mercoledì 25 giugno 2014

Incompetenza e sufficienza su tutti i fronti dal calcio alla politica .....


Ciò che era ampiamente prevedibile è accaduto, le ultime partite della nazionale dopo la qualificazione ai mondiali avevano già scritto il destino dell'avventura mondiale, riportando l'Italia a quel ruolo che le è appartenuto per molti anni: una comprimaria. Il nostro è il calcio migliore del mondo solo a parole e fino a che rimaniamo nei nostri confini, come ne usciamo siamo poco meno che una nullità come dimostra la storia con l'eccezione del 1982 e del 2006, forse fra 24 anni torneremo a contare qualcosa. Non siamo soli se questa può essere una consolazione, ci fanno buona compagnia la Spagna che torna anche lei al proprio ruolo dopo 6 anni di successi, l'Inghilterra che a livello di nazionale è sempre stata penosa ed è vissuta per decenni su una presunta superiorità in base alla quale non partecipava nemmeno ai mondiali. Certo che perdere ci sta ... ma perdere ed essere presi a morsi è veramente umiliante. Naturalmente di umiliante per il paese non c'è solo il calcio ma anche la politica che nonostante gli scandali ed i presunti cambiamenti promessi continua a fregarsene del paese ed anzi mostra tutta la sua inadeguatezza ed incompetenza nel guidare un paese che potrebbe meritarsi molto altro. Non ci si inventa politici o statisti dall'oggi al domani e non basta essere giovani per garantire il cambiamento ed oggi ne abbiamo le prove. Il governo .... anzi più che il governo sarebbe più opportuno dire Matteo Renzi, scrive la riforma delle Pubblica Amministrazione ed un "vecchio" di 88 anni deve correggerla e riscriverla affinchè qualcuno possa capirci qualcosa. Nel frattempo il caos regna sovrano sulla riforma del Senato, un'altro papocchio da quale uscirà uno stato con istituzioni più deboli, più raffazzonate e meno democratiche. La storia dell'immunità dei senatori è veramente grottesca nella quale chi veste i panni più puliti alla fine è Calderoli della Lega e questo la dice lunga sulla levatura dei ministri dell'attuale governo. Le sparate di Renzi al momento dell'incarico di presidente del consiglio sono saltate tutte, siamo a giugno e nemmeno una riforma è stata portata in porto a parte gli 80 euro per i quali però è ancora in bilico la copertura (mancanza certificata anche dalla commissione europea) oltre ad essere mangiati tutti entro la fine dell'anno dai nuovi balzelli comunali. Alla fine comunque tutto si riconduce al popolo che, almeno nella sua maggioranza, si merita quello che ha. Il calcio osannato oltre ogni limite durante il campionato italiano mentre a livello internazionale siamo il niente da tempo se si esclude l'Inter di Murinho dove però giocavano 11 stranieri oltre all'allenatore, la politica che va avanti da anni incapace di gestire una crisi ed uno stato affamato dei soldi dei cittadini che si rifiutano di dare il via ad un reale cambiamento (il 41% al Pd delle europee ne è una triste conferma):

venerdì 20 giugno 2014

La sinistra che sfida le leggi della matematica e della fisica


E' un mistero o una maledizione ciò che avvolge la sinistra italiana che non conosce pace da quasi cento anni durante i quali aggregazioni fantascientifiche ma soprattutto divisioni l'hanno lacerata in maniera ormai irreversibile. Ecco le tappe fondamentali di questa storia senza fine (da il Fatto Quotidiano)

1921: dal PSI nasce il Partito Comunista d'Italia fondato da Antonio Gramsci
1947: dal PSI si forma il PSLI fondato da Saragat
1964: sempre dal PSI si forma il PSIUP
1969: ancora Saragat da vita al PSDI
1969: in seguito ai fatti di Praga dal PCI si stacca un gruppo che da vita al Manifesto
1991: dal PCI/PDS nasce PRC
1995: da PRC nasce il CU, Comunisti Unitari
1998: Cossuta si stacca dal PRC e nasce il PDCI
2006: sempre dal PRC Ferrando da vita al PCL
2007: dai DS Mussi forma SD
2007: scissione di PRC per dare vita a Sinistra Critica
2008: da PRC si stacca Vendola e nasce SEL
2014: scissione di SEL

