venerdì 6 maggio 2011

Dal voto di scambio al governo di scambio

Nella prima Repubblica (sempre ammesso che sia mai terminata quell'epoca storica e si sia davvero entrati in una seconda fase della storia repubblicana dell'Italia) fece molto scalpore scoprire il così detto voto di scambio. In pratica certi politici promettevano favori di ogni genere a singoli cittadini o a categorie di cittadini in cambio dei voti dei cittadini stessi alle elezioni politiche o amministrative. Una pratica non del tutto illegale che lo diventava quando questi favori erano concessi ad organizzazioni mafiose o camorristiche che pitevano contare su un numero considerevoli di voti grazie ai loro adepti. Ma se non si arrivava a concedere favori che andavano contro la legge, si trattava di una pratica indecorosa e di malcostume. Il politico dovrebbe essere eletto per le sue idee, per i suoi principi, per il suo programma poltico insomma per quello che intende fare una volta eletto come rappresentante del popolo e non tanto per elargire favori a coloro che gli affidano il proprio voto. Purtroppo questa visione della politica e questo concetto di Stato è sempre più utopistico ed anche oggi, che dovremmo trovarci appunto nella seconda Repubblica, troviamo questa pratica del voto di scambio sempre diffusa ma con un salto di qualità rispetto agli anni passati. Dopo tangentopoli e dopo lo scioglimento di diversi partiti il quadro politico cambiò, anche se più nella forma che nella sostanza, e si coniò il termine di seconda Repubblica per indicare un periodo storico diverso nel quale anche la politica avrebbe avuto un ruolo diverso. Poi scese in campo Berlusconi ed allora tutte queste buone intenzioni furono lentamente riposte nel cassetto per dare vita ad una Repubblica per certi versi peggiore della prima. La corruzione fra i politici non è stata debellata ed anzi forse ha raggiunto livelli soperiori a quelli della prima Repubblica, Berlusconi e la sua maggioranza hanno introdotto la pratica delle leggi ad personam fatte cioè per risolvere i problemi di un singolo cittadino che guarda casao è sempre lui l'Indagato del Consiglio, principi e ideali non fanno più parte del bagaglio del politico che dovrebbe presentarsi al cittadino come fautore degli stessi (e questo anche da parte della sinistra o per lo meno di quella sinistra che sta in parlamento), i privilegi dei politici sono aumentati a dismisura allargando il solco che divide il politico dal cittadino normale, e la pratica del voto di scambio è arrivata fino al grado più alto delle istituzioni: parlamento e governo. La legge elettorale attuale concede all'elettore il solo privilegio di votare un partito e non di eleggere il singolo politico ma proprio in virtù di questa legge, il cui obiettivo palese era quello di evitare il voto di scambio (mentre l'obiettivo reale di togliere potere ai cittadini ed aumentare quello delle segreterie di partito), oggi il parlamento dovrebbe essere sciolto in quanto non rappresenta più la volontà degli elettori in virtù dei cambiamenti del quadro politico. Oggi sono presenti formazioni politiche nuove che non esistevano alla tornata elettorale del 2008 e che quindi non avrebbero titolo di stare in parlamento in quanto nessuno le ha votate, e fra queste formazioni alcune che sono nate per dare supporto al governo, privato della maggioranza a causa dell'uscita del gruppo di Fini, in cambio di poltrone all'interno del governo. Ecco qui sta lo scandalo. Il principio dello scambio dei favori ha raggiunto le istituzioni, certo niente di illegale ed anticostituzionale, ma certamente un comportamento che non rispetta la volonta popolare a cui tanto spesso si appella la maggioranza di governo e Berlusconi stesso. Questo è il degrado totale dello Stato, fatti molto gravi e diseducativi per i giovani ai quali viene insegnato prima di tutto che non hanno importanza ideali e principi, ma sopra ogni cosa vale il proprio tornaconto. E' vero non siamo più nella prima Repubblica, siamo nella seconda, ma questa seconda si è collocata un gradino al di sotto della prima per decoro e per prestigio istituzionale.

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