mercoledì 10 luglio 2013

Se la giustizia non funziona il cittadino s'incazza ... se la giustizia funziona i politici si incazzano


Il dovere di ogni politico che siede in parlamento dovrebbe essere quello di lavorare affinchè il paese funzioni soprattutto per quanto concerne i vari poteri dello stato. Quando qualcosa non funziona il politico avrebbe il dovere di intervenire nell'interesse della collettività. Questo naturalmente in un paese normale ma non Italia, il paese dove un imprenditore scende in politica per difendersi dagli innumerevoli processi che gli stanno arrivando sulla testa e gli italioti lo mantengono ai verrici della politica per venti anni senza nemmeno vergognarsi.
Uno dei grossi problemi del nostro paese è sempre stato il funzionamento della giustizia soprattutto per i suoi tempi biblici che fanno della lentezza uno stato di fatto. Il problema è dovuto a due fattori: la grande complessità delle leggi italiane e la loro immensa poca chiarezza che rende le stessi facilmente manipolabili e interpretabili, la litigiosità del cittadino italiano e la grande diffusioni di attività illegali, A causa di questi due fattori negativi la macchina della giustizia è da sempre in Italia lenta e faragginosa con cause che si prolungano per anni prima di arrivare ad una qualche conclusione. L'imprenditore in questione e gli affiliati al partito che ha fondato sono venti anni che promettono una riforma della giustizia che poi immancabilmente non portano a termine. Le uniche leggi in materia di giustizia fatte apporvare dal parlamento sono quelle che in qualche modo ed attraverso diversi espedienti portano il loro capo sul percorso della prescrizione o depenalizzazione dei reati che gli sono ascritti. Finalmente però una volta tanto la giustizia funziona. Accade cosi' che in uno di questi processi nei quali è coinvolto sempre lui, l'imprenditore, dopo la sentenza della corte di appello avvenuta l'8 maggio scorso (condanna a 4 anni più 5 anni di interdizione dai pubblici uffici), la cassazione si riunirà dopo solo due mesi e mezzo, il 30 luglio, per decidere la sentenza definitiva. Ci si aspetterebbe un plauso alla giustizia che piuttosto che far cadere anche questo processo nell'ennesima prescrizione, accelera i tempi per arrivare a sentenza definitiva. Una dimostrazione che anche in Italia la giustizia può funzionare in maniera decente. Ma questo accadrebbe in un paese normale dove anche gli appartenenti ad un partito politico dovrebbero avere tutto l'interesse a sapere se il loro leader è un uomo privo di macchie cosi' infami come la corruzione. In Italia no. E cosi' accade che tutti coloro che hanno sempre condannato una giustizia che non funziona ma che non hanno mai fatto niente per migliorarla, oggi si scagliano contro la giustizia che funziona. Il cittadino "normale", ed in questo caso per cittadino normale intendo quello che ormai dopo venti anni ha capito che non si può mantenere ancora certa gente sulle poltrone della politica, auspicherebbe che la giustizia si comportasse cosi' celermente anche con lui e non che fosse il contrario, ma il termine normale è un vocabolo ormai cancellato dalla lingua italiana quando si parla di costume politico.

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