Un calvario che essenzialmente dimostra quanto l'Italia fondamentalmente non rappresenti un paese di sinistra ma piuttosto un popolo di centro destra e lo confermano sia 20 anni di berlusconismo e che l'attuale successo del PD ottenuto grazie alla presa del potere all'interno del partito di un ex democristiano. Già dalla sua nascita con Veltroni il Pd aveva abbandonato la sinistra radicale, con Renzi ha completato l'opera non solo continuando a lasciare da parte la sinistra ma spostando al centro anche la politica del partito con alleanze e soprattutto con provvedimento di stampo liberista. Dal canto suo la sinistra non ha saputo fare altro che continuare nelle sue suddivisioni scellerate dettate da insuccessi elettorali che si sono susseguiti dalla scomparsa di Berlinguer in poi. Fu proprio Enrico Berlunguer a capire per primo che l'anima del popolo italiano non era un'anima in linea con le ideologie del comunismo e che la spinta dovuta alla vittoria sulla dittatura fascista anche ad opera dei partigiani presto si sarebbe esaurita lasciando campo libero alle forze capitaliste. Il leader del PCI tentò un avvicinamento all'aria centrista rappresentata dalla Democrazia Cristiana con l'intento di portare finalmente al governo la sinistra ed in qualche modo porre delle correzioni alla linea politica che governava il paese. Quel tentativo fu stroncato con il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro fino a che poi con la scomparsa di Berlinguer le scissioni a sinistra ripresero il loro cammino dopo un'interruzione di oltre 20 anni. Dal 1991 in poi è stato un disastro continuo. Mentre le altre che si erano costituite dopo tangentopoli fondavano la loro politica sulla presenza di un leader carismatico che sapesse incantare le folle anche a discapito dei contenuti, a sinistra questa involuzione non si è mai verificata e una delle debolezze è sempre stata la mancanza di un leader con capacità comunicativa al pari dei vari Berlusconi, Bossi e via dicendo. Personaggi privi di contenuti e più attenti all'immagine, alla forma, allo strillare il niente che a proporre veri e propri programmi e progetti di sviluppo della società italiana. I continui insuccessi da parte delle varie formazioni di sinistra hanno così prodotto invece di una aggregazione per tentare di combattere e vincere lo strapotere del centro destra, un continua scissione in decine di rivoli ininfluenti e spesso sconosciuti alla massa. Il Partito Democratico nato contro le più elementari leggi della matematica (ricordate quando alle scuole elementari ci insegnavano che non si possono sommare le pere con le mele) aggregando soggetti di fatto incompatibili, ha trovato oggi il suo leader da contrapporre ad un ormai finito Berlusconi e ad un Grillo vaneggiante che tenta con uno spostamento alla destra estrema di sopravvivere. Allo stesso modo a sinistra si viaggia ormai contro le più elementari legge della fisica dimostrando, che in questa area politica, niente è indivisbile fino ad arrivare alla scissione dello stesso individuo. Tutto questo con il bene placito della maggioranza degli italiani che o si schierano a favore dell'ultimo leader del momento, Matteo Renzi, o rinunciano a schierarsi di fatto contribuendo alla formazione dell'attuale quadro politico.

giovedì 19 giugno 2014

Tutti devono mangiare questa minestra ..... che però è sempre la stessa .. riscaldata


