giovedì 26 luglio 2018

Marchionne: un manager al servizio esclusivo del capitalismo


La strana legge che vuole santificati coloro che lasciano questa vita ed hanno ricoperto un ruolo di rilievo nella società italiana è stata rispettata anche questa volta in occasione della scomparsa di Sergio Marchionne. Politici, giornalisti, sindacalisti di qualsiasi schieramento e pensiero si sono sperticati ieri nel tessere le lodi del manager che "ha salvato la Fiat per il bene del paese". Ora che Marchionne sia stato un grande manager, intelligente, preparato anche culturamente e pieno di iniziative nessuno lo mette in dubbio, che abbia salvato la Fiat dal fallimento è altrettanto vero, ma che abbia fatto tutto questo per il bene del paese, beh si può dissentire fortemente. Marchionne ha lavorato per il bene dell'azienda e dei suoi padroni e se ne è fregato altamente del bene del paese. Ha risollevato l'azienda come qualunque manager che agisce nella logica del capitale avrebbe cercato di fare, lui l'ha fatto e ci è anche riuscito. Oggi tutti i piagnistei e le lodi, compresi quelli elargiti dai vertici Fca, sono sinceramente un frullato di cinismo e ipocrisia. Tanto è vero che, nella logica del capitalismo dove contano i profitti e non certo le persone che sono semplicemente da risorse da "sfruttare" fino a quando è possibile, il buon Sergio è stato liquidato senza nemmeno aspettare che se ne andasse definitivamente. Il capitalismo non può contare sull'umanità, non può permettersi di "rispettare" chi lo serve incondizionatamente (si dice che Marchionne si alzasse all 3.30 del mattino e che da quando è Ad della Fiat si sia fatto solo un weekend di vacanze) e Marchionne questo lo sapeva benissimo tanto è che ha servito i suoi padroni fino a quando ne ha avuto la possibilità. Ma da qui ad osannarlo soprattutto da una certa parte politica, ce ne corre. Sotto la gestione Marchionne la Fiat ha perso quasi 100.000 dipendenti per non parlare delle consequenze nefaste sull'indotto. Ha portato in Olanda la sede legale dopo aver acquisito, sfruttando gli aiuti di Obama, la Chrysler e aver iniziato proprio dagli Usa la sua lotta ai lavoratori: riassume pochi operai della ex Chrysler dimezzando i salari ed i piani pensionistici e sanitari. Delocalizza il più possibile dopo aver "ricattato" gli operai della ex Fiat nel 2011 al grido "o accettate le mie condizioni oppure chiudo e vado a produrre da un'altra parte". Gli operai sono caduti nel tranello (anche perché totalmente abbandonati da sindacati e governo), hanno accettato le condizioni di Marchionne che poi comunque la produzione all'estero l'ha portata ugualmente chiudendo Termini Imerese e quasi tutta Mirafiori. Ha poi portato fuori da Confindustria la Fca e chiuso le porte ai sindacati stabilendo lui nuove regole interne di stampo dittatoriale. Basta leggere, oltre alle pontificazioni che si trrovano ovunque, il racconto per esempio di questo operaio della Maserati per rendersi conto che le condizioni di lavoro siano tornate indietro di oltre 60 anni. Insomma Sergio Marchionne manager di grandi capacità, abile ma cattivo e insensibile, e soprattutto non certo un difensore nè dell'italianità nè tanto meno del paese, un semplice servitore del capitalismo dal quale si è fatto, consapevolmente, usare e spolpare per poi essere gettato via con tanto di lodi ipocrite e ciniche.

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