giovedì 29 luglio 2010

Tutta l'ipocrisia del governo italiano nel voto della risoluzione Onu sul diritto all'acqua.

Da oltre 15 anni si discute all'Onu su una risoluzione che sancisca il principio che l'accesso all'acqua pulita è un diritto dell'essere umano. Queste sono le stranezze della politica, quindici anni di discussioni per un diritto che qualsiasi persona "normale" dotato di un minimo di intelligenza ritiene sacrosanto. E invece perchè questo diritto sia riconosciuto dalla più grande organizzazione mondiale, l'Onu appunto, ci sono voluti 15 anni. Ma oggi finalmente l'accordo sulla risoluzione è stato raggiunto. Purtroppo la risoluzione non è stata approvata all'unanimità: 122 paesi favorevoli, 41 astenuti, ma almeno nessuno contrario. Pensate nemmeno l'Italia, anche il nostro paese ha votato a favore. E questi sono i risvolti della politica che non entreranno mai nella testa del cittadino comune, atti incomprensibili, ipocriti e controversi. Si perchè proprio nel nostro paese è appena terminata la raccolta delle firme contro il decreto legge del 25 giugno 2008 n.112 che ha lo scopo di privatizzare la gestione dell'acqua potabile in Italia. Insomma l'Italia da una parte si fa bella votando a favore della risoluzione Onu che sancisce il diritto di ogni essere umano di accedere all'acqua pulita, dall'altra pero' lo stesso paese con le sue iniziative di legge sconfessa la risoluzione stessa consentendo, anzi quasi obbligando, le amministrazioni comunali ad assegnare ai privati la gestione degli impianti idrici e di distribuzione dell'acqua potabile che sgorga dai nostri rubinetti. Insomma uno dei firmatari della risoluzione è uno dei primi paese a disattendere la risoluzione stessa. L'acqua è un bene comune e di tutti, un dono della natura indispensabile per la vita e quindi come tale non è possibile consentire a nessuno di ricavare profitti sulla sua distribuzione ai cittadini. L'acqua deve essere gestita dalle amministrazioni pubbliche che non devono speculare ma bensì garantire a tutti l'accesso a questo bene essenziale. Ma questa maggioranza ormai con la scusa di riordinare i conti pubblici svende tutto quanto il pubblico dovrebbe gestire e curare.

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