Certo che in fatto di simpatia il presidente del consiglio ne emana da tutti i pori, ne ha talmente tanta che come dice la saggezza popolare .... il troppo stroppia. In queste ore sembra che si sia perfezionato l'accordo con il condannato per la riforma del Senato e lui non esita a lanciare il messaggio che annuncia l'accordo, un messaggio sintetico ... "Ora tutti devono mangiare questa minestra" ... che si meriterebbe come risposta un bel vaffà alla maniera grillina. Ma ormai il popolo sovrano o meglio una parte del popolo sovrano che non è la maggioranza, lo ha investito di un potere che lui, strafottente ed ambizioso senza limite, usa sbeffeggiando chi gli si pone di traverso. E comunque nel nuovo accordo sulla riforma del senato c'è poco di nuovo, briciole per accontentare i desideri del condannato. Si è partito da un senato composto per 1/ da sindaci e 2/3 da consiglieri regionali, ma dopo la vittoria del Pd nelle recenti elezioni amministrative, Forza Italia ha sbattuto i piedi in quanto con questa composizione la seconda camera avrebbe rappresentato una roccaforte del Partito Democratico. Ora il condannato ha strappato un sindaco per regione ed una rappresentanza per 3/4 di consiglieri regionalei, questo è il livello della trattativa, che la dice lunga sulla natura della riforma di una istituzione che comunque avrà compiti importanti. Si ragiona sulla convenienza o meno che i due partiti, Forza Italia e Pd, nella composizione del senato e non certo su criteri oggettivi. Naturalmente il nodo centrale, quello della elettività, non viene nemmeno preso in considerazione e quindi tutto rimane come prima, la minestra è sempre la stessa ed è solo riscaldata. L'accoppiata riforma del senato più legge elettorale consegneranno ai cittadini nuove istituzioni la cui composizione sarà di fatto scelta dai partiti. Se andranno in porto queste due riforme il cittadino potrà eleggere direttamente solo i sindaci ed i consiglieri regionali, poi composizione della camera e composizione del senato saranno decise direttamente dai partiti e peggio ancora, vista la situazione attuale, da padri-padroni dei partiti stessi. Un colpo mortale alla democrazia del nuovo stato italiano nel quale l'elettore conterà sempre meno ma comunque una situazione favorita dall'elettore stesso alla luce dei risultati delle recenti elezioni europee dove quel 40.8% in realtà rappresenta circa il 22% del paese. E con il 22% Renzi farà il bello ed il cattivo tempo per diversi anni.

domenica 15 giugno 2014

Ennesima NON-RIFORMA della Pubblica Amministrazione


La riforma della Pubblica Amminstrazione è uno dei terreni minati nei quali si addentra ogni governo da qualche decenno a questa parte, ma sul quale inevitabilmente ogni governo ha finito per impantanarsi fallendo miseramente nell'operazione. Forse però quella annunciata da Renzi è la riforma più fumosa mai varata, probabilmente persino quella "rivoluzione" fallita di Brunetta era sicuramente più densa di contenuti rispetto a quella del Matteo pensiero. Quindi anche questa riforma entra nel pacchetto degli annunci fatti a febbraio, che prevedevano legge elettorale, lavoro, fisco, pubblica amministrazione e giustizia, e che a giugno dovevano tutti essere approdati a provvedimenti approvati dal parlamento. Annunci che però, a parte i famosi 80 euro che servivano per le elezioni europee, sono rimasti tali sia perchè non ancora definitivamente approvati, ma anche perchè i loro contenuti rappresentano tutt'altro che delle riforme. Quest'ultimo in ordine di tempo che riguarda la pubblica amministrazione rappresenta poi il meno riformatore di tutti. Il provvedimento infatti si limita a sancire la mobilità dei dipendenti pubblici, la licenziabilità dei dirigenti, il taglio dei permessi sindacali. Ma tutto questo inciderà sul funzionamento della Pubblica Amministrazione ? Assolutamente no. Anche perchè la vera riforma della PA sarebbe una ed una sola: semplificazione della legislazione sia in termini di numero di norme sia in termini di semplicità delle norme stesse. Il funzionamento della macchina amministrativa pubblica è regolato dalle norme a livello nazionale, regionale e comunale. Fino a quando queste norme sono in numero esorbitante e soprattutte sono complesse e di diversa interpretazione sarà difficile se non impossibile dare seguito ad una riforma della PA che consenta alla macchina amministrativa di funzionare in maniera efficiente e rapida. La burocrazia nasce proprio per opera del legislatore e non per autoriproduzione, quindi un politico che intende cambiare la pubblica amministrazione diminuendo la burocrazia non dovrebbe far altro che prima di ogni altra cosa riformare se stesso. Non è certo spostando qualche dipendente pubblico di qualche decina di chilometri, o tagliando le garanzie sindacali oppure minacciando i dirigenti pubblici che si ottiene una macchina più efficiente: il motore della macchina rimane sempre lo stesso e se non si cambia il motore non cambierà niente. Ecco allora che l'ennesimo annuncio di Renzi e l'ennesima bozza di riforma si rivela in realtà l'ennesima NON riforma che anche se fosse poi portata a termine non inciderà minimamente sul funzionamento dello stato e delle istituzioni sia a livello centrale che locale. Almeno Brunetta aveva cercato di modificare in qualche modo le procedure, ma rimanendo inalterate le leggi e le normative anche quel progetto è miseramente fallito, come del resto sono falliti tutti i precedenti.

