domenica 24 giugno 2012

Rottamatore o infiltrato ?


Oltre l'antipatia personale per Matteo Renzi che chi non e' toscano non puo' capire (ogni citta' della Toscana e' rivale di tutte le altre), resta difficile comprendere a che cosa mirino realmente le continue esternazioni del sindaco di Firenze ed i continui attacchi a tutto il Partito Democratico. E' difficile anche capire il reale spirito costruttivo delle esternazione del giovane rampante, esternazioni che hanno raggiunto il massimo dell'inaffidibilita' soprattutto dopo quella famosa cena ad Arcore con l'allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Le sortite del Renzino da Forenze sembrano sempre piu' attacchi veri e propri alla gia' fragile organizzazione di quell'enorme baraccone che si chiama Partito Democratico. Attacchi che hanno anche fatto balenare in testa al cavaliere di Arcore un'idea che tanto balzana non sembra: arruolare Matteo Renzi nelle proprie file e candidarlo come futuro premier. Una fantasia scaturita dalla mente fantapolitica di Silvio ? Non tanto considerato che il sindaco di Firenze non l'ha poi rigettata con forza ma ci ha scherzato sopra, come dire scherzando scherzando alla fine si scoprono le carte. Quello che non si capisce e' il motivo per cui Matteo Renzi sia andato a fare il sindaco di Firenze piuttostop che rimanere all'interno del Partito per promuovere quel rinnovamento del quale tanto parla ma per il quale non fa assolutamente niente. Il rinnovamento in un partito che si fregia della denominazione democratico puo' avvenire in un solo modo: attraverso il voto degli elettori. Il PD dovrebbe battersi per cambiare la riforma elettorale ristabilendo il voto di preferenza e quindi lasciare la parola su chi e' da rottamare e chi e' da lasciare in pista agli elettori. Renzi invece piccona il partito ed i suoi dirigenti proprio quando il partito mostra tutta la sua debolezza prima per non essere andato alle elezioni dopo la caduta del governo di centro destra e poi con le "batoste" alle primarie per scegliere i candidati alle elezioni amministrative. Chissa' se D'Alema e Veltroni si sono resi conto del carrozzone che hanno messo in piedi, causando fra l'altro la caduta del governo Prodi, caricando sul treno del Partito Democratico qualunque sorta di personaggio. Da Rutelli alla Binetti (che alla fine sono stati coerenti abbandonando la nave) per arrivare a Matteo Renzi che invece, dopo essere salito sulla nave, l'ha sfruttata per guadagnarsi una poltrona ed ora come una scheggia impazzita tenta l'affondamento dall'interno per dare una mano al vecchio cavaliere a tornare in sella e magari salire anche lui su quel carro. Il Pd aveva la possibilit' concreta di tornare al governo del paese, ma di questo passo fra le bordate di Grillo, il nuovo Berlusconi, e gli attentati di Renzi, nel 2013 difficilmente potra' sperare in un risultato positivo, il tutto naturalmente a discapito del paese.

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