mercoledì 5 settembre 2012

Non bastavano Grillo e Renzi ora ci si mette anche Vendola


Non c'e' niente da fare quando una cosa nasce male sarebbe meglio lasciar perdere subito e ripartire da zero, come quando fai la crema e ti impazzisce, puoi riprenderla si ma non verra' mai buona come dovrebbe. Questo e' il destino del Partito Democratico, un carrozzone nato male e che finira' peggio. Certo non era difficile prevederlo in virtu' del fatto di aver dato vita non ad un vero partito con ideali e principi solidi ma bensi' ad un'accozzaglia di gente con origini politiche troppo distanti e diverse. Si e' proceduto al contrario di come si dovrebbe fare quando si da vita ad una formazione politica. Per prima cosa si dovrebbe stilare un documento che dovrebbe rappresentare la carta costituente del partito stesso e poi, intorno al documento, si dovrebbero raccogliere le persone che ne condividono i principi. Nel caso del PD invece prima si sono raccolte le persone, estremamente diverse fra loro (radicali, verdi, democristiani, comunisti, etc. etc.) e poi si e' cercato e si cerca di tutt'ora di trovare qualcosa che le unisca. Ma da quando e' nato questo carrozzone ogni giorno c'e' qualcosa che divide e separa. D'altra parte la nascita stessa e' stato un evento tragico in quanto per dar vita al carrozzone, si e' messo in crisi il governo Prodi che gia' era traballante nei numeri della sua maggioranza e si e' riconsegnato il paese al centro destra. Altra sciagura e' stata la tracotanza dei dirigenti del Pd che pensavano di poter reggere il peso delle elezioni da soli e cosi' le elezioni del 2008 sono andate come sono andate oltre ad aver causato la scomparsa dal parlamento della sinistra radicale. La lezione pero' non e' stata sufficiente per iniziare un percorso diverso e di preparazione ad una reale alternativa di governo. Il partito ha affrontato la cricca Pdl-Lega guidata da Berlusconi scendendo sul piano dello scontro fisico, una strategia perdente nella quale Bersani non poteva certo competere con il rivale Berlusconi. Nemmeno quando era evidente che si stava avvicinando la caduta del governo di centro destra, la politica del Pd e' cambiata, tanto che il partito e' arrivato impreparato alla crisi di governo dell'ottobre 2011. Talmente impreparato da rifiutare di andare alle elezioni, nonostante i sondaggi estremamente favorevoli, consegnando il paese al governo di Monti. Da quel momento e' iniziato un calvario per il Partito Democratico, attaccato da dentro e da fuori ed incapace di scegliere con decisione una strada certa di alleanze. In questi mesi si e' assistito a tutto ed il contrario di tutto: Bersani-Di Pietro-Vendola, Bersani-Casini, Bersani-Di Pietro, Bersani-Vendola. Persino i bookmaker inglesi hanno smesso di accettare scommesse sulle future alleanze del Pd. Nel frattempo il partito, il suo segretario ed il suo presidente hanno dovuto far fronte ai continui attacchi volgari del saltimbanco Grillo ed ancora una volta e' stata scelta la strada dello scontro quasi fisico piuttosto che quello delle idee e dei programmi (strategia che sarebbe anche stata facililitata dal vuoto del Grillo pensiero consolidato dal rifiuto del comico di presentarsi a confronti pubblici). Col passare delle settimane a questo attacco frontale si e' aggiunto anche un attacco portato dall'interno del partito e guidato dal sindaco di Firenze Renzi, quello della cena ad Arcore da Berlusconi. Insomma un accerchiamento da due aspiranti sostituti del cavaliere per le loro modalita' di attaccare l'avversario piuttosto che affrontarlo sulle idee. Negli ultimi giorni sembrava che la strada dell'alleanza con Vendola diventasse quasi una certezza dopo i fallimenti degli abboccamenti con Casini e le intemperanze (secondo il partito democratico) di Di Pietro contro il presidente delle repubblica. Ma oggi ecco che anche Vendola scivola su una buccia di banana proprio in un dibattito con il presidente Rosy Bindi. Il governatore della Puglia, noto omosessuale, non trova di meglio che dichiarare le proprie aspirazioni matrimoniali e da qui subito la risposta gelida della Bindi che, pur apporvando le unioni civili fra gay, si dice assolutamente contraria ai matrimoni. Ora la domanda sorge spontanea: possibile che con tutti i problemi che un futuro partito di governo si trovera' ad affrontare non si trovi di meglio che parlare di un fatto personale e quindi mettere subito in crisi una possibile alleanza proprio al momento della sua consacrazione ? Vendola ha scelto tempi e modalita' sbagliate per dichiarare la sua intenzione, tanto da far pensare che anche questa uscita fosse premeditata o quanto meno una provocazione verso il presidente del Pd, democristiana di ferro. E cosi' la festa del Partito Democratico 2012 verra' ricordata non per la festa nella quale il partito si e' proposto come partito di governo con un proprio programma elettorale, ma bensi' come la festa della guerra civile interna, quella di Renzi, e una possibile separazione con Vendola prima ancora dell'accasamento. Questa e' la storia di un partito che dopo aver perso l'occasione di andare al governo alla fine del 2011 probabilmente brucera' tutti i vantaggi che i sondaggi gli accreditano e che, se nonostante tutto riuscisse a vincere le prossime elezioni, difficilmente resistera' a lungo. Un partito che non ha mai pensato al paese da quando e' stato costituito e che conferma quindi la propria indifferenza ai problemi reali dei cittadini, fatto ancora piu' grave se inquadrato nella crisi attuale, ed e' anche grazie a questa indifferenza che sorgono fenemonei pericolosi come quello di Grillo

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