venerdì 13 giugno 2014

Quel nuovo ... autoritarismo .... che sa già di vecchio


Sono trascorsi solo 15 mesi da quelle elezioni politiche che avrebbero dovuto sancire l'affermazione del nuovo che avanza nel panorama politico italiano, dopo 15 mesi però il paese si ritrova a fare i conti con due partiti guidati da leader autoritari ed antidemocratici. Accantonato per il momento il condannato, ma ancora presente sulla scena politica, grazie soprattutto al Partito Democratico, e quindi non ancora finito definitvamente, il palcoscenico è stato occupato da un comico travestito da politico e da un mega ambizioso travestito da leader e da statista. I due ultimamente sono accumunati da una comune allergia per le critiche e per le contestazioni. Ed entrambi seguono la stessa linea per combattere le contrapposizioni all'interno del proprio partito: Grillo espelle direttamente i contestatori dal Movimento, Renzi li epura dagli organi istituzionali all'interno dei quali portano avanti la loro linea divergente da quella del Partito. Non si sa quale della due linee sia la più grave e la più antidemocratica. Forse alla fine l'atteggiamento di Grillo è più coerente di quello di Renzi, ma alla fine il risultato è lo stesso: o sei allineato con il partito o sei allontanato. Una situazione resa ancora più grave dall struttura che hanno i partiti in questo terzo millennio, non più organizzazioni con organi che democratici all'interno dei quali si sviluppa un dibattito e si mette a punto una strategia politica comune, quanto piuttosto movimenti dove la linea politica è scelta in maniera autonoma e senza possibilità di discussione dal leader stesso. Questo accade nel Movimento 5 stelle e nel Partito democratico nonostante entrambi i movimenti poi mettono in scena consultazioni on line o riunioni di direzioni che hanno solo una parvenza di democrazia partecipativa. Per il M5S in quanto l'oggetto della consultazione è scelta direttamente dal du Grillo-Casaleggio (come è avvenuto ieri per decidere le allenza in europa), per il partito democratico perchè nella direzione si discute in maniera piuttosto frettolosa l'unica linea portata avanti dal segretario. Insomma un autoritarismo democratico. Ecco allora che il Movimento che avrebbe dovuto avviare il cambiamento nel paese tradisce addirittura i propri programmi alleandosi in europa con una formazione razzista, xenofoba e per di più favorevole al nucleare, mentre il PD impone riforme costituzionali adattandosi ai voleri di un pregiudicato piuttosto che adeguarle a quanto richiesto da frange del partito stesso. Bei tempi quando la facevano da padrona le ideologie.

giovedì 12 giugno 2014

La democrazia della purga


"Questa riforma sa da fare ...." e per farla si ricorre a qualsiasi mezzo anche alla epurazione dei dissidenti. Il nuovo corso del renzismo e del partito democratico è quello della purga di antica memoria. Ubriacato dal 41% delle elezioni europee, risultato inficiato dalla percentuale elevata dell'astensione, il segretario-presidente del consiglio Matto Renzi si sente investito di un potere assoluto che lo autorizza ad eliminare (politicamente) chi è contro di lui. Una eliminazione che arriva fino al parlamento. La riforma del senato giace in commissione affari istituzionali del senato dove si dibatte sullo scoglio senato elettivo si o no ? Bene si allontanano i dissidenti facenti parte della maggioranza di governo: prima Mario Mauro, poi Vannino Chiti che ha presentato un progetto di legge diverso ed infine Corradino Mineo. Ora la commissione può lavorare tranquillamente. Questo è il nuovo corso del Partito Democratico, un nuovo che si affianza al nuovo del Movimento 5 Stelle dove le epurazioni sono state all'ordine del giorno nei primi mesi di legislatura. Renzi intende far passare chi contrasta la sua anzi le sue riforme come personaggi conservatori che non vogliono modernizzare il paese, in realtà il discorso è più complesso e articolato ed l'opposizione non è verso le riforme in quanto tali ma proprio verso le riforme congeniate dal'ex sindaco di Firenze. Il nuovo senato (non abolizione attenzione), le nuove province (non abolizione nemmeno in questo caso) insieme ad una nuova legge elettorale dove ancora una volta è assente il voto di preferenza, è presente un premio di maggioranza abnorme, questo trittico consegna un nuovo stato dove la democrazia scende a livelli insostenibili. Di fatto si mantengono in vita due istituzioni, Senato e Province, con compiti fondamentali per la vita democratica del paese e dei cittadini che però non sono elette dagli stessi cittadini. Sia Senato che Provinche saranno composti da personaggi nominati di fatto dalle segeterie dei partiti (così come i deputati della Camera) che svolgeranno le funzioni previste da queste due istituzioni come un secondo lavoro. Di fatto i dissidenti verso questa riforma puntavano sul rendere almeno il nuovo senato elettivo, ma Renzi non vuole ed il paese deve sottostare al volere di questo giovanotto rampante divorato da un'ambizione smisurata. Che fare allora ? Beh ricorrere a metodi antichi ... eliminare dove è possibile chi fa resistenza. Per ora gli oppositori sono eliminati dalla commissione affari istituzionali ma se fosse necessario si potrebbe anche andare avanti eliminadoli magari dal partito considerando che dal parlamento non è possibile. Siamo appena all'inizio ne vedremo ancora delle belle ..... ma il 41% autorizza anche a questo.

lunedì 9 giugno 2014

L'ennesimo harakiri della sinistra italiana


Ad ogni tornata elettorale ormai la sinistra italiana deve fare i conti con la sua fine da tempo annunciata, e dopo ogni risultato elettorale in qualche modo la fossa dentro la quale sta scivolando si fa sempre più profonda. Lo scavo di quella fossa è iniziato con la nascita del Partito Democratico, quando i dirigenti del più grande partito europeo di sinistra scelsero di abbandonare quella ideologia dando vita ad un carrozzone su quale salirono i personaggi politici più disparati che con la sinistra avevano poco a che fare. Successivamente Veltroni decise di spingere nella fossa appena preparata quella parte della sinistra che non salì sul carrozzone, e contemporaneamente inviò al massacro il Partito Democratico che perse miseramente le elezioni del 2008 a favore del centro destra di Lega e Pdl fortemente coeso. Da quel momento in poi fu un calvario continuo costellatto di divisioni, scissioni, liti interne che hanno dato vita a una frammentazione continua la cui consequenza è stata la sparizione totale dal parlamento e dalle istituzioni (se si esclude Sel di Vendola che ha tentato di agganciarsi al Pd per non scomparire definitivamente). Le ultime elezioni europee non sono altro che l'ennesimo colpo alla credibilità di ciò che ancora resta della sinistra italiana. Incapace di dare vita ad un cartello unitario proprio, le varie formazioni della sinistra si sono appoggiate alla lista del greco Tsipras presentando agli elettori personaggi della società civile a partire dalla capolista del centro e del sud, Barbara Spinelli. E fin qui niente di particolarmente scandaloso. L'avventura però inizia male in quanto la Spinelli dichiara subito che, qualora eletta, non andrà al parlamento europeo come nella peggiore tradizione dei politici italiani. Da sempre alle elezioni europee i partiti italiani presentano dei capolista che sono solo degli specchietti delle allolodole per catturare voti ma poi loro, i capolista, non vanno al parlamento europeo. Ma l'aspetto più deprimente sta nel fatto che poi gli elettori sprecano il loro voto di preferenza per questi personaggi e questo la dice lunga sull'utilizzo di uno strumento democratico come la preferenza da parte degli italiani. Quindi la Spinelli parte subito con il piede sbagliato allineandosi alla peggiore tradizione dei politici italianai. La Lista Tsipras in Italia supera poi la soglia del 4% e manda nel parlamento europeo tre rappresentanti. Barbara Spinelli ottiene un numero considerevole di preferenze sia al centro che al sud e risulterebbe eletta e quindi iniziano le pressioni su di lei perché "rinneghi" la decisione di rifiutare l'elezione. Ed eccoci al ribaltone che finisce per screditare definitivamente la credibilità della Spinelli che torna indietro e decide di andare a Bruxelles. Ennesima brutta figura della sinistra che scatena le polemiche soprattutto alimentate da Sel che vede in questo modo estromesso il proprio rappresentante dal parlamento europeo. In meno di due settimane siamo di nuovo alle liti all'interno della sinistra che, dopo aver dato vita ad un cartello che sembrava rappresentare un nuovo punto di partenza, non fa altro che dare origine a nuovi dissapori e probabilmente alla fine anticipata di quel progetto. Il tutto naturalmente a discapito di quella pattuglia di elettori che o avevano creduto nel progetto o lo avevano appoggiato semplicemente come il meno peggio del panorama politico italiano. Ormai la fossa sta per essere definitivamente coperta e dimenticata.

mercoledì 4 giugno 2014

Altro che riforma del senato, 80 euro ed altre bischerate simili .... i problemi reali sono altri.

Passata la sborna delle elezioni europee, l'Italia si risveglia con i problemi reali nei quali arranca e per i quali sembra che nemmeno Renzi abbia alcuna ricetta immediata o a breve termine. Chiusa per il 2014 la pratica degli 80 euro, il governo ora si butta sulla riforma del Senato e si accanisce sulla Rao ma .... sono davvero queste le priorità del paese ? Dalle notizie di questi ultimi due giorni non sembra proprio: il governo è stato rimandato a settembre dall'europa (anche per i vertici europei tante chiacchere da parte di Renzi ma i fatti concreti sono ancora da vedere), l'Istat ha suonato l'ennesima campana a morto per la disoccupazione che continua inesorabilmente ad aumentare, gli scandali e la corruzione dilagano ed investono ormai ogni opera pubblica che si tenti di realizzare. Più cha la riforma del Senato sarebbe bene che il governo pensasse seriamente a come riportare il lavoro in Italia e soprattutto a come combattere la corruzione che ormai ha assunto aspetti tragici. Mentre per il lavoro è sicuramente più complicato uscire da una crisi che ha investito l'europa intera e naturalmente in paesi deboli come il nostro ha avuto consequenza poù catastrofiche che il altri paesi, per la corruzione sarebbe tutto molto più semplice ed invece nemmeno in questo settore si fa abbastanza .... anzi si fa quasi niente. Non sarebbero necessarie nè leggi, nè decreti, nè leggi speciali, nè provvedimenti, ad una situazione di reale emergenza come quella attuale sarebbe sufficiente tenere lontano dalla politica chiunque sia in qualche modo invischiato in inchieste, provvedimenti o solamente sospettato di essere coinvolto in attività illegali. Va bene il garantismo, va bene la presunzione di innocenza, ma oggi questa garanzie sono insufficienti ed ad una situazione di emergenza come quella attuale si dovrebbe rispondere con comportamenti di emergenza. Invece lo stesso Renzi ha inserito nel proprio governo dei sottosegretari che in qualche modo sono alle prese con la giustizia sebbene non ancora condannati in via definitiva. La corruzione ormai è trasversale e non è più una peculiarità di uno schieramento politico piuttosto che un altro, dove c'è denaro che circola, pubblico o privato che sia, il politico di turno ci si butta a capofitto senza nessun ritegno e senza nessuna moralità. E' difficile poi rispetto a scandali come quelli dell'Expo di Milano o del Mose di Venezia, differenziare e non cadere nello slogan "i politici sono tutti uguali" e se non si ricorre ai ripari, ammesso che sia ancora possibile, la politica è destinata alla sconfitta e lasciare il passo al populismo. Se non si sconfigge la corruzione e se non si prendono provvedimenti per ridare fiato al lavoro, qualsiasi riforma si metta in campo sarà destinata a rimanere fine a se stessa senza alcuna incidenza sui problemi reali del paese. Questa è la vera emergenza dell'Italia.

martedì 3 giugno 2014

Malox o Ecstasy ? questo è il dilemma


Il sospetto è che Grillo dopo i risultati elettorali del 25 maggio invece di una pasticca di Malox abbia ingurgitato una pasticca di ecstasy ad effetto ritardato. Tutti i commentatori politici, ai quali si era aggiunto anche qualche parlamentare grillino, avevano messo in evidenza come per la prima volta un leader politico commentasse i risultati elettorali ammettendo la sconfitta senza tanti giri di parole. Quela leader era naturalmente Beppe Grillo che con la sua ironia, per la prima volta dopo tanti mesi, commentava bonoriamente la sconfitta del M5S. Sono stati sufficienti pochi giorni affinchè il comico tornasse al suo clichè. Si perchè quel commento sereno e obiettivo non fruttava visite al blog ed allora, sotto il comando di Casaleggio, ha pensato di ritornare sulla rotta abbandonata per pochi giorni. Prima si è scagliato con i pensionati, responsabili di non votarlo e quindi di non volere il cambiamento del paese (quale cambiamento poi una volta per tutte lo dovrebbe spiegare considerato che è lui il primo ad averlo rifiutato questo cambiamento), poi è arrivato il colpo di teatro finale quando forse il presunto Malox ha raggiunto gli effetti desiderati: il risultato elettorale, sconfitta del M5S e vittoria del Pd, sono semplicemente il frutto di brogli elettorali. Naturalmnte nessuna prova a supporto di questa suggestiva teoria, una teoria che era già stata adottata da qualcun altro nel 2006, il condannato quando fu sconfitto per poche migliaia di voti da Prodi. In quel caso però di trattava appunto di pochi voti e quindi l'ipotesi del broglio era più facilmente percorrebile rispetto al 25 maggio scorso. Nelle ultime elezioni i grillini sono stati doppiati dal Pd, ma forse i rappresentanti di lista del Partito Democratico sono stati così bravi dopo l'esperienza del 2006 da ridurre di circa 3.000.000 di voti i consensi al movimento e aumentare quelli del proprio partito fino ad arrivare ad una percentuale del 41%. Non c'è che dire sono stati proprio bravi, e nessuno se ne è reso conto nei vari seggi. Ma questo è il bello di affgidare la comunicazione ad un blog: sul blog si può scrivere di tutto e di più senza dover rendere conto ad alcuno se non a se stessi. Ecco forse ora con questa ipotesi fantasiosi riportata naturalmente da tutti i media, giornali e televisioni, le visite riprenderanno ad aumentare sul fantomatico blog di Beppe Grillo e con le visite gli introiti che avevano subito una piccola flessione. Certo seguendo la tesi del comico genovese si potrebbe dire che questi brogli si potrebbero essere verificati anche nel 2013 quando il Movimento, dato a circa il 15-17% da tutti i sondaggi prima del voto, raggiunse come per incanto il 25% .... se la teoria dei brogli vale per l'elezioni europee del 2014 potrebbe essere valida anche per le politiche del 2013. Forse sarebbe meglio lasciar stare il Malox e bere un bel bicchiere d'acqua.

domenica 1 giugno 2014

Viaggio dagli 80 euro al 40% passando per ipocrisia e incoerenza


Il mantra di Renzi e di tutti i/le renzini/e è stato per due mesi gli 80 euro, un mantra sostituito dopo le elezioni di domenica 25 maggio a quello del partito che per la prima volta nella storia della sinistra raggiunge il 40%. Si passa da una mistificazione all'altra. Gli 80 euro sono un fake annullato o quasi dalle mancate detrazioni per il coniuge a carico, dalla Tasi questa sconosciuta che ancora nella maggior parte dei comuni italiani rischia di risultare in un salasso, nell'incertezza che questo provvedimento sia strutturale e quindi ci si possa contare anche nel prossimo anno. Ma anche la storia del 40% si colloca più o meno nella stessa categoria degli 80 euro soprattutto quando il segretario del Pd si sbilancia con confronti del passato. Alle elezioni europee hanno votato circa il 53% degli elettori per cui se si intende confrontare quel risultato con quelli degli anni in cui a votare andava il 90% dell'elettorato, si deve quanto meno effettuare una correzione proprio sulla base dell'astensionismo. Prendere il risultato delle elezioni europee in valore assoluto senza tenere conto dell'astensione è una mistifcazione, che naturalmente fa comodo a tutti e soprattutto fa comodo a chi ha ottenuto la maggioranza del consenso. Il bello è che nessuno mette in evidenza questo dato mentre tutti sono intenti a leccarsi le ferite cercando soluzioni più o meno ipocrite o ridicole. In tutto il centro destra c'è una corsa dietro al vincitore morale di quell'area, Matteo Salvini della Lega. Una corsa alla quale sta partecipando anche il buon Angelino Alfano, abbandonando le sue aspirazioni europeiste della campagna elettorale, pensando alle prossime elezioni politiche per le quali già si inizia a lavorare per ricreare quell'alleanza che ha fallito per venti anni. Un'operazione che avrà qualche difficoltà forse ad andare in porto considerato che in Forza Italia verrà a mancare il condannato già obiettivo di giovani rampanti come Fitto e compagnia. Intanto anche il M5S ha le sue grane con il comico che, abbandonata la sua presunta coerenza (alla quale credono ciecamente solo i grillini), creca di allearsi con un fascista, razzista, xenofobo inglese mettendo a nudo finalmente le proprie reali aspirazioni (anche queste sconosciute solo ai grillini). La favola raccontata fra i simpatizzanti del movimento era quella che Grillo non aveva accettato di formare un governo con Bersani per coerenza, perchè aveva sempre detto che il Movimento non si sarebbe alleato con alcun partito, ed ora questa coerenza dove è finita ? Non solo intende allearsi con qualcuno ma ha scelto un partito che dovrebbe essere opposto ai programmi dei 5 stelle perfino in materia ambientalista. Ma ormai il muro del movimento si sta sfaldando e la perdita di quasi tre milioni di voti ne è la conferma, troppe promesse non mantenute in nome di una coerenza che si è visto è solo una copertura di convenienza. E la sinistra ? Non è che sia messa molto meglio. Per ottenere un risultato ha dovuto stringersi intorno alla lista del greco Tsipras in maniera di arrivare almeno a quel 4% che ha consentito di mandare tre parlamentari in europa, ma il quadro continua ad essere deprimente. Senza un leader che possa definirsi tale, stretta da una parte dal trio condannato, Renzi, comico e dall'altro lato dalle diatribe interne, difficilmente riuscirà ad assumere un ruolo di qualche rilevanza soprattutto dopo che il Pd con Renzi è diventato definitivamente un partito di centro.